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Clamoroso!

Dalla mezzanotte di ieri su Facebook gira questo titolo, questa immagine e questa notizia:

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Ovviamente si tratta di link e di siti della galassia di pseudo-informazione targata Casaleggio/5stelle.

Ora, a parte la notizia in sé (gravissima, sia chiaro) relativa all’arresto di un consigliere comunale del Pd di Siracusa per traffico di droga, con un imprevedibile slancio di generosità vorrei porre su alcuni aspetti della stessa l’attenzione di quei “megafoni” che livorosamente da ieri la rilanciano sulle loro bacheche:

  1. la notizia è del 29 aprile, non di ieri.
  2. L’immagine usata per attirare link è truffaldina, come si confà al sistema di comunicazione social pentastellato. Spiegone per i meno “attenti”: i poliziotti che sembrano uscire dalla sede del Partito Democratico sono in realtà quelli che ne sorvegliano l’accesso in occasione di particolari manifestazioni e/o incontri. Come avviene, peraltro, per tutte le sedi di partito. E meno male, dico io, visto l’odio generalizzato che “qualcuno” sta fomentando.
  3. Capisco l’ossessione per il Pd e, per carità, il sacrosanto sdegno per l’episodio in questione, ma con la politica questa notizia non ha nulla a che vedere. D’altronde, pensateci un attimo, sarebbe come se un link M5S trema! – Clamoroso! – Amministrazioni di Roma e Torino nel panico! portasse alle notizie della condanna di Grillo per omicidio colposo, dei suoi guai per abuso edilizio, o delle ripetute condanne per diffamazione.
  4. Non attaccate con la solfa del “i TG non ce lo dicono!!” perché la cosa ha avuto il risalto che meritava. Ad esempio: ANSA, LA REPUBBLICA, IL FATTO QUOTIDIANO, SECOLO D’ITALIA, IL GIORNALE, TG… Certo, i Telegiornali bisognerebbe guardarli. I quotidiani bisognerebbe leggerli. Mi rendo conto che Tze-Tze sia molto più comodo.

Quindi, o tu che da ieri indignato, schifato e incazzato, rilanci sulla tua pagina Facebook questo link sappi che stai rilanciando una notizia vecchia, di cui s’è già discusso e che non c’entra niente con la politica. E che, soprattutto, viene ciclicamente riproposta con l’unico scopo di far guadagnare soldi al “padrone del vapore” attraverso i click.

Insomma, amico mio, non è che stai proprio facendo la figura del genio.

Un’ultima cosa: PIDDIOTA – ONESTA’-ONESTA’ – CONDIVIDETE TUTTI – GOVERNO NEL PANICO. Me lo scrivo da solo, ma lo faccio per te. Voglio stimolarti a trovare altri argomenti ed altre parole. L’italiano è una lingua affascinante, offre infinite possibilità lessicali. Prova, ne rimarrai stupito!

La piazza.

Ieri ho seguito la chiusura della campagna elettorale della candidata del M5s a sindaco di Roma.

A scanso di equivoci (non dovrebbe esserci bisogno, ma meglio chiarire visti i tempi) non la sostengo, non ne condivido i contenuti (sparuti e confusi, peraltro), non ne stimo i modi, non ne apprezzo la sottomissione a contratti e penali.

Mi interessava osservare la “piazza” (diecimila, ventimila, o millemilionidimila che fossero). Non mi riferisco ai Meetup, alle reti cittadine, ai volontari del Movimento. Avversari politici di cui non condivido i contenuti, spesso non capisco i modi, non apprezzo la sottomissione ad un proprietario per metà entità web e per metà icona soprannaturale, ma a cui riconosco dedizione ed impegno. Mi riferisco a quella mescolanza di anti-tutto a cui il sistema costruito da Grillo e Casaleggio si rivolge e che, quotidianamente, accudisce e pasce. Anti-casta, anti-politica, anti-pd, anti-renzi. Adesso anche anti-benigni e anti-riforme. E quindi (anzi, di conseguenza) anti-migranti, anti-negri, anti-froci, anti-zingari. A cui non viene fatto mancare un link quotidiano su Renzi asfaltato e sulla Boschi distrutta da condividere tutti!!!, da alternare alla disinformazione xenofoba dei siti di bufale. Affinché il rancoroso malessere di chi non è in grado, o non vuole distinguere ReBubblica da “la Repubblica”, il CoRiere dal “Corriere della Sera”, il Massaggio da “Il Messaggero” e il Fattone dal “Fatto quotidiano” diventi, in un click, moneta sonante per i paladini della loro (presunta) libertà.

Era a loro che si rivolgevano ieri le sentenze del “Dibba”, le roche grida della Taverna, l’incomprensibile soliloquio di Fo, gli occhi sgranati della Raggi. Interessati ad ingrassare le fila di quel coro di “contro” più che a far luce sull’impegno di altri. Perché facendo la voce più grossa, urlando più forte, anche una dittatura può essere spacciata per libertà.

Roma-Torino 3-2. Tre minuti.

L’ho scoperto, finalmente.

Quello che ho temuto ci fosse negato da un ineluttabile destino.

Quello che troppe volte c’è sfumato davanti agli occhi, in un attimo.

Quello che ciclicamente proviamo a ricercare lontano, nell’inossidabile “proyecto” tinto di blaugrana o nell’operoso e “testaccino” Leicester. Aggrappati alle sfumature malinconiche del nostro passato, per sentirci parte – anche piccola – di una felicità “altra”.

Quello che in molti c’hanno descritto, sorridenti e irridenti, prima di indicarci i provinciali confini del nostro limitato orizzonte. Quello che hanno provato a spiegarci, saccenti e presuntuosi, puntando il dito contro i nostri sentimenti da Raccordo Anulare.

Ieri però l’ho scoperto, finalmente, com’è ‘na gioia. In tre minuti.

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E questa è la differenza che c’è tra noi, e tutti gli altri.

I miei “Oscar d’inchiostro” 2015!

Inevitabilmente, quando devo spostare la pila di libri letti (nel tentativo, sempre più vano, di cercare di fare spazio a quelli da leggere), finisco sempre per fare questo giochino: una classifica, una personalissima “Notte degli Oscar d’inchiostro”. Ecco, allora, i “vincitori” il 2015!

The winners are..

La Scoperta del 2015 è stata, senza dubbio, “La vita in generale”, di Tito Faraci (Feltrinelli). A metà tra la fiaba e il fumetto, una storia sulla fiducia e sul senso di comunità. Consigliato, consigliatissimo.

Il Miglior Personaggio incontrato è Olav, il killer dislessico protagonista di “Sangue e Neve” di Jo Nesbø (Einaudi). Poteva nascere solo dalla penna di un fuoriclasse.

Come Miglior Libro scelgo “Sottomissione”, di Houellebecq (Bompiani). E non c’entrano niente gli attentati del 13 Novembre o la strage di Charlie Hebdo, perché quello che per molta critica è un libro sulla prevaricazione dell’Islam nei confronti dell’occidente, per me è un grande libro sull’opportunismo e sulla debolezza etica degli uomini. Sull’innata capacità di lasciarsi sottomettere da chi (o da cosa) ci vuole sottomettere.

Menzione speciale per “Napoli Ferrovia” (Feltrinelli), di Ermanno Rea. Per la voglia che mi ha fatto venire di tornare, al più presto, a passeggiare a Napoli.

P.s. Se qualche lettore fa lo stesso gioco, si apra il confronto! 😉

In viaggio, Gerusalemme e Palestina #1.

Le mura parlano e raccontano storie. E’ probabilmente la considerazione più banale (perlomeno tra le più banali) che storici o archeologi possano fare. In alcuni casi, poi, non raccontano solo storie, ma raccontano la Storia. E’ così per quelle imponenti che cingono la città vecchia di Gerusalemme, e per i segni lasciati dalla guerra di indipendenza sulla Porta di Sion. Per le pietre dell’antica Gerico nel Tell es-Sultan e per quelle dell’inespugnabile fortezza di Masada. Parlano di Dio i blocchi di pietra bianca del muro del pianto, i marmi della moschea El-Aqsa, le maioliche della Cupola della Roccia e il travertino di Betlemme della Basilica della Natività. Parlano di una strage i resti romani del Palazzo di Erode. Per raccontare un viaggio a Gerusalemme e in Palestina non si può non lasciare la parola alle mura.

Per raccontare il mio viaggio a Gerusalemme e in Palestina, quindi, non posso non cominciare da un muro.

Betlemme, Bansky

Da questo mostro di cemento armato, filo spinato e militari. Alto fino a nove metri (nove metri, 2 volte il muro di berlino) con terminal e porte di sicurezza (i “check-point” spacciati per “controlli di sicurezza” ma utilizzati come una vera e propria frontiera) che immettono nella città da tutti i punti cardinali.

Un muro che accerchia Betlemme e la divide da Gerusalemme. Che divide, quindi, i luoghi che il cristianesimo venera come quelli della natività di Gesù da quelli della morte e della resurrezione. Che divide “chirurgicamente” due città così indissolubilmente legate da essere – per credenti, atei, religiosi o laici – una l’imprescindibile appendice dell’altra.

Betlemme, il muro.

Un muro che nel troppo superficiale immaginario comune separa gli israeliani dai palestinesi. Ma che, in realtà, separa quartieri e città. Palestinesi da palestinesi. Che smembra famiglie, divise – in tantissimi casi – dal colore della Hawiya, la carta d’identità. Verde quella di chi risiede nei Territori occupati; Blu quella di chi risiede a Gerusalemme e che, pur non avendo passaporto, può frequentare scuole, ospedali, servizi sociali. Marcare differenze nelle differenze, un metodo vecchio come il mondo. Divide et Impera, d’altronde.

Un muro, le cui porte dettano i ritmi delle giornate. Come le preghiere. Che nel migliore dei casi, fin dall’alba costringe a file di ore per i controlli di sicurezza chi, permesso di lavoro e documento alla mano, da Betlemme si deve spostare a Gerusalemme. Oppure, in caso di chiusura – decisa in modo assolutamente unilaterale – a mettersi in cammino per ricominciare da capo e mettersi in fila in un altro varco, in un altro check point.

Rientro in Palestina

Allora, per raccontare un viaggio a Gerusalemme e in Palestina, non posso non cominciare dalla guida Khalid. Che ci porta in giro nei dintorni di Betlemme e ci chiede se è bello dormire a Gerusalemme (distanza 8 – otto!! – chilometri). Lo chiede a noi. Perché a lui, palestinese cristiano, non è permesso. A Gerusalemme ci può andare solo a Natale o a Pasqua. E deve tornare la sera. Sempre che le porte del muro siano aperte. Sennò, cristiano o no, “sticazzi” del tuo pellegrinaggio.

Per raccontare un viaggio a Gerusalemme e in Palestina, non posso non cominciare da Sofia che, il muro, vuol farcelo vedere per bene. Dall’alto. E quando si accorge che a mia moglie è venuta la pelle d’oca (perchè le donne sono più sensibili, io avevo il voltastomaco) le dice “pensa che questa è la mia vita”.

Per raccontare un viaggio a Gerusalemme e in Palestina non posso non cominciare dalle opere di Bansky. Che non abbelliscono. Perché niente può abbellire una sfregio così grande. Ma di certo rendono chiaro, evidente, come questo muro sia uno strumento d’attacco. Non di difesa.

Betlemme, Bansky (Instagram)

Che poi, che per raccontare un viaggio a Gerusalemme e in Palestina si dovesse cominciare da un muro, non era neanche difficile immaginarlo. Basta andare nella basilica di Santa Maria in Trastevere e guardare il mosaico dell’abside. “Hierusalem”, si legge, accanto alla rappresentazione di una città cinta da torri e da mura. Appunto.

Da una porta in queste mura escono sei agnelli. E dall’altra parte del mosaico, da Betlemme – appunto – ne escono altri sei. Tutti si spostano  simmetricamente e contemporaneamente verso il centro, verso l’Agnus Dei. Sempre che i check-point siano aperti.

gerusalemme (1)

betlemme (1)

mosaico absidale

Gerusalemme e Palestina, Luglio 2015.