
L’Ajax di Cruyff. Il Milan di Sacchi. Il tiki-taka di Guardiola.
Il Verona di Bagnoli, il Leicester di Sir Claudio Ranieri o la Nazionale del 2006. La classe di Maradona, Cristiano Ronaldo, Messi, Zidane. Francesco Totti. La grinta di Roy Keane. La “vena” di De Rossi. Il triplete dell’Inter. Il goal di Turone o il fallo di Iuliano su Ronaldo.
La maglia a righe orizzontali bianche e verdi del Celtic, l’arancione dell’Olanda, CCCP sul petto dei calciatori dell’Unione Sovietica di Lobanowski. La Jugoslavia che non abbiamo mai potuto vedere. Wembley, San Mamés, la Bombonera.
Pensiamo al calcio, non al tifo. Alla squadra che più ci ha emozionato, all’episodio che ci ha fatto infuriare, al personaggio che ci ha affascinato, ai colori delle maglie che abbiamo sognato. Ecco, in questo libro non ne troveremo traccia.
Ma se per il tempo necessario a leggere le storie raccontate da Marco Muscarà, Daniele Carboni e Giovanni Romano pensiamo al calcio in modo assoluto, puro, allora in “Testardi senza gloria” (ed. Efesto, 2019) troveremo tutto ciò che questo sport sarebbe in grado di suscitare se il tifo, molto spesso – troppo spesso – non finisse per soffocarlo, nasconderlo. Fino a farcene dimenticare.
Lo stile degli autori, che non rinunciano al rigore della cronaca, è caldo e coinvolgente. Più vicino all’ammaliante affabulare delle radiocronache, alle voci di Carosio, Martellini e Ciotti (non è un caso, tutti e tre sono speaker a Radio Sonica, Radio Centro Suono Sport e Radio Rock) che ai concitati ritmi delle televisioni, alle chiacchiere superficiali dei post partita, all’ossessiva riproposizione degli highlights. Il risultato è un libro di racconti di coraggio, passione, appartenenza e condivisione. Di vittorie e di sconfitte. Di libertà e di giustizia, sempre con un pallone tra i piedi.