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Faber Nostrum. Ma perché?

Faber Nostrum, Sony, 2019.

Approfittando del tempo a disposizione durante un viaggio in Intercity, ho ascoltato l’album “Faber Nostrum”.
Gazzelle, Ex-Otago, Willie Peyote, Canova, Cimini & Lo Stato Sociale, I Ministri, Colapesce, The Leading Guy, Motta, La Municipàl, Fadi, Zen Circus, Pinguini Tattici Nucleari, Artù, Vasco Brondi reinterpretano 15 brani di Fabrizio De Andrè.
Dio mio, ma perchè?
Chiariamo. Io non sono uno contrario alle cover. E non penso che De Andrè sia intoccabile e immutabile. Anzi, uno dei miei dischi preferiti è “Non al denaro non all’amore né al cielo” nella versione di Morgan.
È che sono contrario alle cover brutte. Come quelle superficiali e prevedibili di Gazzelle, Ex-Otago, Willie Peyote, Cimini & Lo Stato Sociale, I Ministri, Colapesce, The Leading Guy, Motta, La Municipàl, Fadi, Zen Circus, Pinguini Tattici Nucleari, Artù.
Accettabile “Il suonatore Jones”. In cui, però, i Canova reinterpretano Morgan che reinterpreta De Andrè. Forse addirittura bella “Smisurata Preghiera” di Vasco Brondi.
Due. Su quindici.
Quindi ripeto, dio mio, ma perchè?

Lui, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio.

“Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio”. Dal titolo potrebbe sembrare solo la biografia (sopra le righe) del giudice (sopra le righe) di X-Factor, un’operazione commerciale ben orchestrata. Il libro, invece, è interessante e coinvolgente.

Marco Castoldi, Il libro di Morgan, Einaudi.
Marco Castoldi, Il libro di Morgan, Einaudi.

Nonostante la prosa sia – a tratti – eccessivamente verbosa (ma d’altronde se impiega venti minuti a presentare una canzone in un talent..), è una lettura agile. Risulta, alla fine, il tomentato pamphlet di un uomo di cultura dalla sensibilità fuori dal comune. Di un artista. E come molte espressioni artistiche è, allo stesso tempo, un libro confuso e lineare. E mai banale. Né nelle riflessioni filosofiche (da intendersi proprio come dei veri e propri abstract di storia della filosofia), né negli spunti di critica e autocritica, né nei passaggi più pungenti e ironici.

E’ una lettura utile a confermare che le apparenze ingannano.Un libro pieno zeppo di De Andrè. Di Battiato. Di Pavese. Di Beatles e di Wagner. Fatto di musica classica, e ricoperto di Duran Duran, come l’autore. Che ha sicuramente scritto per se stesso. Ma anche per me.

La frustrazione. La frustrazione che provi quando hai un’idea e non hai le parole. La frustrazione di quando hai una parola nella testa e non sai come dirla. Sei a Mosca e non sai il russo. Quello è uno spaesamento che è impossibile da raccontare e mi fa paura.

La tv e la vergogna. Faccio la puntata, poi mi chiudo in casa per tre giorni e spengo il telefono. Dormo, soprattutto. Nel resto del tempo leggo o suono. Non mi rivedo mai. Al quarto giorno c’è sempre qualcuno che mi chiede dov’ero scomparso. “Mi sono vergognato” rispondo. Ed è la verità.

La Lega. Come al solito, il problema è che la Lega Lombarda, proprio perché soffre della propria totale assenza di riferimenti culturali, ogni volta che c’è qualcuno che apre bocca nella propria lingua tradizionale, se ne appropria. Siamo di fronte a gente gnucca come il marmo, che vive nel bosco. L’hanno fatto con la mitologia celtica, trasformandola senza capirla in una specie di gioco di ruolo, volete che non lo facciano con un cantante di cui riescono a comprendere almeno i testi [Davide Van De Sfroos ndr]? Infatti chi ha mai pensato di proporre un film di Kieslowsky a Calderoli? A Calderoli al massimo gli propongo Shining perché è uguale a Jack Nicholson quando va fuori di testa. “Wendyyy..” te lo vedi proprio Calderoli? E’ uguale.

L’Italia. Wagner trova un accordo che colloca nella prima fase del Tristano e Isotta, che in seguito sarà definito Tristan chord. Misterioso, complesso, dirompente. Inesistente prima. Ancora oggi indecifrato. Inventa il Novecento. Mentre Wagner è in Germania, cosa sta succedendo in Italia? C’è Giuseppe Verdi. Noi abbiamo sempre il nostro Gianni Morandi di turno. Wagner che pensa di andare al di là del mondo tonale, e noi Gianni Morandi che scrive: “Me lo prendi papà?” Sempre così. Noi Pausini? Loro Bjork.

Gli artisti. I veri artisti sono belli. Sono le persone più belle che ci siano, però sono pieni di casini. (…)Ho sempre avuto una grande capacità di comunicare senza le parole, anche grazie al fatto di aver avuto come compagno di banco alle elementari un bambino che non solo era sordomuto, ma anche distrofico. (…) Io però con lui ci parlavo, imitavo i suoi versi. Proprio la mia lucidità mi permetteva di stabilire questa relazione con lui. Oggi quando mi capita di incontrare persone “strane”, penso sempre al mio compagno di classe. Provo compassione per loro, ma soprattutto spero che loro provino compassione per me, in un loop di identificazione.

The ghost of Tom Joad nel 2014. Bruce Springsteen & Tom Morello, “High Hopes” ben riposte.

Il 20 Febbraio 1996 Bruce Springsteen, ospite del Festival di Sanremo, ammutoliva gli spettatori presenti al Teatro Ariston e incantava i telespettatori cantando, con il solo accompagnamento della sua armonica e della sua chitarra, “The ghost of Tom Joad”. Erano passate da poco le 21, e io la ascoltavo per la prima volta. Da quella sera non ho piu’ smesso, perchè “The ghost of Tom Joad” non è solo una delle ballate piu’ belle di Springsteen, è una delle ballate piu’ belle in assoluto. Con la quale – grazie ad una musica essenziale, la voce cruda ed un testo ispirato al romanzo “Furore” di Steinbeck – il Boss schiaffeggia in pieno volto quella boghesia indifferente che, con la pancia piena, si atteggiava a protagonista del New World Order di George Bush sr.
Mom, wherever there’s a cop beatin’ a guy, wherever a hungry newborn baby cries, where there’s a fight ‘gainst the blood and hatred in the air, look for me, Mom, I’ll be there. “Dovunque c’è un poliziotto che picchia un ragazzo, dovunque c’è un neonato che piange di fame, dovunque si combatte contro il proprio sangue e si respira odio, cercami, mamma, io saro’ lì”.

High Hopes, Bruce Springsteen featuring Tom Morello, 2014
High Hopes, Bruce Springsteen featuring Tom Morello, 2014

Il 14 gennaio 2014, quello schiaffo in piena faccia non ha perso forza. Anzi, si è trasformato in una raffica di pugni nello stomaco. Pugni scagliati dalla voce cruda del Boss – sempre la stessa – e dagli assoli della chitarra di Tom Morello. Pugni che, strofa dopo strofa, diventano sempre piu’ violenti e sempre piu’ attuali.
Wherever there’s somebody fightin’ for a place to stand, or a decent job or a helpin’ hand, wherever somebody’s strugglin’ to be free, look in their eyes Mom you’ll see me. “Dovunque c’è qualcuno che deve lottare per un posto dove stare o un lavoro decente o una mano amica, dovunque c’è qualcuno che combatte per essere libero, guarda nei suoi occhi, mamma: mi vedrai”.

7’34” di rabbia, di lotta, di passione.
7’34” di grande, grandissimo rock.