Dunque, a quanto pare, nel Pd romano qualcuno, alla luce di un presunto flop dell’affluenza alle primarie di domenica, avrebbe pensato bene di “dopare” un po’ il numero delle schede bianche. In modo da ottenere un totale di votanti che potesse “salvare la faccia” al partito senza alterare il risultato dello spoglio.
Quindi, per quel “qualcuno”, domenica scorsa (magari tra le 16 e le 18 quando veniva giù il finimondo) qualche migliaio di persone avrebbe preso la tessera elettorale, cercato il “seggio”, lasciato i dati personali, firmato un modulo, contribuito con minimo 2€ per poi votare scheda bianca (nonostante, poi, per mandare in vacca la consultazione, ci fossero diverse opzioni ben segnalate già direttamente sulla scheda…).
Plausibilissimo. Soprattutto per sminuire l’impegno di tutti quei volontari che sono stati nei circoli e ai gazebo sottraendo tempo a lavoro, svago e famiglie.
Sono in ritardo. “In 1/2 ora” con il confronto in vista delle primarie del centrosinistra per il candidato Sindaco a Roma è andata in onda domenica, lo so. Ma l’ho vista solo oggi.
Comunque, io sostengo Roberto Giachetti. Ed è acclarato. Ma il punto, stavolta, non è il “chi è meglio di chi”. Perché per conoscenza della città, capacità di ascolto e proposte di intervento, Giachetti e Morassut sono due giganti. Il punto è che, per una volta che il Pd ha in campo due giganti (sembrava incredibile anche solo immaginarlo dopo il disastro-Marino e Mafia Capitale), i due Roberto sono costretti a sgomitare tra un’improbabile corte dei miracoli che, per garantirsi un po’ di visibilità, un pugno di voti o una poltrona (più probabile uno strapuntino), fa dell’assurdo, della superficialità e della “cojonella”, i cardini della campagna elettorale. Quindi, tra l’affettata marzialità del Generale Rossi di Centro Democratico, l’esacerbante qualunquismo del “Senatore” Pedica e l’infantile confusione del movimentista Mascia (che per di più, non contento, si presenta pure in tv con un Orso di peluche, casomai si rimanesse di colpo a corto di prese per il culo) il 6 marzo gli elettori di centrosinistra saranno chiamati a scegliere uno dei due giganti di prima. Bella cosa le primarie. Magari però andrebbero leggermente rivisti i principi di ammissione…
Non ho citato la candidatura di Chiara Ferraro per un motivo preciso. Ne capisco il principio, la città deve essere pensata e amministrata anche (e soprattutto) in funzione di chi deve fare i conti con un handicap. Ma non ne condivido il modo. Mi lascia perplesso la fermezza con cui il papà l’ha coinvolta in questo secondo tentativo (era già stata nella Lista Civica per Ignazio Marino) e non mi piace l’esposizione traumatica a cui la ragazza è sottoposta senza poter sapere se, e fino a che punto, le sia gradita (perchè oh, stare vicino a uno che dice castronerie brandendo un orso di peluche cos’è se non un trauma?).
Oh, poi, per quanto in questo periodo si possa “diffidare” della politica, il confronto una certa rilevanza politica, oggettivamente, ce l’aveva, si parla pur sempre di Roma Capitale e del partito del Premier. Per questo credo avrebbe meritato un giornalista un po’ più preparato e meno astioso della Annunziata. Che però, c’è da dire, con i suoi a Tor Sapienza arrivano gli immigranti [testuale] e succede quello che succede, Chiara fa il minestrone, Renzi è andato al potere senza essere stato votato e nessuno di voi vuole vincere in quella corte dei miracoli ci stava proprio bene.
Ieri, finalmente, è nato il Partito Democratico. E non perchè abbia vinto le primarie Matteo Renzi, il “rottamatore”. Ma perchè, per la prima volta è stato sconfitto in modo netto (verrebbe da dire “asfaltato”) il gruppo dirigente che, finora, ha tenuto il Pd ostaggio di personalismi, piccoli potentati e inciuci vari. Il gruppo dirigente che in passato ha fatto cadere per due volte i governi di Romano Prodi. Che ha resuscitato Berlusconi. Che ha “partorito” i 101. Quello della bicamerale.
Ieri sera il Partito Democratico ha ultimato – finalmente – il suo travagliato percorso di nascita, grazie alla somma dei risultati di Renzi e Civati. Cioè grazie all’82% di consensi ottenuto, con primarie aperte (e, quindi, democratiche), dalle due anime che danno vita al centrosinistra (quello bello, quello senza trattino!). Le due anime che nei circoli, sui territori come nelle istituzioni possono tracciare e percorrere una strada comune (magari anche litigare) senza sprecare tempo a rinfacciarsi appartenenze passate.
Adesso c’è da lavorare tanto e subito. La legge elettorale sarà subito il primo durissimo banco di prova. Meglio così. Meglio dover partire subito a testa bassa. Buon lavoro, dunque, a tutti. E buon futuro all’Italia.
PS. Ho sostenuto Matteo Renzi praticamente da subito, da quando, da presidente della provincia di Firenze annunciava la sua corsa a Sindaco. L’ho sostenuto quando ha iniziato a parlare, aspramente, di rottamazione. L’ho sostenuto nelle scorse primarie, quelle perse contro il segretario Bersani. E l’ho sostenuto ancora di più proprio perchè, quella volta, ha detto “ho perso”, non ha detto “ho non-vinto”. L’ho sostenuto stando sempre all’interno del Partito Democratico. Rimanendo nel Partito Democratico anche quando qualcuno mi dava del fascista, del berlusconiano (e io sono uno che s’incazza…). Quando qualche autoproclamato professore di politica mi spiegava le (loro) ragioni e i (miei) torti. Anche quando, qualcuno che adesso esulta con me (perchè ce ne sono), mi diceva che “i rottamatori vogliono solo spaccare il partito” e “tanto ve ne andrete e farete un partitino personale di centro”. Ho fatto bene, perchè è dall’interno che ho contribuito a fondare, nonostante loro, il Partito Democratico.
PS II. Oh, se poi qualcuno di questi, inconsolabilmente orfano dell’ex-comunista-coi-baffi, voglia tracciarne un’altra di strada…beh io la porta non gliela chiudo.
Domani andro’ a votare alle primarie del Partito Democratico. Si, lo so, ancora. Dal 2012 ad oggi ce ne sono state tante, tra nazionali, locali e interne al partito. E forse, un utilizzo così continuativo dello “strumento” primarie puo’ anche ottenere un effetto contrario risetto a quello desiderato. Annoiando, Allontanando. Pero’, stavolta, il momento è diverso. L’occasione è diversa. Le necessità sono diverse. Infatti le primarie sono aperte a tutti, nonostante si scelga il segretario del partito, e non direttamente il candidato premier di una piu’ ampia coalizione.
E questa è una magnifica occasione per allargare la discussione intorno (e sulla) politica. Sia del Partito Democratico che, in generale, del paese e del governo. Per coinvolgere, interessare, in certi casi anche interrogare, i delusi dalla politica. I delusi di cui le recrudescenze fasciste del M5s sono un sintomo. I delusi dal centrosinistra postprodiano. Quello di Amato e D’Alema, di Veltroni, fino ai 101. Ma anche i delusi dal centrodestra berlusconiano. [NDR. Coinvolgere, interessare, interrogare sulla politica anche persone di centrodestra non è sinonimo di “aprirgli le porte del partito”. Piccola, ma necessaria, precisazione ad uso e consumo di chi ancora giudica le persone in base alla provenienza politica e non in base alle sensibilità, agli interessi, alle opinioni, giuste, sbagliate, faziose o incazzate che siano]
E’ una magnifica occasione per avviare, quindi, un cambiamento dell’approccio alla politica. Per poter davvero cambiare l’Italia (che è di tutti, non di uno).
E’ anche una magnifica occasione per costruire un Pd (e sarebbe ora!) dove essere ex di qualcosa sia una “caratteristica”, un attributo in piu’, non un fattore dominante.
E’ una magnifica occasione per costruire un Pd dove una visione del mondo diversa (magari un tantino piu’ moderna in materia di lavoro e politiche economiche, ad esempio) integri i principi e gli ideali propri del centrosinistra. Integri, non sostituisca.
E’ una magnifica occasione per costruire un Pd che non si collochi automaticamente in una posizione di subalternità a Berlusconi (come è stato fino ad oggi). Che non sia guidato da chi ha fatto parte per anni, magari nell’ombra, di quella classe dirigente che di Berlusconi ha fatto le fortune o che dell’antiberlusconismo ha fatto l’unica ragione di vita (vita politica, s’intende..).
E, last but not least, è anche una magnifica occasione per costruire un Pd che stia “antipatico” all’antipatico per eccellenza, quello coi baffi.
Per tutte queste magnifiche occasioni, io domani votero’ Matteo Renzi.