Archivi categoria: roma

Dopo le urla, i fatti.

Ha fatto bene il neo assessore all’Ambiente Paola Muraro a chiedere ad Ama che Roma venga pulita, e ha fatto bene ad imporre una dead-line (mercoledì, in questo caso) per poter valutare in che modo intervenire sull’azienda.

Però dicano anche chiaramente, l’assessore Muraro, il sindaco Raggi, il SacroBlog e il Direttorio tutto, che la “monnezza” agli angoli della città non si accumula da sola. Che non è il vento a portare la carta nel bidone della plastica. E che i calcinacci nel secchione dell’indifferenziato non ci cadono a causa di inaspettati movimenti tellurici.

IMG_5488
Roma, vicolo del puttarello, IERI.
Roma, vicolo del puttarello, OGGI.
Roma, vicolo del puttarello, OGGI.

Dicano chiaramente, l’assessore Muraro, il sindaco Raggi, il SacroBlog e il Direttorio tutto, che non è gridando onestà onestà, piddioti o vi apriamo con l’apriscatole che si dimostra di avere una coscienza civica.

La piazza.

Ieri ho seguito la chiusura della campagna elettorale della candidata del M5s a sindaco di Roma.

A scanso di equivoci (non dovrebbe esserci bisogno, ma meglio chiarire visti i tempi) non la sostengo, non ne condivido i contenuti (sparuti e confusi, peraltro), non ne stimo i modi, non ne apprezzo la sottomissione a contratti e penali.

Mi interessava osservare la “piazza” (diecimila, ventimila, o millemilionidimila che fossero). Non mi riferisco ai Meetup, alle reti cittadine, ai volontari del Movimento. Avversari politici di cui non condivido i contenuti, spesso non capisco i modi, non apprezzo la sottomissione ad un proprietario per metà entità web e per metà icona soprannaturale, ma a cui riconosco dedizione ed impegno. Mi riferisco a quella mescolanza di anti-tutto a cui il sistema costruito da Grillo e Casaleggio si rivolge e che, quotidianamente, accudisce e pasce. Anti-casta, anti-politica, anti-pd, anti-renzi. Adesso anche anti-benigni e anti-riforme. E quindi (anzi, di conseguenza) anti-migranti, anti-negri, anti-froci, anti-zingari. A cui non viene fatto mancare un link quotidiano su Renzi asfaltato e sulla Boschi distrutta da condividere tutti!!!, da alternare alla disinformazione xenofoba dei siti di bufale. Affinché il rancoroso malessere di chi non è in grado, o non vuole distinguere ReBubblica da “la Repubblica”, il CoRiere dal “Corriere della Sera”, il Massaggio da “Il Messaggero” e il Fattone dal “Fatto quotidiano” diventi, in un click, moneta sonante per i paladini della loro (presunta) libertà.

Era a loro che si rivolgevano ieri le sentenze del “Dibba”, le roche grida della Taverna, l’incomprensibile soliloquio di Fo, gli occhi sgranati della Raggi. Interessati ad ingrassare le fila di quel coro di “contro” più che a far luce sull’impegno di altri. Perché facendo la voce più grossa, urlando più forte, anche una dittatura può essere spacciata per libertà.

Roma-Torino 3-2. Tre minuti.

L’ho scoperto, finalmente.

Quello che ho temuto ci fosse negato da un ineluttabile destino.

Quello che troppe volte c’è sfumato davanti agli occhi, in un attimo.

Quello che ciclicamente proviamo a ricercare lontano, nell’inossidabile “proyecto” tinto di blaugrana o nell’operoso e “testaccino” Leicester. Aggrappati alle sfumature malinconiche del nostro passato, per sentirci parte – anche piccola – di una felicità “altra”.

Quello che in molti c’hanno descritto, sorridenti e irridenti, prima di indicarci i provinciali confini del nostro limitato orizzonte. Quello che hanno provato a spiegarci, saccenti e presuntuosi, puntando il dito contro i nostri sentimenti da Raccordo Anulare.

Ieri però l’ho scoperto, finalmente, com’è ‘na gioia. In tre minuti.

1840000-38797231-2560-1440

E questa è la differenza che c’è tra noi, e tutti gli altri.

Lazio-Roma 1-4. Timori.

Lo temevo, ‘sto derby.

E non per l’irrazionalità tattica o l’isteria agonistica tipiche della stracittadina. Né per la logorante attesa a causa della sosta. Tantomeno per gli stucchevoli rumors di mercato su Pjanic, Nainggolan e Manolas. Figuriamoci se per le deliranti intemerate di Caressa sull’ultimo derby di Totti da titolare.

Io temevo la Lazio.

Sì. Temevo gli ubriacanti dribbling a rientrare di Felipe Anderson, le improvvise botte dalla distanza di Candreva, gli implacabili stacchi di testa di Klose, gli scatti brucianti sul filo del fuorigioco di Matri. Temevo che un trio di centrocampo composto da Pjanic, Keita e Nainggolan, sebbene organizzati tatticamente e tirati a lucido fisicamente, non potesse nulla contro la fisicità di Parolo, il dinamismo di Cataldi, la visione di gioco di Biglia.

Temevo che l’imprevedibilità di El Shaarawy, l’ubriacante velocità di Salah e la lussuriosa tecnica di Perotti non avessero chance contro l’esperienza di Bisevac, il passo di Braafheid, il senso della posizione di Patric e quello dell’anticipo di Hoedt.

Lo temevo, ‘sto derby. Lo temevo eccome.

Poi, però, me so’ svegliato. Ho preso un diger selz e maledetto la peperonata della sera prima.

Quando ho acceso la tv trasmettevano un’amichevole precampionato. Peccato, la Roma ha vinto solo 1-4. C’era da aspettarsi di meglio, è vero. Ma quando gli avversari so’ così scarsi prima della partita l’allenamento si fa lo stesso. Si vede che le gambe erano un po’ imballate…

12928266_1690913734490355_1594179336238816174_n

Plausibile.

Dunque, a quanto pare, nel Pd romano qualcuno, alla luce di un presunto flop dell’affluenza alle primarie di domenica, avrebbe pensato bene di “dopare” un po’ il numero delle schede bianche. In modo da ottenere un totale di votanti che potesse “salvare la faccia” al partito senza alterare il risultato dello spoglio.

Quindi, per quel “qualcuno”, domenica scorsa (magari tra le 16 e le 18 quando veniva giù il finimondo) qualche migliaio di persone avrebbe preso la tessera elettorale, cercato il “seggio”, lasciato i dati personali, firmato un modulo, contribuito con minimo 2€ per poi votare scheda bianca (nonostante, poi, per mandare in vacca la consultazione, ci fossero diverse opzioni  ben segnalate già direttamente sulla scheda…).

Plausibilissimo. Soprattutto per sminuire l’impegno di tutti quei volontari che sono stati nei circoli e ai gazebo sottraendo tempo a lavoro, svago e famiglie.