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25 Aprile.

M’è tornata in mente questa filastrocca di Gianni Rodari.

Che non è esattamente sul 25 Aprile, ma che – per me – ne parla più di tanti ampollosi discorsi.

“O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?”
“Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
“O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto – Mamma non stare in pena
se non ritorno per la cena,
in prigione mi hanno messo
perchè sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
quel che scrivevo era buon italiano,
ho scritto sui muri della città
“Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’ -a- non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia”.

La dedico a Pansa. E a Grillo. Che tengano bene a mente da dove nasce la loro libertà di espressione.

In 6 su una Vespa!

In ricordo di Anja Niedringhaus, fotoreporter uccisa oggi da un attentato in Afghanistan.

In sei su una Vespa. foto di Anja Niedringhaus.
In sei su una Vespa. foto di Anja Niedringhaus.

Anja Niedringhaus era una fotografa dell’ Associated Press. Nel 2005 per il suo lavoro in Iraq aveva ricevuto il premio Pulitzer. E’ stata uccisa stamattina nell’est dell’Afghanistan. Scattò la foto divenuta il simbolo della strage di Nassiriya (novembre 2003): un soldato italiano con la mano sull’elmetto in testa, davanti alla base sventrata. Ha seguito come fotoreporter tutte le maggiori crisi del mondo contemporaneo, molti dei suoi scatti sono sul sito www.anjaniedringhaus.com 

Quella sopra mi ha colpito per il sorriso della bambina, e per lo sguardo che si intravede dietro la spalla dell’adulto. E’ una foto che trasmette serenità.

Bella ciao.

Il problema di Giampaolo Pansa non è la sua conclamata partigianofobia. Neanche la sua ossessione da accerchiamento comunista. Tantomeno la sua sconfinata idolatria per il “duce-portatore-di-ordine”.

Il problema di Giampaolo Pansa è che, nonostante la veneranda età raggiunta, non ha ancora capito che è proprio grazie alla Resistenza che, oggi, può liberamente scrivere i suoi libri, promuoverli sui giornali, in televisione e alla radio e venderli (dice) a 95.000 persone.

Poi c’è da dire che, probabilmente, la Rizzoli farebbe bene a convincerlo a cambiare argomento. E non perchè i temi che affronta diano fastidio (sarebbe un riconoscimento assolutamente fuori luogo). Ma perchè, da un punto di vista strettamente storiografico, la sua analisi risulta, ogni volta di più, estremamente superficiale.

P.S. Un’ultima considerazione, in merito alla sua frase “ogni italiano è figlio o nipote di un fascista”. Ecco, ne sottragga tranquillamente uno.