
Un giorno, forse, una passeggiata a Napoli mi annoierà.
Un giorno.
Forse.
Il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli è morto ieri in Ucraina, nel villaggio di Andreevka, vicino a Sloviansk, nella regione separatista ucraina di Donetsk.
La macchina con cui viaggiava è stata travolta da un fittissimo fuoco di kalashnikov e colpi di mortaio.
L’area in cui si trovava è considerata estremamente a rischio. I ribelli separatisti, infatti, sono decisi ad impedire – o comunque complicare- il voto alle elezioni presidenziali. Tanto che, proprio pochi giorni fa, era stato lanciato un appello per la salvaguardia dei giornalisti in Ucraina.
L’informazione non è tutta onesta, non è tutta libera.
E, sicuramente, alcuni “sistemi” vanno cambiati. Se non scardinati.
Ma i vaneggiamenti su processi pubblici ai giornalisti mi fanno pensare solo a totalitarismi, e a scenari di guerra. Dove le elezioni vengono impedite o condizionate.
Non a chi le vuole vincere democraticamente.
Magari se qualcuno si fosse lasciato convincere da questa prospettiva, guardando quest’ultima foto potrebbe pensarci un po’ su.
Abbracciati. Le gambe incrociate l’uno con l’altra. Le mani strette. I volti accostati.
Morti. Insieme.
Se non sapessimo dove (e come, e perchè), quest’immagine ci trasmetterebbe pace, quiete. Come gli “amanti di Valdaro”, i due scheletri abbracciati da 6000 anni e ritrovati nel 2007 vicino a Mantova.
Se non sapessimo dove, come e perchè vedremmo solo un’eterna immagine d’amore.
Invece, sappiamo tutto: 3 ottobre 2013, Lampedusa, naufragio di un barcone carico di immigrati. 366 morti.
E questa immagine d’amore è l’immagine del dolore italiano di non poter salvare tutti. Di dover dire troppo spesso “il mare è pieno di morti“. Di chi vede il proprio paese, abbandonato di fronte ad una emergenza umanitaria da chi poi – quando invece che di esseri umani si parla di economia – sale sul piedistallo e detta regole, leggi e indirizzi.
E’ l’immagine della vergogna dell’Unione Europea.