Il problema di Giampaolo Pansa non è la sua conclamata partigianofobia. Neanche la sua ossessione da accerchiamento comunista. Tantomeno la sua sconfinata idolatria per il “duce-portatore-di-ordine”.
Il problema di Giampaolo Pansa è che, nonostante la veneranda età raggiunta, non ha ancora capito che è proprio grazie alla Resistenza che, oggi, può liberamente scrivere i suoi libri, promuoverli sui giornali, in televisione e alla radio e venderli (dice) a 95.000 persone.
Poi c’è da dire che, probabilmente, la Rizzoli farebbe bene a convincerlo a cambiare argomento. E non perchè i temi che affronta diano fastidio (sarebbe un riconoscimento assolutamente fuori luogo). Ma perchè, da un punto di vista strettamente storiografico, la sua analisi risulta, ogni volta di più, estremamente superficiale.
P.S. Un’ultima considerazione, in merito alla sua frase “ogni italiano è figlio o nipote di un fascista”. Ecco, ne sottragga tranquillamente uno.