Alcune partite sono decisive a prescindere dall’avversario che si incontra. Che sia una squadra in lizza per non retrocedere, una di pari livello o piu’ forte, spesso sono le motivazioni a fare la differenza. Che si tratti di uno scontro salvezza, di una sfida-scudetto o una partita fondamentale per l’accesso diretto alla Champions, sono fattori decisivi la grinta, la cattiveria agonistica e, senza dubbio, la capacità dei giocatori piu’ importanti di far valere il tasso tecnico, di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
Poi, se ti mancano giocatori fondamentali in ruoli ancor piu’ fondamentali, se in attacco puoi schierare formidabili velocisti ma un po’ appannati in quanto a realizzazioni e centravanti di grande livello ma reduci da infortuni seri (e quindi evidentemente in ritardo di condizione) si deve ragionevolmente fare a meno dei fronzoli, degli arabeschi, e badare ad avere un assetto tattico solido, convinto e convincente.
Per questo, quando una squadra con queste difficoltà scende in campo con piglio, senza paura, disposta – se necessario – ad accettare la sfida e rispondere colpo su colpo, tiro su tiro, agli avversari (a prescindere dal loro valore) merita applausi quale che sia il risultato. A volte, poi, capita che al 90esimo segni Joaquin.
E bye bye Napoli.
Perchè intanto la Roma, al Chievo, l’aveva asfaltato. Con semplicità. Con il suo velocista appannato e col suo centravanti appesantito. Nonostante assenze importanti, infortuni e giocatori “riciclati”. Riportando tutto alla giusta distanza: 6 punti. Che poi so’ sette.
Ah, e riportando alla giusta distanza pure quello squallido “Kevin crack, godo ancora”. Ma de che (e di chi) stamo a parla’…