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Tocca a loro.

Commoventi le fiaccolate. Toccante lo slogan #JeSuisCharlie su tutti i social e i siti web. Imprescindibili le manifestazioni di solidarietà. Però, adesso, abbiamo bisogno di aiuto. Perchè la nostra voce, evidentemente, non basta. Siano i musulmani di tutta Europa ad esporsi fermamente contro le farneticazioni aberranti dei fondamentalisti. Si chiamino pure Said, Cherif o Al-Baghdadi. Soldati o Califfi che siano. Facciano parlare, i musulmani d’Europa, la loro appartenenza religiosa. Il loro sentirsi fedeli. Dicendo a chiare lettere quanto i jhadisti usino la maschera della religione solo per impaurire, ridurre al silenzio e alla cieca obbedienza, per garantirsi traffici e potere.

Stavolta tocca a loro e solo a loro. Perché noi la favola rassicurante della convivenza, della tolleranza e dell’integrazione, delle chiese accanto alle moschee e alle sinagoghe, ce la siamo già raccontata. E non mi sembra abbia prodotto risultati.

29 dicembre, #ForzaMichael.

Chi ha una passione se la porta dentro sempre.

Anche se a volte diventa un fagotto complicato da portarsi appresso, la passione.

Perché quando delude è una delusione cocente, che sembra ti marchi a fuoco per sempre. Ma sono proprio quelle delusioni cocenti che rendono indimenticabili le gioie. Anche se, quantitativamente, sono meno.

Ma in entrambi i casi ti ricordi tutto, e tutti. Dove stavi. Chi c’era. Chi non c’era. Un gesto, una parola, una risata, un’imprecazione. A volte qualche lacrima. Ti ricordi a chi devi le gioie. E chi ha causato i dolori. In uno scambio reciproco continuo, tra passione e appassionato. Tra tela e pittore, tra squadra e ultras, tra strumento e musicista.

Tra scuderia e tifoso.

Perché se i miei occhi di appassionato ferrarista hanno accompagnato tutta la carriera di Michael Schumacher, è altrettanto vero che le vittorie e le sconfitte di Michael Schumacher hanno accompagnato molte (praticamente quasi tutte) fra le cose più rilevanti della mia vita.

La vittoria sotto il diluvio a Barcellona nel 1996.

La ruotata maldestra alla Williams di Villeneuve nel 1997.

L’incidente di Silverstone nel 1999.

Il titolo mondiale vinto a Suzuka nel 2000. A farmi capire quant’è bello, finalmente, poter piangere di gioia. E i 4 seguenti. Con i quali mi piace pensare mi abbia voluto risarcire per i ventuno anni passati ad aspettare.

L’annuncio dell’addio dopo la vittoria a Monza nel 2006.

Il quarto posto di San Paolo. Quando a nessuno interessava più della vittoria di Massa e di Alonso campione del mondo, perché la Ferrari numero 5 stava rimontando dall’ultimo posto a furia di sorpassi all’esterno e staccate mozzafiato.

La speranza del ritorno nel 2009.

E poi il 29 dicembre dell’anno scorso. E l’inaccettabile banalità della normalità. Quando cadendo non contano i titoli mondiali, i sorpassi, le staccate.

Però un tifoso appassionato fa il tifo sempre. Anche quando non serve. Anzi, soprattutto quando non serve. E anche quando le cose vanno male vede comunque la vittoria.

Non ora, va bene. Ma magari tra un po’. Più in là.

E’ questo il bello delle passioni.

Perciò forza, Michael.

I miei 10 libri

Scritti di getto, senza pensarci (troppo) e in ordine sparso. Insomma, come prescritto dai social network.

1) Piloti, che gente di Enzo Ferrari.

2) L’amore del bandito di Massimo Carlotto.

3) la trilogia di Montale (Casino Totale, Chourmo, Solea) di Jean-Claude Izzo. Perchè la fine mi ha fatto piangere a dirotto.

4) la trilogia dei “nostri antenati” (il Barone Rampante, il Cavaliere Inesistente, il Visconte Dimezzato) di Italo Calvino.

5) Febbre a 90° di Nick Hornby. Letto e riletto. Quasi una volta a domenica…

6) Anche gli orsi faranno la guerra di Paolo Alberti.

7 e 8) I ragazzi della via Pal di Ferenc Molnar e La Storia Infinita di Michael Ende. Perchè tutto parte dai libri con cui si diventa grandi.

e poi…

9) Latinoamericana di Ernesto “Che” Guevara. Ebbeni sì, perchè per quanto nella vita si possa cambiare, quel libro insegna da che parte cercare il proprio cuore.

10) I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Che se non fosse una rogna al liceo, piacerebbe – sempre – a tutti.