Chi ha una passione se la porta dentro sempre.
Anche se a volte diventa un fagotto complicato da portarsi appresso, la passione.
Perché quando delude è una delusione cocente, che sembra ti marchi a fuoco per sempre. Ma sono proprio quelle delusioni cocenti che rendono indimenticabili le gioie. Anche se, quantitativamente, sono meno.
Ma in entrambi i casi ti ricordi tutto, e tutti. Dove stavi. Chi c’era. Chi non c’era. Un gesto, una parola, una risata, un’imprecazione. A volte qualche lacrima. Ti ricordi a chi devi le gioie. E chi ha causato i dolori. In uno scambio reciproco continuo, tra passione e appassionato. Tra tela e pittore, tra squadra e ultras, tra strumento e musicista.
Tra scuderia e tifoso.
Perché se i miei occhi di appassionato ferrarista hanno accompagnato tutta la carriera di Michael Schumacher, è altrettanto vero che le vittorie e le sconfitte di Michael Schumacher hanno accompagnato molte (praticamente quasi tutte) fra le cose più rilevanti della mia vita.
La vittoria sotto il diluvio a Barcellona nel 1996.
La ruotata maldestra alla Williams di Villeneuve nel 1997.
L’incidente di Silverstone nel 1999.
Il titolo mondiale vinto a Suzuka nel 2000. A farmi capire quant’è bello, finalmente, poter piangere di gioia. E i 4 seguenti. Con i quali mi piace pensare mi abbia voluto risarcire per i ventuno anni passati ad aspettare.
L’annuncio dell’addio dopo la vittoria a Monza nel 2006.
Il quarto posto di San Paolo. Quando a nessuno interessava più della vittoria di Massa e di Alonso campione del mondo, perché la Ferrari numero 5 stava rimontando dall’ultimo posto a furia di sorpassi all’esterno e staccate mozzafiato.
La speranza del ritorno nel 2009.
E poi il 29 dicembre dell’anno scorso. E l’inaccettabile banalità della normalità. Quando cadendo non contano i titoli mondiali, i sorpassi, le staccate.
Però un tifoso appassionato fa il tifo sempre. Anche quando non serve. Anzi, soprattutto quando non serve. E anche quando le cose vanno male vede comunque la vittoria.
Non ora, va bene. Ma magari tra un po’. Più in là.
E’ questo il bello delle passioni.
Perciò forza, Michael.
Ho sempre pensato che nella vita di ognuno, gioca un ruolo importante il Destino
E il destino di Michael non era perdere un anno di vita su una pista di Formula Uno a 300 l’ ora ma su una pista da sci, spensierato e felice
Forza Michael
Buon anno, Lorenzo
Mistral
Buon anno a te!