In Inghilterra dicono che questa di Carroll sia la rovesciata perfetta, per coordinazione e potenza.

Chissà perché, però, a me continua a piacere di più questa.
Questione di gusti.
Anche stavolta è stato decisivo l’approccio. La Juve arrembante e fisicamente straripante, la Roma contratta e impaurita.
Anche stavolta sono stati decisivi gli uomini. I giallorossi fragili, incerti e spaesati. I bianconeri incontenibili e tambureggianti.
Anche stavolta sono stati decisivi i primi venti minuti. Noi affannati nella ricerca di una spiegazione pseudo-razionale circa la presenza di Gerson sulla fascia destra. Loro bullescamente intenti ad esaltare il tridente Orsato-Mandzukic-Higuain.
Poi, calato il primo, li abbiamo contenuti. E abbiamo finito quasi all’arrembaggio.
Ma, anche stavolta, non è bastato.
P.s. Per carità, io Spalletti lo adoro. Ma a volte, nel calcio come nella vita, per evitare colossali figure da fregnone basterebbe studiare la storia. E la storia degli abomini tattici dice che un centrocampista brasiliano lento e impacciato, mortificato sulla fascia destra in una partita decisiva l’avevamo già visto il 19 Marzo del 2002. E, porcaccia zozza, non era andata bene.
Dunque. Si può dire che battere Inter e Napoli e pareggiare in casa con la quarta del campionato austriaco non è proprio una caratteristica della grandi squadre? Si può dire che in Europa si viaggia alla squallida media di una partita vinta all’anno? Roba che farebbe imbottire di maalox pure un tifoso del Konyaspor, del Krasnodar, del Quarabag o del Dundalk. Si può dire che finora le uniche squadre che non c’hanno segnato sono l’Udinese, l’Astra Giurgiu e il Crotone? Che se ad Agosto facessero un triangolare, verrebbe vietato ai minori per oscenità tecniche.
Si può dire che le figuracce rimediate in Europa League con Viktoria Plzen e Austria Vienna so’ peggio delle scoppole prese in Champions col Manchester United, col Bayern Monaco e col Barcellona? Che almeno, in quei casi, si sapeva che sarebbe stata ‘na cosa tipo marziani contro umani.
E poi, si può dire che a dieci minuti dalla fine, quando già c’hai Juan Jesus che te impesta la fascia sinistra, mettere pure quell’altra chiavica di Palmieri a destra è un suicidio?
Bene. Allora, dette tutte ‘ste cose, si può dire pure che m’avete davvero rotto il c***o.
Non sono tanti quarant’anni. Non sono mica tanti, quarant’anni, se li hai passati a inseguire quello che è il sogno di tutti noi, a realizzarlo e, poi, a reggerne il peso. Passati a renderci sopportabili le sconfitte, a proteggerci dalle figuracce. A ripararci dalla pioggia. E quanta ne è caduta, di pioggia…
Non sono mica tanti quarant’anni se li hai passati a regalarci i tuoi successi. A farceli godere come se li avessimo conquistati noi. Come se in campo, al posto tuo, con quella maglia e quella fascia, ci fossimo stati tutti noi, tutti insieme.
Non sono tanti, quarant’anni, per un fratello maggiore.
Buon compleanno Francè.