Molto rumore per nulla.
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Roma-Lazio 1-3. SPQR.
La portavamo scritta sulla maglia la sintesi dell’ennesima delusione della stagione.
4 lettere d’oro su sfondo rosso sfoggiate come un vanto e pesanti come macigni.
Retorica spavalda di Popolo e Senato. Di Quiriti e Latini. Di imperatori e barbari invasori. Arrogante ostentazione di una Eternità presupposta. Tutta nostra, e solo nostra. Che se funzionasse davvero così, il Panathinaikos avrebbe più Coppe dei Campioni del Real Madrid.
4 lettere d’oro su sfondo rosso, invalicabili come l’Everest.
Simbolo di come, credendo d’essere il Barcellona, finiamo per fare a malapena la figura dell’Espanyol.
Juventus-Barcellona 3-0. Invidia? Ma per carità…
Per carità. Il goal di Turone, il fallo di Deschamps su Gautieri, la rimessa laterale di Aldair, Moggi e Calciopoli, il dottor Agricola, la farmacia e i “non ricordo” di Montero, Nedved che urla “è giusto è giusto”. E il fallo su Ronaldo. E i goal non visti di Bierhoff, Pellissier e Muntari.
Però quella di ieri è una partita che vorrei veder fare alla Roma in Europa. Eccome se vorrei. E non tanto per il risultato, per le 3 sberle rifilate a una delle squadre meno equilibrate e più sopravvalutate della stagione. Perchè, per carità, “mai schiavi del risultato”, “c’è ancora il ritorno”, la “remuntada”, eccetera eccetera. Quanto per la prestazione, per la concentrazione, per la vocazione al sacrificio. Ecco, in Europa vorrei vedere, prima o poi, una Roma capace di non consegnarsi in partenza, armi e bagagli, all’avversario. A quello più forte, tantomeno a quello che forse potrebbe essere un po’ più forte. Vorrei vedere una difesa che non si intimidisce davanti al fenomeno di turno, un centrocampo che non si addormenta a dieci dalla fine – “tanto ormai è finita” – e che non cede all’isteria dopo due palloni persi. Vorrei vedere degli attaccanti che sgomitano, lottano e magari ripiegano pure a fare i terzini, se necessario. E che, tra una cosa e l’altra, segnano pure.
Invidia? Ma per carità. Il goal di Turone, il fallo di Deschamps su Gautieri, la rimessa laterale di Aldair, Moggi e Calciopoli, il dottor Agricola, la farmacia e i “non ricordo” di Montero, Nedved che urla “è giusto è giusto”. E il fallo su Ronaldo. E i goal non visti di Bierhoff, Pellissier e Muntari. E “mai schiavi del risultato”. E c’è ancora il ritorno. E occhio alla “remuntada”…
Marzo 2017.

Una giovane donna, bellissima, dai capelli corvini. Col seno semiscoperto e il volto nascosto da un velo d’ombra. Le mani stringono la croce del martirio risorgimentale. Lo sguardo, infelice ma al tempo stesso fiero e deciso, invita a condividere il dolore per il naufragio delle speranze d’indipendenza. Stimolando empatia in chi lo incrocia, non compassione.
L’Italia del marzo 1848. O la Roma del marzo 2017.
Uno Stadio fatto bene, dicono.
Dunque. “Sì allo Stadio della Roma” ha annunciato ieri sera il Sindaco Raggi.
Provo ad immaginare un fantomatico dialogo tra l’Amministrazione di Roma Capitale (per semplificare M5s) e i proponenti (Parnasi e Pallotta, per semplificare P&P).
M5s: Sì allo Stadio, ma noi vogliamo #UnoStadioFattoBene. Non questo progetto, in cui ci sembra che il premio di cubature sia eccessivo, sia un regalo! Quindi sì allo Stadio ma via le torri!
P&P: Ok, via le torri.
M5s: Quindi sì allo stadio ma via il 50% di cubature, di cui il 60% nel business park!
P&P: Ok, via le cubature nel business park!
M5s: Quindi, sì allo stadio ma con l’inserimento nel progetto della bioarchitettura!
P&P: Ok, via il cemento e dentro legno e fotovoltaico.
Annuncio in diretta tv, applausi, sospiri di sollievo (pure il mio NdR), post trionfanti sui social e migliaia di click sul blog.
Riavvolgiamo il nastro.
“Sì allo Stadio della Roma” hanno annunciato ieri sera il Sindaco Raggi.
Adesso però propongo una seconda versione dello stesso ipotetico dialogo. Concedetemi l’artificio letterario.
P&P: Per il sì allo Stadio siamo disponibili a seguire le richieste del Comune, che vuole #UnoStadioFattoBene e ritiene che il premio di cubature concesso dalla precedente Amministrazione sia eccessivo.
M5s: Quindi via le torri di Libeskind?
P&P: Ok, via le torri.
M5s: Quindi via il 50% di cubature, di cui il 60% nel business park?
P&P: Ok, tagliamo le cubature.
M5s: Quindi inserimento nel progetto di bioarchitettura, alberi sui tetti?
P&P: E bioarchitettura sia! Se vi piace pure cartapesta e marzapane.
M5s: Quindi priorità alle opere utili alla città?
P&P: Certo. Messa in sicurezza dell’area di Decima e al potenziamento della ferrovia Roma-Lido!
M5s: Ma quindi sarebbero 200, no dico, DUE-CEN-TO, milioni in meno di “oneri”?
P&P: Perfetto, grazie. Allora sarebbero 200 milioni in meno di opere pubbliche.
Annuncio in diretta tv, applausi, sospiri di sollievo (pure il mio NdR), post trionfanti sui social e lunedì aspettiamo le quotazioni in Borsa.
Siamo sicuri di chi abbia vinto?


