Archivi categoria: Uncategorized

Incontri di novembre: Alice Allevi e Ellen Roth.

A novembre ho incontrato due donne, in due interessanti libri del catalogo Longanesi. Sono Alice Allevi, protagonista de “L’Allieva” di Alessia Gazzola , e la dottoressa Ellen Roth, protagonista “La Psichiatra” di Wulf  Dorn. Personaggi molto diversi, e diversissimi gli autori, con un modo opposto di tenere il lettore con il fiato sospeso.

"L'Allieva" di Alessia Gazzola. Longanesi.
“L’Allieva” di Alessia Gazzola. Longanesi.

Alice Allevi è una specializzanda in medicina legale protagonista de “L’Allieva”. Appassionata ma distratta. Con un grande intuito ma con troppo poca fiducia nelle sue capacità per servirsene. Sfortunata, nel lavoro come in amore. Sensibile al punto da non sopportare i sopralluoghi sulle scene dei crimini ma anche di appassionarsi, per una serie di coincidenze, al caso dell’omicidio della giovane Giulia ed ai morbosi rapporti che la legavano ai familiari. E nonostante un personaggio così marcatamente “anti-suspence”, l’autrice – al primo romanzo – costruisce un intreccio di vicende e rapporti tra i protagonisti in grado, allo stesso tempo, di far sorridere, immalinconire e tenere sulle spine.

"La Psichiatra", di Wulf Dorn. Longanesi.
“La Psichiatra”, di Wulf Dorn. Longanesi.

“La Psichiatra” Ellen Roth incontra, nella stanza 7 della clinica presso cui lavora, una paziente traumatizzata. Rannicchiata in un angolo, completamente chiusa in se stessa. Che, con la voce di una bambina terrorizzata dall’Uomo Nero imprigionata in un corpo di donna seviziata, le trasmette angoscia e terrore. Intorno a questo incontro – traumatico per la protagonista – ruota la storia. In tutta franchezza, chi sia quella donna terrorizzata si intuisce quasi subito. Così come si riesce a capire abbastanza presto chi sia “l’Uomo Nero”. Ma quello che, fino alla fine, rimane sospeso, misterioso, è il motivo per cui questa donna sia apparsa e poi svanita nel nulla. Dorn ha creato riuscitissime pagine di suspence non sulla ricerca del “chi” ma del “perchè”.

Se su Abbey Road fosse passato il 773…

Dunque, dovevo attraversare viale dei Colli Portuensi. Il tratto in salita verso Largo La Loggia, per chi è di zona. Ho attraversato sulle strisce. Non vicino alle strisce, neanche in copertina-di-abbey-roadprossimità delle strisce. Proprio sulle strisce, calpestando le strisce. Tipo Beatles sulla copertina di Abbey Road, per capirci. Oh, solo che l’autista del 773 (direzione bosco degli arvali) evidentemente la citazione non la capiva e con abili colpi di acceleratore tentava di centrarmi. Un – evidentemente raro ma prezioso – singulto neuronico glielo impediva, ridestandolo all’improvviso dall’abituale torpore con cui presta servizio al cittadino. “Ah stronzo!”, m’ha detto. In effetti c’ha ragione, avevo torto io nonostante fossi sulle strisce: ho attraversato pensando scioperassero anche oggi.

LDAPOST della domenica #15 – L’undicesima vittoria (risultato a parte) – Torino-Roma 1-1.

Prima o poi doveva succedere. ‘Sta serie di vittorie si sarebbe interrotta. In modo crudele, spietato e doloroso. Con un’imbarcata storica, tre o quattro zozzerie arbitrali al posto giusto e al momento giusto e crisi di nervi collettiva con almeno un paio di espulsi. Ridimensionamento collettivo, che tutto sommato il terzo posto comunque non è male e poi ad agosto c’avremmo messo la firma.

E invece no.

E invece, stavolta, la serie di vittorie si interrompe (oh, così ci mettiamo il cuore in pace e l’animo tranquillo) ma la prospettiva è completamente diversa. Perché e vero che la Roma pareggia col Torino (che del cuore granata ormai c’ha solo la fama) su un campo dove, di solito, le grandi passeggiano e le piccole come minimo recriminano. Ma è altrettanto vero che stavolta il pareggio è molto piu’ simile a una vittoria che a una sconfitta. Per tutta una serie di motivi, che affondano le radici nella storia e nelle dinamiche di ogni (rara) vittoria e di tutte le (frequenti) delusioni. Affrontiamoli uno per uno con l’elegante sportività che, come da consuetudine, contraddistingue queste pagine del blog.

1) L’arbitro: Banti di Livorno. Perfetto, professionale, infaticabile, instancabile, lucidissimo, prontissimo. Si, vabbè. Prontissimo ad applicare uno scientifico arbitraggio a senso unico. Iniziato al 30” (secondo! secondo mort***i sua!) quando Moretti ha cercato di aiutare i fisioterapisti a risolvere i fastidi di Florenzi alla caviglia polverizzandogli l’arto; proseguito giudicando non da rigore un intervento in scivolata a gamba alta su Pjanic;  sapientemente concluso ammonendo i giocatori della Roma ogni volta osassero anche solo avvicinarsi gli avversari.

2) La fenomenite di Garcia. Deve essere un virus che, prima o poi, colpisce anche i piu’ grandi. Far fronte alle emergenze di solito permette ai grandi allenatori di trovare soluzioni geniali destinate a fare scuola, su tutte si ricorda il 4-2-3-1 varato da Spalletti per far fronte ai contemporanei infortuni di tutto il reparto d’attacco. Ma a volte, anche i piu’ duri e insospettabili, vengono colpiti da raptus incontrollabili. Addirittura Fabio Capello, in Champions contro il Liverpool, non resistette all’impulso drammatico di schierare Assuncao all’ala destra. Degli abomini tattici di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli preferisco non parlare finchè gli studi scientifici non daranno una risposta e una cura. Alla luce di tutto ciò, la scelta di ieri di mister Garcia di schierare Bradley nel terzetto di centrocampo spostando Pjanic nel tridente d’attacco aveva tutto per lasciare il segno sul primo stop stagionale.

3) La visita di Emerson a Trigoria. Ora, che “il puma” porti sfiga lo sanno tutti. Anche i muri. Altro che “Patente” di Pirandello, questo è riuscito a far finire in B la Juve… Sapere che sabato era andato a far visita a Trigoria non prometteva niente, ma proprio niente, di buono. Chissà se prima o poi ha intenzione di andare a vedere com’è fatto lo Juventus Stadium..

4) Il Thierry Henry de Valmontone. Cerci è, in fin dei conti, un buon giocatore. Niente di piu’, però. Corre tanto e ogni tanto segna. Praticamente come Gervinho. Diciamo che il soprannome che gli fu dato nella Primavera della Roma è un tantino esagerato. Solo che essendo un ex (per di piu’ scaricato con quello che, all’epoca, fu un affare strabiliante) è assurto al ruolo di fuoriclasse incompreso, desideroso di vendetta, affamato di gloria. E quindi, per questa partita, era destinato a trasformarsi nella sintesi perfetta tra Cristiano Ronaldo, Messi e Rooney.

5) Ventura. Fiacco, malandato, depresso, contro il Napoli. Arrendevole e scarico contro la Juve, capace addirittura di accettare il verdetto del campo dopo aver perso un derby con un gol chiaramente da annullare. Inspiegabilmente tarantolato, incontenibile, tatticamente ineccepibile ieri.

6) La porta inviolata. Che i record di imbattibilità siano fatti per essere battuti è storia vecchia. Che i record nel calcio non servano a niente se non corrispondono ai punti e alle posizioni in classifica è evidente (basta pensare a quante volte le squadre di Zeman hanno avuto il miglior attacco). E piu’ vai avanti piu’ la statistica non aiuta. Però il fatto che ieri la Roma (in piena emergenza da settimane) abbia subito il secondo gol in undici partite giocate continua a sembrarmi un dato esaltante.

Insomma, con tutte queste premesse il risultato a cui la storia ci ha abituato sarebbe stato un 3-0 secco per i granata. Ecco perché il pareggio, tutto sommato, è una mezza vittoria. Perché è vero che non si possono vincere tutte. Ma è anche vero che non è obbligatorio perdere. E quindi, intanto, stiamo ancora là. Eh già.

P.s. Non per sembrare insistente. Ma questo è ciò che per Banti non è rigore:

fallo su pjanic in torino-roma

No porcellum day!

31 Ottobre 2013 - #NOPORCELLUMDAY
31 Ottobre 2013 – #NOPORCELLUMDAY

Il vicepresidente della Camera e deputato del PD Roberto Giachetti è al 24esimo giorno di sciopero della fame. Si batte per affermare la necessità di una riforma elettorale. Oggi, 31 ottobre 2013, si uniscono alla sua protesta contro l’abominio legislativo di Calderoli tantissimi cittadini in tutta Italia attraverso iniziative, dibattiti e digiuni. Tutti uniti dal motto “Noporcellumday, un digiuno contro la nausea di larghe intese e nominati”.

Io sto con @bobogiac!

La bellezza, la morale e l’evasione fiscale.

La diffusa e sistematica evasione fiscale è uno dei cancri dell’Italia. Sia chiaro e sia chiara la mia opinione. Sia altrettanto chiaro che Equitalia applica un sistema di verifica e recupero estremamente iniquo e squilibrato .

Detto questo, mi chiedo che cosa ci si aspetti (e cosa si aspetti questo Governo) da Maradona se non un gesto fuori dalle regole e sopra le righe. Pentimento? Prostrazione? Richiesta di patteggiamento, come peraltro ha fatto l’osannato eroe italiano delle due ruote (e grande evasore) Valentino Rossi?

Non credo valga la pena commentare questo gesto e l’applauso che ne è seguito. E’ roba da tifosi. E tra Maradona ed Equitalia sfido a trovarmi qualcuno che tifi per la seconda. E’ roba da stadio. Anche se è sbagliato.

Il gesto dell'ombrello di Diego Armando Maradona rivolto a Equitalia. "Che Tempo che Fa", Rai3.
Il gesto dell’ombrello di Diego Armando Maradona rivolto a Equitalia. “Che Tempo che Fa”, Rai3.

Credo invece che chiunque, guardi questo video, appassionato o meno di calcio, sorrida. come si sorride davanti alla bellezza.

Credo anche che, chiunque guardi queste due facce, come minimo si gratti le palle.

Stefano Fassina (PD, viceministro dell'economia del Governo Letta) e Renato Brunetta (capogruppo PDL alla Camera dei Deputati).
Stefano Fassina (PD, viceministro dell’economia del Governo Letta) e Renato Brunetta (capogruppo PDL alla Camera dei Deputati).