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LDAPOST del mercoledìcomefossedomenica #9 – La terza guerra mondiale – Sampdoria-Roma 0-2.

Il mio fegato è appeso ai delicati equilibri mediorientali. Alla necessità di Obama di lanciare un paio di missili per tenersi buono il congresso. Perché adesso, dopo la quinta vittoria di fila, non mi resta che la Terza Guerra Mondiale. Che interrompa il campionato e mi salvi.

Dalle inaspettate vertigini del primato in solitaria.

Dagli animi che si scaldano.

Dalle radio che fomentano.

Dai titoli del Corriere dello Sport.

Dalle interviste ai tifosi Vip.

Dalle tabelle, “tre punti de qua e basta non perde co’ la juve..”.

Dai prepartita di Sky e dalla pronuncia italoamericana del CIO Italo Zanzi.

Dai postpartita di Sky.

Dai “ve l’avevo detto che Gervinho è un fenomeno”.

Dai “Balzaretti sei mejo de Candela!”.

Dall’arbitro Orsato di Schi[f]o.

Dall’orchite, dopo aver ascoltato le analisi di Nicola Berti. [oh, se avete coraggio cliccate, ma premunitevi con un corno].

Dalle “lacrime” di Conte, più patetiche del suo parrucchino.

Dal primo pareggio in casa.

Dal rammarico “ah, se ‘sta squadra la davi a Zeman..”.

Dalla prima sconfitta.

Dall’analisi “hai venduto i giovani pe’ prende’ quattro vecchi bolliti”.

Dal fiorire di preparatori atletici, “parti forte, parti forte e a marzo stai sulle gambe..“.

Per una volta mi piacerebbe evitare questa trafila. Mi piacerebbe finire in gloria.

Perciò bombarda, Obama. Bombarda.

LDAPOST della domenica #8 – Certe volte – Roma-Lazio 2-0.

Certe volte in una partita tutto gira per il verso giusto. Le gambe dei terzini sono sciolte, il regista non sbaglia un passaggio, la difesa ha sempre i tempi giusti dell’anticipo, i mediani pressano a tutto campo, gli attaccanti cercano e trovano la porta. Certe volte. Questa non sembrava una di quelle volte. Perché il derby è fatto di tensione, spigoli, cattiveria agonistica. E infatti il primo tempo della Roma è, ancora una volta, un primo tempo di contenimento, di stallo. Qualche fallo di troppo a centrocampo, qualche pallone di troppo regalato agli avversari, qualche cross di troppo sbagliato. A lasciar presagire uno di quei derby soporiferi e tecnicamente irrilevanti stile inizio anni ’90.

Certe volte basta poco per stravolgere gli equilibri di una partita, anche solo un episodio. Stavolta è stata bastata una sostituzione. Perchè con l’ingresso di Ljajic, di colpo, accanto a Totti si è materializzato un giocatore in grado tecnicamente di dialogare col Capitano (a cui, per 51′, è stata comunque inflitta la tortura di provare a mandare in rete Florenzi e Gervinho).

Certe volte, nonostante un cast ricco di star i film vincono i premi grazie alle interpretazioni degli attori non protagonisti. Questa è una di quelle volte. Così, mentre Totti, Ljajic, Maicon e Pjanic schiacciavano la Lazio a furia di triangoli stretti, colpi di tacco e tocchi d’esterno, a trovare il colpo d’artista è stato poroBalzaretti, il non-protagonista per eccellenza. Un tiro al volo che tanto m’ha fatto esultare quanto m’ha lasciato incredulo. “Oddio che gol!” “Oddio ma chi era?” “Oddio, Balzaretti??” “Oddio, Oddio..”

roma-lazio 2-0

Certe volte al 91esimo il salvataggio dell’ultimo istante sul tiro a botta sicura lo facciamo noi.

Certe volte, quando il Capitano manda in bianco mezza squadra con una finta sola, per fermarlo bisogna farsi buttare fuori.

Certe volte Gervinho sulla fascia destra, da vera spina nel fianco degli avversari, garantisce ad ogni azione la superiorità numerica. Certe volte tira incrociando a botta sicura. Certe volte, non questa. Perché la svirgolata verso la fine della partita è talmente ridicola da farla entrare nei ricordi suggestivi.

Certe volte i rigori si segnano con tranquillità spiazzando il portiere. E nonostante questo, certe volte, il tragitto del pallone dal dischetto alla rete sembra non finire mai…

Certe volte, però, bisogna anche rendere onore ai tifosi avversari. E questa è una di quelle volte. La tifoseria della lazio, infatti, si è resa protagonista di una straordinaria coreografia all’inizio della partita. Mentre la Curva Sud si tingeva di giallo e di rosso, di bandiere e di sciarpe, la nord si stagliava a mirabile rappresentanza dell’essenza stessa della loro squadra: una curva vuota.

“On a remis l’église au milieu du village.” [Rudi Garcia].

LDAPOST della domenica #6 – Ogni maledetta sosta.

Giocano le nazionali. Ci sono gli Azzurri. C’è da conquistare la qualificazione al Mondiale in Brasile. Abbiamo strappato la vittoria contro la Bulgaria grazie a uno straordinario Buffon e dobbiamo andare all’assalto della Repubblica Ceca per raggiungere Brasil2014.

Si vabbè, sticazzi.

La sosta per la nazionale non ha nulla di sportivo, nulla di interessante, nulla di esaltante. E’ una cattiveria, una crudeltà. La sosta per la nazionale è un’accanimento bello e buono sulla passione del tifoso.

Almeno, va detto, i cervelloni che organizzano date e calendari c’hanno risparmiato quell’orgasmo interrotto rappresentato dalla pausa-nazionali dopo la prima giornata di campionato. Che poi, negli ultimi anni, la nazionale era solo un’immagine pallida e sfocata sullo sfondo di polemiche, incazzature e delusioni visto che la Roma, di esordio, non ne imbroccava uno.

Stavolta invece le due vittorie iniziali hanno trasformato la sosta in una crudele seduta di psicoterapia. Le repliche dei goal, la classifica di televideo, le pagine internet di Corriere e Gazzetta, le statistiche per il Fantacalcio, i servizi di SkySport, non fanno altro che instillare la tentazione di declinare una tabella di pronostici trionfali per i prossimi turni, un’abitudine così menagrama e dannosa a cui solo una psiche forte può resistere e a cui solo i caratteri più coraggiosi sanno sottrarsi. Così per qualcuno non rimane che chiedere aiuto alla modernità, attaccarsi a Fox Sports e accanirsi sulle repliche della Eredivisie. Per qualcun altro (per me) non rimane che aggrapparsi a inequivocabili gesti scaramantici ogni volta che sciagurati commentatori parlano di Garcia come di Capello, di Florenzi come di Tommasi e di Benatia come Samuel. Per tacer di Gervinho, ovviamente. Perché almeno nella pausa, il maalox vorrei risparmiarmelo.

LDAPOST della domenica #5. S’é invecchiato? – Roma-Verona 3-0.

S’é invecchiato. Francesco Totti, dico. S’é invecchiato. Me ne sono reso conto di botto, da un’inquadratura di Sky – dopo l’entrata assassina subita da Jankovic pochi istanti prima della fine del primo tempo – che metteva in risalto le piccole rughe intorno agli occhi.

“Ma come, s’è invecchiato?”. Pensavo questo mentre la Roma era inchiodata sullo 0-0 dal Verona, nonostante percentuali bulgare di possesso palla e una serie di occasioni da goal che nel vortice di inserimenti e sovrapposizioni orditi da Mister Garcia erano state tutte buttate alle ortiche, coerentemente con quanto fatto durante il proyecto asturiano e il disastro boemo.

“Ma come, s’è invecchiato?”. Pensavo questo e contemporaneamente mi rendevo conto di come, accanto a lui, tutto fosse uguale. Intorno a lui si muovono sempre almeno due giocatori pronti a vanificare in modo ridicolo ogni sua invenzione. Ogni sua delizia. E infatti eccoli, Florenzi e Gervinho affannarsi a correre, sbuffare, contrastare, rimpallare, lisciare e sprecare. Eccoli, il nuovo Lima e il nuovo Perrotta, pronti a gettarsi su ogni verticalizzazione e, soli davanti a un portiere già arreso, trovare sempre il modo piu’ spettacolare per sprecare ogni chance.

Mentre i miei pensieri di tifoso sprofondavano – con la costanza delle ultime due stagioni – in intellettualoidi reminiscenze letterarie verso un pessimismo cosmico di leopardiana memoria, qualcosa nell’aria, e nel cielo, cambiava. Il sole d’agosto lasciava spazio al primo leggero venticello di settembre. L’avvicinarsi della sera ricaricava voglia, polmoni e speranze. Anche in campo, evidentemente.

E Strootman dopo aver riconquistato praticamente da terra un pallone perso, lo appoggiava al Capitano che – ad occhi chiusi come sempre – apriva su Maicon. 1-0.

Pjanic scucchiaiava  da 30 metri a fil di traversa. 2-0.

Ljajic partiva in serpentina e sparava una botta all’angolo alla destra del portiere. 3-0.

Con l’equilibrio che mi contraddistingue al pessimismo cosmico sostituivo l’ardore risorgimentale. Nonostante Gervinho, nonostante Florenzi e grazie al Capitano. A cui, diciamoci la verità, le rughe sugli occhi donano il piglio del condottiero di mille battaglie.

PS. È vero, la Roma ha iniziato il campionato in discesa, contro due neopromosse. E altrettanto vero che, negli anni scorsi, con le neopromosse, c’abbiamo perso.

LDAPOST della domenica #4. Il piede giusto: Livorno-Roma 0-2.

Dopo 6 anni la Roma ha vinto la prima giornata di campionato. E l’ha vinta bene. Contro la squadra più scarsa del campionato. Certo, la trasferta a Livorno è sempre tosta per l’ambiente teso ma i giocatori messi in campo da Nicola si sono rivelati subito tecnicamente ignobili. Ora – con tutto il rispetto – se il leader del centrocampo è Leandro Greco a cosa si può ambire? Al massimo a una retrocessione dignitosa cercando di evitare di battere il record negativo di punti del Lecce 93/94. Obiettivo per cui, invece, il Livorno mi sembra abilmente costruito. Quello del record negativo intendo..

Era comunque importante, proprio visto l’ignobile livello tecnico dell’avversario, partire con una vittoria. E’ stato bello che a firmarla siano stati quelli di due romani, De Rossi e Florenzi. E’ stato anche positivo l’atteggiamento dei nuovi (Maicon e Benatia visto che De Sanctis non è mai stato impegnato seriamente). Mi è piaciuta anche la scelta tattica, un 4-3-3 molto poco zemaniano e molto spallettiano, con Borriello punta centrale e Totti a svariare consentendo ai centrocampisti di fare movimento provando inserimenti centrali e favorendo le sovrapposizioni dei terzini. Questi ultimi sicuramente più in palla dei pallidi interpreti del ruolo degli ultimi due anni.

Tutto un altro dscorso invece va fatto per l’attacco. Sembrava incredibile solo pensarlo qualche settimana fa (neanche troppe, basta arrivare a ferragosto..) ma il reparto ha dei deficit imbarazzanti. Ruota (ovviamente, e ci mancherebbe altro!!) intorno a Totti, ma non c’è un centravanti da almeno 15/20 goal (Borriello non può esserlo e Destro è un punto interrogativo). Si sta mandando via un esterno/seconda punta che la stagione scorsa ha fatto 15 goal senza rigori. Non ci sono esterni di ruolo, a parte Gervinho. Che comunque viene da un periodo all’Arsenal più ricca di ombre che di luci. In quest’ultima settimana di mercato, quindi, dovrebbero arrivare almeno due titolari nel ruolo. Altrimenti il tridente finto (con i centrocampisti sugli esterni) dovrà diventare una costante. Con Florenzi, Gervinho, Pjanic ed eventualmente Strootman dietro la punta. Non è detto che sia un male, a patto che Totti riesca a garantire, da centravanti, una stagione eccellente anche dal punto di vista realizzativo. Insomma, siamo partiti col piede giusto, ma dobbiamo garantirici ancora i piedi giusti!