Certe volte in una partita tutto gira per il verso giusto. Le gambe dei terzini sono sciolte, il regista non sbaglia un passaggio, la difesa ha sempre i tempi giusti dell’anticipo, i mediani pressano a tutto campo, gli attaccanti cercano e trovano la porta. Certe volte. Questa non sembrava una di quelle volte. Perché il derby è fatto di tensione, spigoli, cattiveria agonistica. E infatti il primo tempo della Roma è, ancora una volta, un primo tempo di contenimento, di stallo. Qualche fallo di troppo a centrocampo, qualche pallone di troppo regalato agli avversari, qualche cross di troppo sbagliato. A lasciar presagire uno di quei derby soporiferi e tecnicamente irrilevanti stile inizio anni ’90.
Certe volte basta poco per stravolgere gli equilibri di una partita, anche solo un episodio. Stavolta è stata bastata una sostituzione. Perchè con l’ingresso di Ljajic, di colpo, accanto a Totti si è materializzato un giocatore in grado tecnicamente di dialogare col Capitano (a cui, per 51′, è stata comunque inflitta la tortura di provare a mandare in rete Florenzi e Gervinho).
Certe volte, nonostante un cast ricco di star i film vincono i premi grazie alle interpretazioni degli attori non protagonisti. Questa è una di quelle volte. Così, mentre Totti, Ljajic, Maicon e Pjanic schiacciavano la Lazio a furia di triangoli stretti, colpi di tacco e tocchi d’esterno, a trovare il colpo d’artista è stato poroBalzaretti, il non-protagonista per eccellenza. Un tiro al volo che tanto m’ha fatto esultare quanto m’ha lasciato incredulo. “Oddio che gol!” “Oddio ma chi era?” “Oddio, Balzaretti??” “Oddio, Oddio..”
Certe volte al 91esimo il salvataggio dell’ultimo istante sul tiro a botta sicura lo facciamo noi.
Certe volte, quando il Capitano manda in bianco mezza squadra con una finta sola, per fermarlo bisogna farsi buttare fuori.
Certe volte Gervinho sulla fascia destra, da vera spina nel fianco degli avversari, garantisce ad ogni azione la superiorità numerica. Certe volte tira incrociando a botta sicura. Certe volte, non questa. Perché la svirgolata verso la fine della partita è talmente ridicola da farla entrare nei ricordi suggestivi.
Certe volte i rigori si segnano con tranquillità spiazzando il portiere. E nonostante questo, certe volte, il tragitto del pallone dal dischetto alla rete sembra non finire mai…
Certe volte, però, bisogna anche rendere onore ai tifosi avversari. E questa è una di quelle volte. La tifoseria della lazio, infatti, si è resa protagonista di una straordinaria coreografia all’inizio della partita. Mentre la Curva Sud si tingeva di giallo e di rosso, di bandiere e di sciarpe, la nord si stagliava a mirabile rappresentanza dell’essenza stessa della loro squadra: una curva vuota.
“On a remis l’église au milieu du village.” [Rudi Garcia].