Archivi tag: domenica

LDAPOST della domenica #16 – Bentornati a casa… – Roma-Sassuolo 1-1

Alla fine della vacanza dei sogni, dopo aver visitato i posti più affascinanti e suggestivi del mondo, dopo aver assaggiato le spezie più saporite, i vini più buoni, dopo aver preso il sole sulle spiagge più pulite e fatto il bagno nelle acque più limpide, ognuno di noi sente il desiderio di tornare a casa. Di dormire di nuovo sul quel materasso e quel cuscino, un po’ sformati, che ci aspettano ogni sera.

Per questo il risultato di ieri non ha niente di anomalo, niente di davvero cattivo, niente di veramente beffardo. L’anomalia sono le dieci vittorie consecutive, quella meravigliosa vacanza fatta di pali degli avversari, dei goal di Gervinho e Florenzi, di minuti di inviolabilità della porta e di devastante superiorità. E anche le partite difficili, nervose, come quella di Udine o quella col Chievo, rientravano tra gli episodi di una vacanza avventurosa ma particolarmente ben riuscita. Come quando una lunga passeggiata su un sentiero sconnesso consente di affacciarsi, di colpo, su un panorama mozzafiato. Per questo, quella botta secca sotto la traversa a due secondi dalla fine non è stato un colpo di sfortuna, tantomeno un errore drammatico. E’ stato come quando, in aereoporto, si ricordano i momenti di felicità e spensieratezza appena vissuti, nonostante la fila disordinata al check-in, la gente accalcata sul pullmino che porta verso l’imbarco, le cappelliere stracolme di bagagli a mano, già ci riportino all’inquieto tran tran quotidiano.

Bene, detto questo, io ieri non c’ho capito niente.

Non ho capito perchè all’ennesimo infortunio di un attaccante, ma con l’inerzia della partita completamente in mano, al posto di Borriello venga messo in campo Bradley, stravolgendo l’assetto del centrocampo facendolo diventare, di colpo, molto più statico.

Non ho capito perchè, a un quarto d’ora dalla fine, venga tolto il migliore in campo, Miralem Pjanic, rinunciando (oltre alla pericolosità nei calci piazzati) alla possibilità di congelare tempi, azioni e palloni.

Non ho capito inoltre perchè, al posto del suddetto migliore in campo, venga fatto entrare Caprari, giovane di talmente tanto belle speranze da non essere riuscito l’anno scorso a ritagliarsi stabilmente un posto nel disastroso Pescara. E che, peraltro, in almeno due occasioni si permette il lusso di tirare (piano, centrale e a c***o di cane) invece di appoggiare a compagni che, con un po’ d’esperienza in più, si preparavano ad incatenarsi alla bandierina del calcio d’angolo

Non ho capito perchè a due minuti dalla fine Balzaretti possa farsi trovare in fuorigioco a ridosso dell’area avversaria. E a far partire il contropiede.

Non ho capito perchè si consideri Burdisso una valida alternativa ai due centrali titolari. e non un pensionato adatto a dar da mangiare ai piccioni ai giardinetti.

Non ho capito perchè, da un mese a questa parte, si possano brutalizzare le caviglie dei giocatori della Roma senza aver timore di ammonizioni, espulsioni o calci di rigore.

Insomma, non ho capito. E adesso c’è la sosta. Che passerò aspettando mi arrivi una cartolina da quella bella vacanza.

LDAPOST della domenica #15 – L’undicesima vittoria (risultato a parte) – Torino-Roma 1-1.

Prima o poi doveva succedere. ‘Sta serie di vittorie si sarebbe interrotta. In modo crudele, spietato e doloroso. Con un’imbarcata storica, tre o quattro zozzerie arbitrali al posto giusto e al momento giusto e crisi di nervi collettiva con almeno un paio di espulsi. Ridimensionamento collettivo, che tutto sommato il terzo posto comunque non è male e poi ad agosto c’avremmo messo la firma.

E invece no.

E invece, stavolta, la serie di vittorie si interrompe (oh, così ci mettiamo il cuore in pace e l’animo tranquillo) ma la prospettiva è completamente diversa. Perché e vero che la Roma pareggia col Torino (che del cuore granata ormai c’ha solo la fama) su un campo dove, di solito, le grandi passeggiano e le piccole come minimo recriminano. Ma è altrettanto vero che stavolta il pareggio è molto piu’ simile a una vittoria che a una sconfitta. Per tutta una serie di motivi, che affondano le radici nella storia e nelle dinamiche di ogni (rara) vittoria e di tutte le (frequenti) delusioni. Affrontiamoli uno per uno con l’elegante sportività che, come da consuetudine, contraddistingue queste pagine del blog.

1) L’arbitro: Banti di Livorno. Perfetto, professionale, infaticabile, instancabile, lucidissimo, prontissimo. Si, vabbè. Prontissimo ad applicare uno scientifico arbitraggio a senso unico. Iniziato al 30” (secondo! secondo mort***i sua!) quando Moretti ha cercato di aiutare i fisioterapisti a risolvere i fastidi di Florenzi alla caviglia polverizzandogli l’arto; proseguito giudicando non da rigore un intervento in scivolata a gamba alta su Pjanic;  sapientemente concluso ammonendo i giocatori della Roma ogni volta osassero anche solo avvicinarsi gli avversari.

2) La fenomenite di Garcia. Deve essere un virus che, prima o poi, colpisce anche i piu’ grandi. Far fronte alle emergenze di solito permette ai grandi allenatori di trovare soluzioni geniali destinate a fare scuola, su tutte si ricorda il 4-2-3-1 varato da Spalletti per far fronte ai contemporanei infortuni di tutto il reparto d’attacco. Ma a volte, anche i piu’ duri e insospettabili, vengono colpiti da raptus incontrollabili. Addirittura Fabio Capello, in Champions contro il Liverpool, non resistette all’impulso drammatico di schierare Assuncao all’ala destra. Degli abomini tattici di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli preferisco non parlare finchè gli studi scientifici non daranno una risposta e una cura. Alla luce di tutto ciò, la scelta di ieri di mister Garcia di schierare Bradley nel terzetto di centrocampo spostando Pjanic nel tridente d’attacco aveva tutto per lasciare il segno sul primo stop stagionale.

3) La visita di Emerson a Trigoria. Ora, che “il puma” porti sfiga lo sanno tutti. Anche i muri. Altro che “Patente” di Pirandello, questo è riuscito a far finire in B la Juve… Sapere che sabato era andato a far visita a Trigoria non prometteva niente, ma proprio niente, di buono. Chissà se prima o poi ha intenzione di andare a vedere com’è fatto lo Juventus Stadium..

4) Il Thierry Henry de Valmontone. Cerci è, in fin dei conti, un buon giocatore. Niente di piu’, però. Corre tanto e ogni tanto segna. Praticamente come Gervinho. Diciamo che il soprannome che gli fu dato nella Primavera della Roma è un tantino esagerato. Solo che essendo un ex (per di piu’ scaricato con quello che, all’epoca, fu un affare strabiliante) è assurto al ruolo di fuoriclasse incompreso, desideroso di vendetta, affamato di gloria. E quindi, per questa partita, era destinato a trasformarsi nella sintesi perfetta tra Cristiano Ronaldo, Messi e Rooney.

5) Ventura. Fiacco, malandato, depresso, contro il Napoli. Arrendevole e scarico contro la Juve, capace addirittura di accettare il verdetto del campo dopo aver perso un derby con un gol chiaramente da annullare. Inspiegabilmente tarantolato, incontenibile, tatticamente ineccepibile ieri.

6) La porta inviolata. Che i record di imbattibilità siano fatti per essere battuti è storia vecchia. Che i record nel calcio non servano a niente se non corrispondono ai punti e alle posizioni in classifica è evidente (basta pensare a quante volte le squadre di Zeman hanno avuto il miglior attacco). E piu’ vai avanti piu’ la statistica non aiuta. Però il fatto che ieri la Roma (in piena emergenza da settimane) abbia subito il secondo gol in undici partite giocate continua a sembrarmi un dato esaltante.

Insomma, con tutte queste premesse il risultato a cui la storia ci ha abituato sarebbe stato un 3-0 secco per i granata. Ecco perché il pareggio, tutto sommato, è una mezza vittoria. Perché è vero che non si possono vincere tutte. Ma è anche vero che non è obbligatorio perdere. E quindi, intanto, stiamo ancora là. Eh già.

P.s. Non per sembrare insistente. Ma questo è ciò che per Banti non è rigore:

fallo su pjanic in torino-roma

LDAPOST del giovedìcomefossedomenica #14 – il Dieci – Roma-Chievo 1-0

“Dieci” è un sacco di cose.

A parlar di matematica è il numero naturale che viene dopo il 9 e prima dell’11. È anche la somma dei primi 3 numeri triangolari: 1 + 3 + 6 = 10. E la somma dei primi 3 numeri primi: 2 + 3 + 5 = 10. Nonché la somma dei primi quattro numeri naturali: 1 + 2 + 3 + 4 = 10. È anche la somma di due quadrati, 10 = 12 + 32. È la base della numerazione posizionale decimale. Sempre parlando di matematica, è un numero di Harshad (termine che deriva dal sanscrito “harṣa”, che peraltro significa “grande gioia”…fate voi…).

Secondo Pitagora il dieci era il numero perfetto e costituiva il cosiddetto “Tetraktys”, un quartetto disposto nella forma di un triangolo equilatero che, risultando a sua volta come la somma della successione dei primi quattro numeri, rappresentava i quattro principi cosmogonici.

A scuola è il voto massimo che si può ottenere.

È il numero dell’eccellenza. Infatti nel calcio è il numero dei fuoriclasse, quello di Maradona e Pelè. Di Baggio e del Capitano.

Oggi è anche un numero angosciante. “Ma se è il numero delle vittorie conseguite finora dalla Roma!”, direte voi. Appunto, “che angoscia” dico io.

LDAPOST della domenica #13 – Il regalo di compleanno – Udinese-Roma 0-1.

Domenica era il mio compleanno.

Quando capita in concomitanza di una partita, un regalo dalla Roma me lo aspetto sempre. Nonostante la storia sia – da sempre – avara di soddisfazioni (anche queste minime, semplici, quotidiane) con i tifosi giallorossi. Però m’ero abituato bene negli anni della Roma di Capello, quando per un paio di volte il giorno del mio compleanno s’è giocato il derby. Quei derby senza storia, di cui s’era perso il ricordo nel corso delle rivoluzioni culturali degli ultimi due anni.

A volte, però, un regalo può essere talmente inaspettato da lasciarti senza parole. Senza fiato. A bocca aperta. Così stupito da sembrare deluso. Ecco, il goal di Michael Sheehan Bradley è stato così, un colpo improvviso. Di quelli che o ti fanno impazzì di gioia o te lasciano secco sul divano. Che poi il giorno dopo diventi un trafiletto su “Leggo”, da leggere di fretta in metropolitana mentre si va a lavoro. Aò poraccio, a uno ar go della Roma jè preso un colpo!

Che poi, con il coraggio e la spavalderia che stanno contraddistinguendo la mia annata da tifoso, lo 0-0 me lo sarei preso tutta la vita a inizio partita. Perchè contro le squadre di Guidolin è sempre dura, sarà perchè assorbono l’innata capacità dell’allenatore di suscitare fastidio con quell’insana aria da prete spretato. E me lo sarei preso dopo 4 minuti quando Muriel, che evidentemente con la Roma c’ha un inspiegabile conto in sospeso, ha preso il palo. E alla fine del primo tempo quando Castan e Benatia, con una doppia rovesciata degna di Holly e Benji hanno salvato sulla linea (per onor di cronaca, si trattava del pallonetto piu’ lento della storia del calcio). Me lo sarei preso al 66esimo, quando Maicon prendeva il rosso per un fallo privo di senso. Me lo sarei preso ogni volta che Bergonzi fischiava qualcosa. Me lo sarei preso quando Di Natale, magistralmente servito da Balzaretti (che vojo dì, ancora c’è qualcuno che per spazzare passa la palla in orizzontale!!!), tirava fuori di qualche centimetro. E me lo sarei preso pure all’82esimo se Strootman avesse gestito la palla, se avesse seguito il taglio di Ljajic verso la bandierina, se avesse appoggiato indietro per ricominciare a far girare la palla. Se non avesse visto la capoccia rasata da Marine di Michael Bradley. Se il piattone a giro a uscire dell’americano fosse finito a fil di palo, o avesse intruppato su uno stinco, o fosse finito sul malleolo del portiere.

E invece no. Invece buon compleanno, a me.

LDAPOST della domenica #12 – 5 lunghi giorni – Roma-Napoli 2-0

Così sembra davvero troppo semplice. Sembra facile scrivere di una partita vinta dopo 5 giorni.  Le immagini hanno chiarito ogni dubbio sugli episodi della partita, gli animi si sono calmati e il giudice sportivo ha avuto tutto il tempo per squalificare una decina di curve, qualche distinto e un paio di tribune in giro per l’Italia sull’onda emotiva della “discriminazione territoriale”, la novità per la stagione 2013/2014 ideata dalla fervida mente di Tosel.

In 5 giorni i quotidiani sportivi la partita l’hanno archiviata. Il Corriere dello Sport si è concentrato e smentito almeno un paio di volte sulle presunte dimissioni di Pektovic. La Gazzetta ha dedicato dalle 8 alle 12 pagine al ritorno di Kakà e  Balotelli in Champions League. TuttoSport ha annunciato altri sette acquisti della Juve per gennaio e un top-player (sempre lo stesso da due anni a ‘sta parte, presumo) per giugno.

In 5 giorni Sky ha fatto diventare la clip di presentazione di Real Madrid-Juventus un tormentone tipo “Zalele”.

A me 5 giorni sono serviti solamente per rendermi conto che:

1) Avere un portiere non è un sogno irrealizzabile, e che volevo proprio vedè se Pandev c’avesse avuto davanti Goicoechea. O Stekelenburg. O Lobont. O Curci. O Zotti. O Pelizzoli. O Antonioli. O Sterchele, te lo ricordi Sterchele? Dio mio..

2) Che le punizioni si possono tirare a giro, e segnare.

3) Che Orsato di Schi[f]o i rigori te li può pure dare. Perchè Borriello sarà pure stato furbo, ma se il difensore te s’attacca addosso come ‘na cozza sugli scogli c’è poco da fa’, è rigore.

4) Che Totti s’è fatto male. E se tutto va bene torna a dicembre. E semo rovinati.

5) Che semo rovinati, ma intanto stamo in fuga. E allora, viva la fuga.