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Repetita iuvant.

Letteralmente, la locuzione latina repetita iuvant si traduce con “le cose ripetute aiutano”. Nel senso che, a forza di ripeterla, una “cosa”, che sia una nozione, un’informazione, un’opinione o un dato di fatto, finisce necessariamente per essere appresa da chi ascolta. Poi, però, c’è una sfumatura mistica del concetto di ripetizione. Ripetere per alleviare i dolori, per allontanare i dolori. Il mantra Om Mani Padme Hum viene recitato per lunghi periodi di tempo durante la meditazione sgranando il mala. Viene recitato per ottenere la pace, e la libertà delle sofferenze. Quindi li capisco eccome, i pori laziali, se da domenica pomeriggio non fanno altro che ripetere che ilfallodiGentilettierafuoriarea.

Certo che v’abbiamo preso a pallate. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Manolas e Rudiger non hanno ciccato un’anticipo, Basta e Lulic non hanno ciccato ‘no stinco. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Dzeko si liberava della marcatura di Radu con la facilità con cui se scaccia ‘na mosca. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Nainggolan ha giocato per tre, correva per Florenzi, contrastava per De Rossi e verticalizzava per Pjanic. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Iago Falque ha pressato così tanto che Biglia per trovare un pallone giocabile ha dovuto aspettà di battere ‘na rimessa laterale. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Gervinho ha fatto talmente tante accelerazioni che se c’avesse avuto altri 20 metri di campo finiva che decollava, co’ tutto Mauricio attaccato ai pantaloncini. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Szczęsny non ha sbagliato una presa alta. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Marchetti invece per and incontro a Gervinho s’è scordato ‘ndo stava la porta. IlfallodiGentilettierafuoriarea. IlfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriarea…

P.s. Una cosa, però, bisogna ammetterla. Sarebbe terribilmente disonesto intellettualmente negare l’evidenza. I numeri, le statistiche, parlano chiaro. Mentre noi c’avevamo Totti a casa, De Rossi in tribuna e Florenzi in panchina, Candreva ha vinto un altro derby.

Inter-Roma 1-0. Scritti corsari.

Che poi, a ricordare i quarant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini c’ha pensato la Roma. In anticipo di qualche ora su istituzioni, intellettuali, ministri, critici e letterati.

C’ha pensato con le mani di Handanovic che arrivavano a destra, a sinistra, in alto e in basso. E con quella di Pjanic, che sarebbe stato meglio non fosse arrivata da nessuna parte. C’ha pensato con i rimpalli in area di Salah e con la lentezza esacerbante con cui Dzeko ha cercato il tap-in invece di spaccare palla, porta, difensore e rete. C’ha pensato con l’esultanza di Medel, con quell’attaccatura dei capelli così impietosamente vicina agli occhi che neanche in una sgangherata saga fantasy.

C’ha pensato la Roma perchè la storia della Roma è circolare, gattopardesca, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero*. Dovrebbe imparare, questa Squadra speciale nel vivere alla grande ma con le pezze al culo che i suoi vizi sono ciclici, e si ripetono incarnati da uomini diversi*.

E invece no, non impara mai.

E invece Handanovic, Dzeko, Salah, Medel.

*Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975.

Fiorentina-Roma 1-2. Fischi, fischietti e fischioni.

Secondo il “Galateo” i fischi sono un inequivocabile segno di maleducazione. Ma al richiamo del “fischio” abbiamo ceduto tutti, almeno una volta. O perlomeno c’abbiamo provato tutti. A qualcuno infatti fischiare riesce bene. Fischi forti, decisi, perentori. Ad altri invece i fischi escono a stento. Sfiati, più che altro. 

Fischiano senza pietà i melomani dopo la stecca di un tenore. Fischiano le navi per segnalare una manovra. Ci sono fischi celebri nel calcio, come quello “ a due dita” del Trap prima maniera. Ci sono fischi “musicali” indimenticabili, De Andrè ne “Il pescatore” o Modugno in “Vecchio Frack”. Ci sono addirittura alcuni casi di “lingue fischiate”, in cui fischi di vario genere sostituiscono la lingua parlata. 

Ecco cos’è stata Fiorentina-Roma, la sublimazione del fischio. 

I fischi dell’arbitro. Che dovrebbero trasmettere autorevolezza, fermezza e rigore. E invece, con in campo Orsato di Schi[f]o risultano essere solo sottolineature approssimative e caotiche di una incontrollabile isteria. Parafrasando, so’ tutti fischi “a cazzo di cane”. I fischietti distribuiti in tribuna, per contestare Salah. Per insultarlo, per togliergli fiducia e tranquillità, per destabilizzarlo. Non male come performance musicale. Magari un po’ corta, perché dopo sei minuti i fischietti erano stati già tutti riposti. Dove? Lasciamolo all’immaginazione.

E i fischioni. Due. Che potevano essere anche tre. Nonostante i fischi, e i fischietti.

Bayer Leverkusen-Roma 4-4. Individualità, disorganizzazione, lettura della partita e mentalità. Ovvero, pistolotto su come impiccarsi una partita in 4 semplici mosse

Senza preamboli:

1) Individualità scadenti. Torosidis ha sul groppone il 1° ed il 4° goal. Praticamente ha messo la sua firma sulla partita. 2 azioni, lo stesso errore. Affronta gli avversari entrambe le volte nello stesso disastroso modo: torsione innaturale del busto, passo incrociato. Nel primo caso, tanto per non farsi mancare nulla, aggiunge anche le braccia spalancate in piena area. Qualsiasi terzino le avrebbe tenute unite dietro la schiena, ma provate a farlo con il busto ruotato rispetto al fronte dell’azione e con una dinamica della corsa innaturale). Rigore, 1-0 (e prima madonna). Nel secondo caso, invece, la palla gli sfila tra le gambe proprio mentre (sempre col busto girato) i due piedi sono goffamente in aria. E quindi si trova, per quanto stia correndo, irrimediabilmente e goffamente privo di un perno grazie al quale correggere il movimento. Ora, i limiti tecnici del greco sono evidenti. E’ altrettanto evidente che nessuna squadra di medio livello in Europa si presenterebbe in una partita decisiva con un terzino del genere. E’ innegabile, però, che l’allenatore – se ritiene di non avere di meglio in rosa – su questi limiti tecnici debba far lavorare sodo il giocatore. Oppure fare altre scelte (per ora Florenzi, ma a gennaio si dovrà necessariamente intervenire).

2) Difesa disorganizzata. I movimenti della difesa sono stati a dir poco raccapriccianti sul 2° e sul 4° goal. L’immagine di Rudiger piantato come un ciocco di mogano al centro dell’area mentre i tre compagni di reparto tentavano un maldestro fuori gioco non ammette repliche. Come d’altronde, rigirando il concetto, quella di Torosidis, Manolas e Digne, che tentavano un maldestro fuorigioco con Rudiger piantato come un ciocco di mogano al centro dell’area. Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. E non cambia neanche quando, a uscire in modo scriteriato sul portatore di palla avversario, è Florenzi (come nel caso del pareggio del Leverkusen). Nonostante tutto, questo è il punto che mi preoccupa meno. Credo siano errori causati inevitabilmente dalla disabitudine a giocare insieme. E’ una difesa che cambia troppi pezzi ogni volta per avere sincronia e affiatamento. Certo però che la gestione dei rientri di Rudiger e Castan e della loro alternanza lascia perplessi…

3) Lettura della partita. La sostituzione di Salah è stata sbagliatissima. La fama di funambolo dell’egiziano è cresciuta in modo esponenziale da quando gioca in Italia. Dove però, a causa della mediocrità del campionato, chi ha la capacità per fare più di uno scatto e un dribbling può agevolmente superare almeno i 3/4 delle difese della Serie A. Credo invece che la sua maggior qualità sia l’unire una tecnica finissima ad un movimento continuo che, in fase di ripiego, consente al centrocampo di non perdere o di recuperare le posizioni. Nel primo tempo in due occasioni sbaglia in modo abbastanza grossolano la giocata. Una volta eccede nei dribbling, un’altra appoggia la palla con eccessiva sufficienza. In entrambi i casi sfrutta la velocità per posizionarsi davanti agli avversari, costringendoli a rallentare e ricominciare l’azione. Non solo. Salah, che non occupa mai (quasi mai) la posizione di centravanti, agendo invece da “guastatore” tra le linee. Questa posizione (solo apparentemente anarchica) consente a Gervinho di tagliare dalle fasce verso il centro. O di andare in percussione centralmente negli spazi che l’egiziano gli apre eseguendo il movimento a uscire.

Paradossalmente ritengo ne sia conferma proprio il goal di Iago Falque. Nato da un’invenzione estemporanea di Gervinho ormai confinato sulla fascia. Era il 2-4. 999 volte su 1000 sarebbe stato il goal decisivo, si dirà. E’ vero. Ma è altrettanto vero che, da quel momento in poi, gli attaccanti della Roma non sono stati più in grado di arginare le avanzate dei laterali del Bayer, né di impedire che l’azione potesse cominciare, lucidamente, dalla difesa.

4) Mentalità. Per la seconda volta consecutiva in Champions League la Roma è entrata in campo come se avesse bisogno di studiare gli avversari. Di capire “la situazione”. Senza logica, senza piglio, senza nerbo. Senza palle. Solo che, solitamente, le partite di un certo livello si studiano e si preparano prima, non si aspettano i primi 20’ del primo tempo. La Roma ha giocato da subito con grinta, determinazione e applicazione solo contro il Barcellona. Senza perdersi d’animo sotto di un goal, né quando sembrava impossibile riuscire a superare la metà campo. Contro avversari più scarsi (Bate Borisov) o quanto meno alla nostra portata (Leverkusen) la squadra è entrata in campo svagata, superficiale, disorganizzata. Per carità, questo è indice della fragilità psicologica di giocatori che, in Europa, non hanno storia né palmares. Ma anche della mentalità drammaticamente provinciale di chi li allena e li gestisce.

Detto tutto questo, la prestazione di ieri entra di diritto nella classifica delle “amarezze europee”. Insieme ai rigori con l’Arsenal e lo Slavia Praga. Grazie ragazzi.

Roma-Empoli 3-1. Equilibrio..

Equilibrio ci vorrebbe. Equilibrio.

Che in due settimane di Nazionale, di Conte e di Tavecchio, l’Empoli diventa lo United di Ferguson. O il Barcellona di Guardiola. E Skorupski diventa Peruzzi, Paredes diventa Iniesta, Maccarone diventa Rooney e Giampaolo (sì, Giampaolo) diventa Van Gaal.

Equilibrio ci vorrebbe. Equilibrio.

Che alla prima palla appoggiata da Gervinho tra le braccia di Skorupski la Roma torna la Roma, e l’Empoli torna l’Empoli. Ealloracchecazzofai, chiudi il primo tempo 0-0 coll’Empoli?

Equilibrio ci vorrebbe. Equilibrio.

Che Pjanic, De Rossi, Salah, e pensamo tutti a martedì.

Equilibrio ci vorrebbe. Equilibrio.

Che è stata ‘na papera di Szczesny, altrochè. Ealloratepareva. Ealloraèsemprecosì. Ealloraguardacomevaafinì.

Equilibrio ci vorrebbe. Equilibrio.

Ma non lo dico a Garcia. Lo dico a me.