Quindi per giocarsi lo scudetto va bene pure la difesa di una nazionale che ha perso in casa contro le Isole Far Oer. Così, tanto per dire dello stato del calcio italiano…
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LDAPOST della domenica. Roma-Torino 3-0. Ventura Giampiero…
Vincere era un’esigenza imprescindibile. Convincere anche. E la Roma, senza troppe difficoltà, fa entrambe le cose contro una squadra che, per quanto spremuta dalla iattura Europa League (le trasferte del giovedì hanno stravolto squadre ben più quotate del Torino) e dalle spoliazioni subite come consuetudine durante il calciomercato, risulta rognosa. Sempre ben motivata da quel Giampiero Ventura che, quando avvista il giallorosso, freme di rivalsa verso quel grande calcio che lo ha “dimenticato” sulle panchine di squadre di periferia. Oh. Solo che invece, quando di fronte si trova strisce verticali e stemmi zebrati, il suddetto Giampiero Ventura s’approccia alla partita in modo talmente arrendevole da far sembrare pericolosamente bradicardico anche il più fervente dei cuori granata.
Però stavolta 3-0 e via, a casa. Primo fra tutti il mister Ventura Giampiero, granata bianconero.
LDAPOST della domenica – Napoli-Roma 2-0. La fredda cronaca.
Dopo una settimana di analisi sociali, morali, etiche, di sermoni improvvisati e di prediche inadeguate arriva, finalmente, la partita. Di sabato, e alle tre.
Il Napoli scende in campo accarezzando e baciando sei metri di santini appesi nel sottopassaggio. E se insieme a Higuain, Insigne e Callejon bisogna fare fronte pure a Padre Pio, San Gennaro e almeno quattro madonne diverse, la questione si mette male ancora prima di cominciare..
La Roma si presenta con Keita al posto di De Rossi e Florenzi per Iturbe. L’intento sembra essere quello di controllare il match a centrocampo. Infatti in 49 secondi a centrocampo non la strusciamo manco per sbaglio, e il Napoli crea due occasioni da gol.
Il surreale spettacolo delle tribune mezze vuote per una delle (poche) partite di cartello del campionato italiano non fa che evidenziare come (per l’annunciato – e pompato da giornali e tv – clima di guerriglia) si sia arrivati a dover blindare Napoli come neanche il G8 del ’94.
Il surreale spettacolo della Roma in campo, invece, non fa che evidenziare come Garcia si sia scordato di blindà la difesa. Infatti, daje e ridaje, Higuain fa 1-0.
In 4′ e 38″ di gioco superiamo il centrocampo una sola volta, perlatro solo di pochi metri e dopo una serie di passaggi orizzontali la cui inutilità ricorda i fasti della Roma luisenriquiana. La partita è nelle mani del Napoli: Giorginho non trova opposizione (e quella poca che trova la irride), Insigne e Callejon arrivano al tiro in due tocchi (per di più fatti esclusivamente di tacco, d’esterno, di prima e a velocità supersonica). Totti costretto dal pressing avversario al limite della nostra area di rigore per fare un retropassaggio a De Sanctis è l’immagine dell’impotenza della Roma.
Pjanic non azzecca un passaggio, figuriamoci un dribbling. Holebas è un oggetto misterioso almeno quanto la corretta grafia del suo cognome. Totti è impalpabile. Fa male dirlo, ma il capitano sfodera una prestazione da ectoplasma, privo di palloni giocabili (è vero) ma assolutamente non in grado di rispondere allo strapotere fisico degli avversari.
La scarsa lucidità di squadra e allenatore si manifesta inesorabilmente quando la soluzione prescelta per una punizione dalla trequarti innesca un fulmineo contropiede del Napoli che, solo per una questione di centimetri , non ci consegna l’Oscar per lo “schema più stronzo”.
Insomma, per cercare di restare in partita e provare a raddrizzare la gara nel secondo tempo c’aggrappiamo alle mani e alle urla di De Sanctis, a un paio di recuperi di Yanga-Mbiwa, all’imprecisione di Insigne e all’incrocio dei pali su cui (a tempo praticamente scaduto) Hamsik stampa un piattone da dentro l’area a portiere battuto che già faceva ritornare alla mente i fantasmi di tragiche disfatte di Champions..
Il secondo tempo inizia con gli stessi uomini in campo, col Napoli che parte un po’ più lento e la Roma che prova – più per orgoglio che per reale impatto sulla partita – a venire fuori. Che non è giornata, però, lo confermano le due occasioni sprecate da Florenzi e la serie di cross sparati (a cazzo di cane) dai terzini greci. Il patetico deserto lasciato nell’area del Napoli dall’attacco giallorosso, nonostante l’ingresso di Destro e Iturbe, annuncia che la prossima puntata di SuperQuark sarà dedicata alla figura del centravanti della Roma, “questo sconosciuto”.
L’ultima carta giocata da Garcia, Ljajic al posto di Torosidis, risulta perfetta per spalancare ulteriori praterie al Napoli che, al terzo tentativo di battere il record di ribaltamento di fronte più veloce della storia, fa 2-0.
Dunque, questa è la fredda cronaca. E con “fredda” non intendo obiettiva. Ma proprio fredda, ghiacciata. Perchè a vedere la Roma così impotente mi s’è gelato il sangue. E ancora si deve riscalda’.
LDAPOST della domenica. Sampdoria-Roma 0-0. Aforisma.
E‘ la Roma. Progetta sogni, genera speranze, e costruisce rimpianti.
LDAPOST della domenica. Juventus-Roma 3-2. Malabolgia.

Com’io tenea levate in lor le ciglia,
e un serpente con sei piè si lancia
dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia.
Co’ piè di mezzo li avvinse la pancia,
e con li anterior le braccia prese;
poi li addentò e l’una e l’altra guancia;
li diretani a le cosce distese,
e miseli la coda tra ’mbedue,
e dietro per le ren sù la ristese.
Ellera abbarbicata mai non fue
ad alber sì, come l’orribil fiera
per l’altrui membra avviticchiò le sue.
Poi s’appiccar, come di calda cera
fossero stati, e mischiar lor colore,
né l’un né l’altro già parea quel ch’era:
come procede innanzi da l’ardore,
per lo papiro suso, un color bruno
che non è nero ancora e ’l bianco more.
Li altri due ’l riguardavano, e ciascuno
gridava: «Omè, Agnel, come ti muti!
Vedi che già non se’ né due né uno».
Già eran li due capi un divenuti,
quando n’apparver due figure miste
in una faccia, ov’eran due perduti.
Fersi le braccia due di quattro liste;
le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso
divenner membra che non fuor mai viste.
Ogne primaio aspetto ivi era casso:
due e nessun l’imagine perversa
parea; e tal sen gio con lento passo.
Dante Alighieri, Inferno, canto XXV.
Ve vojo vede’ così: mostri schifosi.