LDAPOST della domenica – Napoli-Roma 2-0. La fredda cronaca.

Dopo una settimana di analisi sociali, morali, etiche, di sermoni improvvisati e di prediche inadeguate arriva, finalmente, la partita. Di sabato, e alle tre.

Il Napoli scende in campo accarezzando e baciando sei metri di santini appesi nel sottopassaggio. E se insieme a Higuain, Insigne e Callejon bisogna fare fronte pure a Padre Pio, San Gennaro e almeno quattro madonne diverse, la questione si mette male ancora prima di cominciare..

La Roma si presenta con Keita al posto di De Rossi e Florenzi per Iturbe. L’intento sembra essere quello di controllare il match a centrocampo. Infatti in 49 secondi a centrocampo non la strusciamo manco per sbaglio, e il Napoli crea due occasioni da gol.

Il surreale spettacolo delle tribune mezze vuote per una delle (poche) partite di cartello del campionato italiano non fa che evidenziare come (per l’annunciato – e pompato da giornali e tv – clima di guerriglia) si sia arrivati a dover blindare Napoli come neanche il G8 del ’94.

Il surreale spettacolo della Roma in campo, invece, non fa che evidenziare come Garcia si sia scordato di blindà la difesa. Infatti, daje e ridaje, Higuain fa 1-0.

In 4′ e 38″ di gioco superiamo il centrocampo una sola volta, perlatro solo di pochi metri e dopo una serie di passaggi orizzontali la cui inutilità ricorda i fasti della Roma luisenriquiana. La partita è nelle mani del Napoli: Giorginho non trova opposizione (e quella poca che trova la irride), Insigne e Callejon arrivano al tiro in due tocchi (per di più fatti esclusivamente di tacco, d’esterno, di prima e a velocità supersonica). Totti costretto dal pressing avversario al limite della nostra area di rigore per fare un retropassaggio a De Sanctis è l’immagine dell’impotenza della Roma.

Pjanic non azzecca un passaggio, figuriamoci un dribbling. Holebas è un oggetto misterioso almeno quanto la corretta grafia del suo cognome. Totti è impalpabile. Fa male dirlo, ma il capitano sfodera una prestazione da ectoplasma, privo di palloni giocabili (è vero) ma assolutamente non in grado di rispondere allo strapotere fisico degli avversari.

La scarsa lucidità di squadra e allenatore si manifesta inesorabilmente quando la soluzione prescelta per una punizione dalla trequarti innesca un fulmineo contropiede del Napoli che, solo per una questione di centimetri , non ci consegna l’Oscar per lo “schema più stronzo”.

Insomma, per cercare di restare in partita e provare a raddrizzare la gara nel secondo tempo c’aggrappiamo alle mani e alle urla di De Sanctis, a un paio di recuperi di Yanga-Mbiwa, all’imprecisione di Insigne e all’incrocio dei pali su cui (a tempo praticamente scaduto) Hamsik stampa un piattone da dentro l’area a portiere battuto che già faceva ritornare alla mente i fantasmi di tragiche disfatte di Champions..

Il secondo tempo inizia con gli stessi uomini in campo, col Napoli che parte un po’ più lento e la Roma che prova – più per orgoglio che per reale impatto sulla partita – a venire fuori. Che non è giornata, però, lo confermano le due occasioni sprecate da Florenzi e la serie di cross sparati (a cazzo di cane) dai terzini greci. Il patetico deserto lasciato nell’area del Napoli dall’attacco giallorosso, nonostante l’ingresso di Destro e Iturbe, annuncia che la prossima puntata di SuperQuark sarà dedicata alla figura del centravanti della Roma, “questo sconosciuto”.

L’ultima carta giocata da Garcia, Ljajic al posto di Torosidis, risulta perfetta per spalancare ulteriori praterie al Napoli che, al terzo tentativo di battere il record di ribaltamento di fronte più veloce della storia, fa 2-0.

Dunque, questa è la fredda cronaca. E con “fredda” non intendo obiettiva. Ma proprio fredda, ghiacciata. Perchè a vedere la Roma così impotente mi s’è gelato il sangue. E ancora si deve riscalda’.

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