LDAPOST della domenica. Juventus-Roma 3-2. Malabolgia.

G. Doré, Le metamorfosi dei ladri.
G. Doré, Le metamorfosi dei ladri.

Com’io tenea levate in lor le ciglia, 

e un serpente con sei piè si lancia 

dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia.

Co’ piè di mezzo li avvinse la pancia, 

e con li anterior le braccia prese; 

poi li addentò e l’una e l’altra guancia;

li diretani a le cosce distese, 

e miseli la coda tra ’mbedue, 

e dietro per le ren sù la ristese.

Ellera abbarbicata mai non fue 

ad alber sì, come l’orribil fiera 

per l’altrui membra avviticchiò le sue.

Poi s’appiccar, come di calda cera 

fossero stati, e mischiar lor colore, 

né l’un né l’altro già parea quel ch’era:

come procede innanzi da l’ardore, 

per lo papiro suso, un color bruno 

che non è nero ancora e ’l bianco more.

Li altri due ’l riguardavano, e ciascuno 

gridava: «Omè, Agnel, come ti muti! 

Vedi che già non se’ né due né uno».

Già eran li due capi un divenuti, 

quando n’apparver due figure miste 

in una faccia, ov’eran due perduti.

Fersi le braccia due di quattro liste; 

le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso 

divenner membra che non fuor mai viste.

Ogne primaio aspetto ivi era casso: 

due e nessun l’imagine perversa 

parea; e tal sen gio con lento passo.

Dante Alighieri, Inferno, canto XXV.

Ve vojo vede’ così: mostri schifosi.

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