Viene da chiedersi, quanto costeranno le zucchine?

E’ più forte di me, non capisco.
Non capisco perché, sabato sera, abbia suscitato questa ondata di generalizzato sdegno (e di annessa benpensantistica moralità) il fatto che, in una situazione di fortissima tensione e criticità come quella che si era creata prima dell’inizio della finale di Coppa Italia, i responsabili di pubblica sicurezza abbiano “trattato” con uno dei referenti (o forse con “il” referente) dei soggetti coinvolti.
“Genny ‘a carogna non è l’interlocutore con cui i rappresentanti delle istituzioni dovrebbero abbassarsi a trattare!!” gridavano i professionisti dell’etica a orologeria (come saggiamente la chiama un mio amico) nei Tg, in radio e sul web. Ma dai? (versione elegante del ben più chiaro Graziearcazzo!)
Ma in quel momento, purtroppo, la voce di Genny ‘a carogna, seduto a cavalcioni sulla balaustra dello stadio, era quella che stava rimbalzando di seggiolino in seggiolino, di smartphone in smartphone, di social network in social network. Era la voce più forte. Più del Prefetto. Più del Questore. Più del Presidente del Consiglio e del Presidente del Senato (che pure erano lì, a neanche cento metri, non nascosti nei palazzi). E’ agghiacciante, ma era quella con cui era necessario parlare per fare in modo che il messaggio fosse recepito da tutti.
E’ questo che a me scandalizza.
Che, con personaggi del calibro di Genny ‘a carogna, lo Stato abbia ancora la necessità di “trattare”. Nonostante i Daspo, i tornelli, le tessere del tifoso, le telecamere.
Mi scandalizza uno Stato che, a forza di raccontarci che Stefano Cucchi è morto per inanizione, che una ragazza durante una manifestazione è stata calpestata perché scambiata per uno zaino e che Federico Aldrovandi s’è ammazzato da solo, in situazioni critiche ha meno credito delle parole e degli sproloqui di un capobranco pregiudicato.
Non mi scandalizza che vada a “trattare”. Mi scandalizza che sia ridotto a doverlo fare anche con chi, già dalla scritta sulla maglietta, inneggia alla sua fine.
Oggi ho fatto le gare di nuoto. So’ arrivato quarto.
Maddai quarto! Bravo! Allora, cercherò di essere chiaro. Lo sport è bello, bellissimo, sempre, però…
..però il Primo spernacchia tutti. Ma soprattutto spernacchia il secondo, perchè lo ha beffato di più.
Secondo e Terzo spernacchiano tutti, dal quarto in giù.
Però il Terzo spernacchia anche il Secondo. Perchè – è vero – sono entrambi sul podio, ma il Secondo è comunque quello che ha perso di più.
Il Terzo, poi, spernacchia anche il quarto. Perchè lui non ha vinto ma è comunque sul podio mentre il Quarto è il primo a non aver vinto proprio niente.
Ma soprattutto il Quinto spernacchia il Quarto, perchè “pensa come rosicavo se arrivavo quarto“.
Perciò, morale della favola: se proprio non puoi vince’ l’ideale sarebbe arriva’ terzo. Ma comunque mai – e dico mai – quarto.
M’è tornata in mente questa filastrocca di Gianni Rodari.
Che non è esattamente sul 25 Aprile, ma che – per me – ne parla più di tanti ampollosi discorsi.
“O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?”
“Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
“O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto – Mamma non stare in pena
se non ritorno per la cena,
in prigione mi hanno messo
perchè sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
quel che scrivevo era buon italiano,
ho scritto sui muri della città
“Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’ -a- non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia”.
La dedico a Pansa. E a Grillo. Che tengano bene a mente da dove nasce la loro libertà di espressione.
La preparazione che ho fatto per gareggiare nell’Ironman di Nizza è stata molto più dura della condanna ai servizi sociali di Berlusconi.
Ah, e io ho pure pagato.