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LDAPOST della domenica #30 – la partita perfetta – Roma-Inter 0-0.

Una delle citazioni più frequenti, parlando di calcio, è quella secondo cui uno degli allenatori italiani più importanti e innovativi, Arrigo Sacchi da Fusignano, avrebbe definito lo 0-0 come il risultato ideale di una partita perfetta.

Partendo da questo pur discutibile assioma, in punta di lingua vorrei precisare che:

– Lo 0-0 potrebbe pure essere il risultato perfetto di una partita perfetta, ma per definire perfetta una partita c’è bisogno, oltre che dell’applicazione inesorabile delfuorigioco, della ritmica sovrapposizione dei terzini, dell’inesorabile svolgimento delle diagonali difensive, delle triangolazioni degli attaccanti e degli inserimenti dei centrocampisti, anche della giusta cornice di pubblico. Che di questa presunta “partita perfetta” possa apprezzare tutti gli aspetti sopra citati. E, magari, a questa presunta partita perfetta possa contribuire con colori, parole e suoni. Perciò una partita giocata senza tifosi nelle curve e nei distinti faccio fatica a definirla una “partita”, figuriamoci “perfetta”. Se poi curve e distinti sono chiusi in ottemperanza ad una norma che, in nome di una non meglio precisabile “discriminazione    territoriale”, punisce il coro “Vesuvio lavali cor foco” ma se ne strasbatte dei vari “Romano bastardo” o “La storia ci insegna che, la lupa romana è, un cane rognoso che muore allattando due figli di troia olè”, la partita può essere definita solo “falsata”. Altro che “perfetta”.

Di conseguenza, di una partita fondamentale per il campionato così evidentemente falsata, non penso sia necessario parlare. Non è necessario parlare della eccessiva morbidezza di Destro (dovuta, probabilmente, al fisiologico calo di forma che hanno i giocatori dopo il rientro da un grave infortunio). Non è necessario parlare dell’esasperante, e dannoso, intestardirsi di Gervinho in azioni personali che non fanno evidentemente parte delle sue caratteristiche. Non è necessario parlare del momento di confusione di mister Garcia, che estrae dal cilindro due sostituzioni (Bastos e Florenzi) in grado di togliere, allo già spuntato tridente, anche la residua possibilità di combinare qualcosa negli ultimi minuti buttando la palla in mezzo e facendo a sportellate. Non è necessario parlare di una squadra che sembra sulle gambe. Non è necessario parlare di come si debba ovviare, senza soffrire troppo, alla doppia assenza di Pjanic e Totti. Non è necessario parlare di De Rossi che, chiamato ad una prova da leader, ci regala l’ennesima partita isterica, inutile e violenta.

Non è necessario parlare di Bergonzi.

Ma soprattutto non è necessario parlare del Daspo con cui sono stati puniti i tifosi della Juventus autori dell’agghiacciante striscione contro i morti di Superga. Daspo che consente quindi, agli altri tifosi, di continuare a sostenere l’eccezionale cavalcata della Vecchia Signora dai loro posti nello Juventus Stadium.

Non è necessario perchè lo 0-0 è il risultato perfetto di una partita perfetta.

LDAPOST della domenica #29 – come sempre? – Bologna-Roma 0-1.

Fosse andata come sempre, all’ultimo fottutissimo secondo del solito ultimo fottutissimo minuto, Christodoulopoulos avrebbe pareggiato.

Fosse andata come sempre, nei commenti al bar avremmo trasformato il cinismo in debolezza, la solidità difensiva in catenaccio inutile e la voglia di lottare in isteria collettiva.

Fosse andata come sempre avremmo interpretato la carambola del pallone dopo il palo di Destro come un errore tecnico macroscopico, e non come un inspiegabile deroga naturale alle leggi della fisica. Avremmo bollato in modo definitivo Bastos come un orrido bidone, bono (forse) per la Roma de Bianchi. E manco Ottavio, Carlos. Quello che voleva vende Totti alla Sampdoria e s’era portato il cognato per farlo gioca’ in difesa al posto di Aldair.

Ah, poi. Fosse andata come sempre, Calaiò avrebbe preso il palo. Anzi no, la barriera. E sul contropiede il Napoli avrebbe fatto il 2-0.

Solo che quest’anno, a volte, le cose non vanno come sempre.

Tranne questo, ovviamente:

rigore toro

LDAPOST della domenica #28 – vittoria e squalifica – Roma-Sampdoria 3-0

La partita era difficile. Dopo il pareggio nel derby e, soprattutto, dopo le vittorie pomeridiane di Juve e Napoli contro le assatanate Chievo e Sassuolo. Ah, non erano assatanate? Strano. Vabbè. Era una partita difficile perché da giocare contro una squadra che, dopo il cambio di allenatore, si è riassestata. E anche bene, nonostante una rosa in larga parte agghiacciante. Era la partita contro Sinisa Mihajlovic, ex blucerchiato, ex laziale, ex interista, e anche (poco, per fortuna) ex romanista. Quello che millanta di aver convinto Boskov, il 28 Marzo del 1993, a far debuttare in Serie A un ragazzino di nome Francesco Totti: “Si può dire che l’ho fatto esordire io. Di lui si parlava bene e una volta dopo averlo visto con la Primavera consigliai Boskov di portarlo con noi perchè si abituasse al clima e magari farlo esordire se ce ne fosse stata l’occasione. Andammo a Brescia, segnai io e Caniggia e a un quarto d’ora dalla fine proposi a Boskov di farlo esordire e così fece”. Ora, reprimendo un cordialissimo e giustificatissimo mavattelaapjanderculo, resta da chiedersi chi – in quella stagione – avesse convinto Boskov a far giocare lui.
Comunque, simpatico quanto il nodo della sua sciarpa (peraltro assolutamente sovradimensionata rispetto alle esigenze climatiche della serata primaverile) l’ex ct della nazionale serba, che dichiara di ispirarsi ad Eriksson e di aver imparato da Mancini, schiera i blucerchiati come avrebbe fatto Fascetti. Tutti dietro la palla, raddoppi continui e, se possibile, qualche calcione ben distribuito. Solo che De Silvestri, Gastaldello, Mustafi e Regini non sono proprio quello che può definirsi un muro invalicabile così, per quanto al piccolo trotto, la Roma non la butta subito in goleada solo perché Destro, gervinho e Strootman si divorano due di quelle occasioni talmente colossali da farti subito pensare guarda te che culo questi, sta  a vede’ se alla fine non ce fregano [“fregano” è un gentile sinonimo, NDR]. Oh, però dai e dai, su un calcio d’angolo mirabilmente battuto da Florenzi, in una mischia scomposta, tra maglie tirate, schiene placcate e gambe abbracciate, Destro la butta dentro producendosi in un perentorio stacco di testa, stimabile tra i 2 e i 4 cm. 1-0 ed esultanza somodata dell’attaccante che se leva la maglia, se fa ammonì e grida al mondo “aho era la calzamaglia che c’avevo a Napoli che me faceva sembra un pandoro!!”.
Al 54’ Pjanic fa 2-0 su punizione con un bel tiro di collo, secco, che supera la barriera, s’abbassa e soprattutto fa rimanere Da Costa per quello che è, un pezzo de mogano coi guanti. Messasi male, Mihajlovic cala la mossa a sorpresa e getta nella mischia un attaccante legnoso e sovrappeso. Solo grazie alle spietate zoomate di Sky riconosco l’ex promessa Stefano Okaka. Che peraltro ero convinto avesse abbandonato il calcio dopo il goal di tacco al Siena che divenne l’emblema dell’inseguimento alla vetta della Roma di Ranieri. E invece no, ancora s’aggira maldestramente per la massima serie. E comunque avrebbe fatto meglio, a ritirarsi. Manco un minuto in campo e Florenzi, Gervinho e Destro lavano l’offesa arrecata dal suo ingresso al ruolo di centravanti, e con un’azione da manuale fanno 3-0. E tutti a casa.

Purtroppo, però, al termine di una partita così spettacolare, arriva la doccia gelata. Con un perentorio comunicato la Corte di Giustizia Federale sancisce come, a causa del reiterarsi di cori disciminatori rivolti da una rilevante percentuale degli spettatori presenti sul divano di casa mia nei confronti dell’allenatore della Sampdoria (in particolare il mai fuori moda “Sinisa zingaro e li mortacci tua”), il prossimo post “della Domenica” sara’ scritto privo delle vocali E e U.

LDAPOST della domenica #27 – capita – Lazio-Roma 0-0

Il girone di ritorno, in Italia, è un campionato nel campionato. Se fossimo come l’Argentina sarebbe proprio un altro titolo. Un altro scudetto. Perché tutte le squadre cominciano ad avvertire l’ossessione dell’obiettivo da raggiungere, che sia l’europa o la salvezza. Che sia la voglia di salvare l’onore in un’annata mediocre o il disperato tentativo di rientrare nella lotta per non retrocedere. Così, quando davanti ti trovi davanti squadre del calibro di Sassuolo, Catania, Bologna Cagliari o Livorno (ad esempio), le sfide si fanno più serrate, gli scontri più  duri, le tattiche più esasperate. Non c’è molta differenza con le sfide di vertice: partite spesso bloccate, centrocampo foltissimo e le fasce talmente affollate da sembrare viale Marconi in periodo di shopping. Nel caso della Roma, poi, con gli allenatori avversari alla disperata ricerca di qualche marcatore da piazzare intorno a Gervinho come le macchine in seconda e tripla fila davanti ai negozi sotto Natale.
E a volte capita anche che, per quanto siano asserragliate a difesa della linea di porta, per quanto siano meno dotate tecnicamente e sterili tatticamente (rigidamente obbedienti al divieto d’accesso alla metà campo in funzione del quale hanno preparato il match), anche squadre come Sassuolo, Livorno, Catania ecc. possano trovare un contropiede casuale e fortunoso in grado di rovinarti in un colpo solo pomeriggio, serata e (almeno) tutto il lunedì. Certo, la differenza di categoria si vede anche dall’interpretazione di questi episodi. Così, mentre Gervinho, Totti, Bastos e Florenzi s’addannavano e s’affannavano ma sbattevano contro un muro a secco tirato su (in modo evidentemente abusivo) tra il primo e il secondo tempo, a qualcun altro bastava la semplice emozione di aver, per una volta, disobbedito agli ordini varcando la metà campo, per incespicare e coprirsi di vergogna (lui solo) e di ridicolo (loro tutti). [E far entrare nel novero degli eroi immortali anche un terzino greco con la chierica, autore nell’occasione di quella che i manuali del calcio definiscono  “diagonale della vita”. NDR].
Per questo, a volte, quando incontri il Sassuolo, il Bologna, il Catania o il Livorno, può succedere che lo 0-0 non si sblocchi. Capita contro squadre di quel livello, di quello spessore, di quel valore e, soprattutto, di quelle ambizioni. Infatti può capitare anche contro la Lazio.