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C’è mancato poco…

In fin dei conti, il PD non potrebbe non starmi simpatico. Non c’entra niente la politica, stavolta. E’ un fatto epidermico. Si tratta di vocazioni. In questo caso di vocazione alla sconfitta. Quante volte, dopo una festa tra amici, tra un ultimo giro di Peroni ghiacciate e qualche amaro si finisce a parlare di calcio e a ricordare partite, episodi, goal. E quante volte si torna al racconto epico della vittoria 3-1 contro lo Slavia Praga. La partita del cuore: quarti di finale di Coppa Uefa, 19 marzo 1996. La Roma di Carlo Mazzone era chiamata a rovesciare il 2-0 subito all’andata su un campo ghiacciato. Ricordo il tragitto in motorino (con Federico), le due ore (buone) di attesa, l’inno, i cori, le sciarpe e le bandiere. Il gol di Moriero e quello di Giannini a pochi minuti dalla fine. Ancora Moriero nel primo tempo supplementare. 3-0. Gli abbracci, i cori, le bandiere, le sciarpe. Grande cuore, grande rimonta. Poi Vavra (che tu sia maledetto) 3-1. Grande cuore, grande rimonta, ma in semifinale ci va lo Slavia. Che botta. Però ancora ne parliamo, eccome. Come se l’impresa fosse stata compiuta, perché una sconfitta, se parli di calcio, può diventare un racconto più affascinante di una vittoria. “Ti ricordi? Che partita ragazzi, che gol Moriero, e che dribbling! che cuore Giannini! Cavolo, c’è mancato poco..”.

Ecco, il PD è così. Alla Festa Democratica di Firenze, Pierluigi Bersani è stato accolto con il coro ”Un segretario, c’è solo un segretario!”. Vabbè – mi direte – l’hai già scritto il 23 luglio, è una notizia vecchia. No, è notizia di ieri.  Ma è per questo che sento una affinità fuori dal comune. Perché i militanti del “c’è solo un segretario” non solo hanno visto per l’ennesima volta vanificare le loro speranze, i loro sacrifici e il loro impegno da una classe dirigente capace di perdere elezioni praticamente già vinte…ma dimostrano quello stesso compiacimento nel trasformare in figure epiche i protagonisti della disfatta. Tanto più inaspettata, tanto più rovinosa…tanto meglio. Così Bersani diventa Moriero, Fassina diventa Giannini e D’Alema diventa Mazzone. “Cavolo, c’è mancato poco…”.

LDAPOST della domenica #6 – Ogni maledetta sosta.

Giocano le nazionali. Ci sono gli Azzurri. C’è da conquistare la qualificazione al Mondiale in Brasile. Abbiamo strappato la vittoria contro la Bulgaria grazie a uno straordinario Buffon e dobbiamo andare all’assalto della Repubblica Ceca per raggiungere Brasil2014.

Si vabbè, sticazzi.

La sosta per la nazionale non ha nulla di sportivo, nulla di interessante, nulla di esaltante. E’ una cattiveria, una crudeltà. La sosta per la nazionale è un’accanimento bello e buono sulla passione del tifoso.

Almeno, va detto, i cervelloni che organizzano date e calendari c’hanno risparmiato quell’orgasmo interrotto rappresentato dalla pausa-nazionali dopo la prima giornata di campionato. Che poi, negli ultimi anni, la nazionale era solo un’immagine pallida e sfocata sullo sfondo di polemiche, incazzature e delusioni visto che la Roma, di esordio, non ne imbroccava uno.

Stavolta invece le due vittorie iniziali hanno trasformato la sosta in una crudele seduta di psicoterapia. Le repliche dei goal, la classifica di televideo, le pagine internet di Corriere e Gazzetta, le statistiche per il Fantacalcio, i servizi di SkySport, non fanno altro che instillare la tentazione di declinare una tabella di pronostici trionfali per i prossimi turni, un’abitudine così menagrama e dannosa a cui solo una psiche forte può resistere e a cui solo i caratteri più coraggiosi sanno sottrarsi. Così per qualcuno non rimane che chiedere aiuto alla modernità, attaccarsi a Fox Sports e accanirsi sulle repliche della Eredivisie. Per qualcun altro (per me) non rimane che aggrapparsi a inequivocabili gesti scaramantici ogni volta che sciagurati commentatori parlano di Garcia come di Capello, di Florenzi come di Tommasi e di Benatia come Samuel. Per tacer di Gervinho, ovviamente. Perché almeno nella pausa, il maalox vorrei risparmiarmelo.

Il sogno di volare.

Carlo Lucarelli, "Il sogno di volare" (Einaudi)
Carlo Lucarelli, “Il sogno di volare” (Einaudi)

Il ritorno dell’ispettrice Grazia Negro lo aspettavo da tanto tempo.

Un personaggio ricco di contrasti, come consuetudine per la penna di Lucarelli. L’aspettavo, l’ispettrice Grazia Negro, dopo Almost blue (che rimane, per me, il più bello tra i thriller di Lucarelli) ed Un giorno dopo l’altro, indagare, tormentarsi e mordersi la guancia, dentro una Bologna profondamente cambiata. Meno vivace, più stanca, più grigia, e (se possibile) più provinciale.

Come in Almost Blue, anche questa volta la trama e i colpi di scena si snodano attorno ai versi di una canzone, Il Sogno di Volare del cantautore Andrea Buffa. Un brano che non conoscevo (sono andato a recuperarlo su youtube) e che in effetti, come racconta lo stesso Lucarelli in questa presentazione, trasmette tristezza, rabbia e disagio. Ma trovo che le parole (e le note) di questa canzone trasmettano anche un amore denso e profondo. Come l’ispettrice Grazia Negro.

La malnutrizione in Italia.

[dallEnciclopedia Medica]. MALNUTRIZIONE: disordine della nutrizione. Può essere classificata in due forme: malnutrizione primitiva, in cui si ha un errato apporto alimentare, insufficiente o eccessivo; e malnutrizione secondaria (spesso dipendente da malattie), in cui si riscontrano alterazioni dei processi di digestione, assorbimento, trasporto, immagazzinamento, metabolismo o eliminazione delle sostanze nutritive. La malnutrizione può essere di grado lieve, medio o grave, e può avere durata variabile, con effetti reversibili o irreversibili.

A volte, anche in Italia, la “sindrome da inanizione” causa la morte.

A volte, però, in Italia la “sindrome da inanizione” causa fratture alla schiena, ematomi, lesioni al viso e alla testa. E la morte. A 31 anni. In ospedale.

#chihauccisoStefanoCucchi?

LDAPOST della domenica #5. S’é invecchiato? – Roma-Verona 3-0.

S’é invecchiato. Francesco Totti, dico. S’é invecchiato. Me ne sono reso conto di botto, da un’inquadratura di Sky – dopo l’entrata assassina subita da Jankovic pochi istanti prima della fine del primo tempo – che metteva in risalto le piccole rughe intorno agli occhi.

“Ma come, s’è invecchiato?”. Pensavo questo mentre la Roma era inchiodata sullo 0-0 dal Verona, nonostante percentuali bulgare di possesso palla e una serie di occasioni da goal che nel vortice di inserimenti e sovrapposizioni orditi da Mister Garcia erano state tutte buttate alle ortiche, coerentemente con quanto fatto durante il proyecto asturiano e il disastro boemo.

“Ma come, s’è invecchiato?”. Pensavo questo e contemporaneamente mi rendevo conto di come, accanto a lui, tutto fosse uguale. Intorno a lui si muovono sempre almeno due giocatori pronti a vanificare in modo ridicolo ogni sua invenzione. Ogni sua delizia. E infatti eccoli, Florenzi e Gervinho affannarsi a correre, sbuffare, contrastare, rimpallare, lisciare e sprecare. Eccoli, il nuovo Lima e il nuovo Perrotta, pronti a gettarsi su ogni verticalizzazione e, soli davanti a un portiere già arreso, trovare sempre il modo piu’ spettacolare per sprecare ogni chance.

Mentre i miei pensieri di tifoso sprofondavano – con la costanza delle ultime due stagioni – in intellettualoidi reminiscenze letterarie verso un pessimismo cosmico di leopardiana memoria, qualcosa nell’aria, e nel cielo, cambiava. Il sole d’agosto lasciava spazio al primo leggero venticello di settembre. L’avvicinarsi della sera ricaricava voglia, polmoni e speranze. Anche in campo, evidentemente.

E Strootman dopo aver riconquistato praticamente da terra un pallone perso, lo appoggiava al Capitano che – ad occhi chiusi come sempre – apriva su Maicon. 1-0.

Pjanic scucchiaiava  da 30 metri a fil di traversa. 2-0.

Ljajic partiva in serpentina e sparava una botta all’angolo alla destra del portiere. 3-0.

Con l’equilibrio che mi contraddistingue al pessimismo cosmico sostituivo l’ardore risorgimentale. Nonostante Gervinho, nonostante Florenzi e grazie al Capitano. A cui, diciamoci la verità, le rughe sugli occhi donano il piglio del condottiero di mille battaglie.

PS. È vero, la Roma ha iniziato il campionato in discesa, contro due neopromosse. E altrettanto vero che, negli anni scorsi, con le neopromosse, c’abbiamo perso.