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L’abbraccio, l’amore, il dolore e la vergogna.

Abbracciati. Le gambe incrociate l’uno con l’altra. Le mani strette. I volti accostati.

Morti. Insieme.

Se non sapessimo dove (e come, e perchè), quest’immagine ci trasmetterebbe pace, quiete. Come gli “amanti di Valdaro”, i due scheletri abbracciati da 6000 anni e ritrovati nel 2007 vicino a Mantova.

Se non sapessimo dove, come e perchè vedremmo solo un’eterna immagine d’amore.

Invece, sappiamo tutto: 3 ottobre 2013, Lampedusa, naufragio di un barcone carico di immigrati. 366 morti.

E questa immagine d’amore è l’immagine del dolore italiano di non poter salvare tutti. Di dover dire troppo spesso “il mare è pieno di morti“. Di chi vede il proprio paese, abbandonato di fronte ad una emergenza umanitaria da chi poi – quando invece che di esseri umani si parla di economia – sale sul piedistallo e detta regole, leggi e indirizzi.

E’ l’immagine della vergogna dell’Unione Europea.

Lampedusa, 3 Ottobre 2013.
Lampedusa, 3 Ottobre 2013.

Clandestino si, Clandestino no.

La Camera, nonostante l’ostruzionismo della Lega Nord ha approvato il ddl sulle pene alternative al carcere. Nel secondo dei 16 articoli che lo compongono, tra i reati che il Governo dovrà trasformare in illeciti amministrativi c’è quello di immigrazione clandestina.

Premesso che in merito ho ancora delle perplessità (essenzialmente perché in altri paesi europei è prevista la reclusione) credo sia necessario fare chiarezza su alcuni punti, fondamentali per interpretarlo in un modo un po’ più equilibrato rispetto ai commenti che ho visto fiorire su social media, su certa stampa online o, più semplicemente, sentito al bar.

L’obiezione per cui, da oggi, le nostre coste saranno prese d’assalto da profughi, migranti e disgraziati vari è una solenne c*#*#*a. Scusate la franchezza. Semplicemente perchè le nostre coste sono già prese d’assalto da profughi, migranti e disgraziati vari. Lampedusa è storia recente.

L’immigrato entrato “clandestinamente”, dopo l’identificazione deve essere espulso con riaccompagnamento coatto alla frontiera. Credo non ci piova. E infatti il ddl mantiene il procedimento amministrativo di espulsione per coloro che violano le norme sull’ingresso e il soggiorno nello Stato. Nel caso dopo un decreto di espulsione “ci riprovasse” (per dirla spicciola), è prevista la rilevanza penale per il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione.

Per un “reato”, ci vuole un processo. Un processo prevede un eventuale appello. Quindi tempo e risorse. Dopodichè una condanna e una pena da scontare, in carcere. Dove non c’è posto. E, solo poi, l’espulsione. Dunque, siamo sicuri che, se ben applicato, sia più morbido e meno utile?

A fine maggio scadono i termini che l’Europa ci ha imposto per trovare una soluzione al sovraffollamento che costringe i detenuti a vivere in condizioni non umane. E, per quanto sulle decisioni dell’Europa ci siano opinioni discordanti, trovare delle modalità per intervenire strutturalmente sul problema non solo con i periodici (e inutili) “svuota-carceri” credo sia una questione fondamentale.

Poi, tanto per essere chiaro, a tutto questa “riorganizzazione” io affiancherei anche la costruzione di qualche carcere nuovo. Come si fa in un paese civile.

L’onore offeso della polizia.

Franco Maccari, segretario generale del Coisp, ha denunciato per “vilipendio dell’immagine della Polizia di stato” Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto nel 2009 in ospedale durante la custodia cautelare), Lucia Uva (sorella di Giuseppe, morto nel 2008 dopo un fermo dei carabinieri), e Domenica Ferrulli (figlia di Michele, morto nel 2011 durante l’arresto). Sia detto per inciso, poi, che il Coisp è quel sindacato che, nel marzo del 2013, manifestò in favore degli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi (sotto gli uffici del comune di Ferrara dove lavora la mamma di Federico, Patrizia Moretti).

Che sia chiaro al Sig. Maccari e al Coisp che questi atteggiamenti arroganti e provocatori verso i parenti dei ragazzi morti offendono e feriscono tutti. Ma non spaventano nessuno.

Ha scritto Ilaria Cucchi sull’Huffington Post. “Sono indagata per aver reclamato verità e giustizia per la morte di Federico, di Michele, di Giuseppe, di Dino e di tanti altri morti di stato. Sono indagata per essermi ribellata alla mistificazione ed alle infamanti menzogne sulla morte di mio fratello. Io non mi fermerò, mai. Non avrò pace fino a quando non avrò ottenuto giustizia. […] Queste morti offendono la polizia, questo è sicuro. Offendono lo stato. Questo è altrettanto sicuro. Offendono tutti”.

#chihauccisostefanocucchi?

6 anni fa. Per non dimenticare l’omicidio della Thyssen.

Il 6 dicembre 2007, 6 anni fa, otto operai dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino furono investiti da un getto di olio bollente in pressione che prese fuoco. Sette di loro morirono (nel giro di un mese), uno rimase ferito.vittime incidente thyssenkruppProprio la testimonianza di quest’ultimo sarà fondamentale nella denuncia delle colpe dell’azienda perchè, anche secondo alcuni colleghi che cercarono di intervenire, i sistemi di sicurezza non funzionarono: gli estintori erano scarichi, gli idranti inefficienti in quella situazione, mancava personale specializzato in grado di fronteggiare la drammatica situazione. Il contesto che venne immediatamente portato alla luce era (è ancora) di una crudeltà agghiacciante: essendo lo stabilimento in via di dismissione, da tempo l’azienda non investiva adeguatamente nelle misure di sicurezza. Il 15 aprile 2011 la seconda corte d’assise di Torino ha condannato l’amministratore delegato Herald Espenhahn a 16 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio volontario. Altri cinque manager dell’azienda sono stati condannati a pene che vanno da 13 ai 10 anni. Nel 2013 la Corte d’Appello ha modificato il giudizio di primo grado, non riconoscendo l’omicidio volontario, ma l’omicidio colposo. La sostanza cambia enormemente dal punto di vista legale. Ma la rabbia e lo strazio con cui vennero strappati i nastri dalle corone di fiori inviate dall’azienda ai funerali, l’impotenza dei colleghi e i loro crudi racconti, non lasciano comunque nessuno scampo agli assassini, volontari: http://www.youtube.com/watch?v=GBxI0Iha-OI