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La grande bellezza.

Stamattina, centro di Roma, 50 mt (più o meno) da Fontana di Trevi. Due operai. Divisa fluorescente d’ordinanza, tablet in una mano, sacchetto di asfalto rapido nell’altra.

“Aho, l’ho trovata!”

“Sarà questa?”

“Si si, anvedi che buca”

“Eh, questa va riempita bene”.

“Apposto. Caffè?”

Roma buche
Roma, 14 dicembre 2016, vicolo del puttarello.

Non c’è che dire, un lavoro accurato.

La verità è rivoluzionaria.

Sarò impopolare, ma a me della querelle sullo stipendio del capo di gabinetto del Sindaco di Roma non frega proprio niente. Quantomeno non in questo momento. Mi interessa che faccia bene il suo lavoro, e che lo faccia nell’interesse di tutti i romani. Ma soprattutto mi interessa che i cittadini da questa vicenda traggano spunto per iniziare a valutare ed eventualmente a mettere in discussione l’operato dell’Amministrazione che hanno chiamato a governare la città sulla base delle scelte che compie. E, magari, sulla base di quanto esse si discostino da quel “sentimento rivoluzionario” che ha generato il plebiscito di Giugno. Non può esistere, infatti, una rivoluzione che non sia generata da un desiderio diffuso di “vero”. E non può esserci “verità” raggiungibile senza critica, senza la capacità, e il coraggio, di andare al di là della propria (umana e ragionevole) parzialità. La critica è garanzia per la rivoluzione. La scuote, la frusta, la strazia a volte, ma la protegge. Ne custodisce l’integrità. E’ questo il corto circuito in corso. Quella evocata dalle grida “Onestà-Onestà” e celebrata dai link “Vergogna”-“In Galera”-“L’ha fatto davvero” è una rivoluzione che rifiuta il dubbio, che considera eretico l’approfondimento, che rigetta la critica: è una rivoluzione nata già regime. In cui tutto è slogan, insulto, spot. O anche sport, visto che siamo in periodo di Olimpiadi. Che magari a Tokio 2020 le medaglie potrebbero anche aumentare, basterebbe il campionato di condivisione seriale, specialità Tze-Tze, ItaliaRialzati e Orgoglioa5stelle.

verita

E’ iniziata la rivoluzione.

Ad amministrative “ancora calde” in un post sulla mia pagina facebook scrissi che, alla luce dei risultati e della eclatante vittoria, il M5s doveva essere definitivamente considerato una reale alternativa di governo e non una semplice opposizione populista. Avevo ragione. Lo so, è brutto darsi ragione da soli, ma stavolta avevo proprio ragione. Infatti, superati quei lievissimi intoppi di carattere puramente correntizio nella formazione della giunta (come una reale alternativa di governo, appunto) dalla galassia di siti “money for clicks” dell’universo Casaleggio (per chi sbadatamente non se ne fosse accorto o per chi non avesse chiaro il sistema consiglio di leggere qui) sono partiti gli annunci dell’avviata rivoluzione pentastellata a Roma:

Tagliate le auto blu ai consiglieri comunali! E’ STORIA! L’HA FATTO DAVVERO! IL PD TREMA! E vabbè, lascia stare che i consiglieri comunali l’auto blu non ce l’hanno mai avuta. E che il taglio risponde ad una precisa direttiva europea. E che addirittura lo aveva già fatto persino poro Marino.

1000 assunzioni di educatrici e insegnanti! CONDIVIDETE! FATE GIRARE! PERCHE’ I TG NON LO DICONO? E vabbè, lascia stare che le assunzioni (sacrosante) sono state possibili grazie allo sblocco dei fondi da parte del governo (quello Renzi, per capirci)

Che mi dimentico? A parte “Piddiota” e “Onestà-Onestà” intendo.

Ah già, ci sarebbe quella questione del “flirt” con Cerroni. Ma vabbè, lascia stare…

Dopo le urla, i fatti.

Ha fatto bene il neo assessore all’Ambiente Paola Muraro a chiedere ad Ama che Roma venga pulita, e ha fatto bene ad imporre una dead-line (mercoledì, in questo caso) per poter valutare in che modo intervenire sull’azienda.

Però dicano anche chiaramente, l’assessore Muraro, il sindaco Raggi, il SacroBlog e il Direttorio tutto, che la “monnezza” agli angoli della città non si accumula da sola. Che non è il vento a portare la carta nel bidone della plastica. E che i calcinacci nel secchione dell’indifferenziato non ci cadono a causa di inaspettati movimenti tellurici.

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Roma, vicolo del puttarello, IERI.
Roma, vicolo del puttarello, OGGI.
Roma, vicolo del puttarello, OGGI.

Dicano chiaramente, l’assessore Muraro, il sindaco Raggi, il SacroBlog e il Direttorio tutto, che non è gridando onestà onestà, piddioti o vi apriamo con l’apriscatole che si dimostra di avere una coscienza civica.

Dalla sciatteria alla dignità.

Che poi a me delle due cene al “girarrosto”, delle fettuccine ai funghi o delle bistecche pagate con la carta di credito del Comune di Roma me ne fregherebbe anche poco. Sinceramente.La vera immoralità della vicenda sta nelle patetiche bugie inventate da Marino per giustificarsi. Ero a cena con esponenti di Sant’Egidio, ero con l’ambasciatore del Vietnam. Manca quella della “nonna morta o in ospedale”, e poi il campionario di scuse patetiche sarebbe completo. Sono scuse che non fanno neanche arrabbiare, tanto sono sciatte. Prive della tracotanza di Fiorito o dell’ignorante supponenza di Bossi jr. Sono le scuse di un alunno delle elementari sorpreso dalla maestra a non aver fatto i compiti. Solo che a un bambino delle elementari – bugiardo, per di più – nessuno farebbe governare Roma. 

Allora gli uomini di questa armata brancaleone mascherata da maggioranza la smettessero di blaterare del dopo “Mafia Capitale”, del “cambio di passo” e dei “fuoriclasse” in giunta. 

Facciano davvero qualcosa per Roma, permettendo a un commissario di guidarla in modo onesto e dignitoso almeno nel corso di un Giubileo che farà accendere (ancora di più) i riflettori di tutto il mondo su quello che Roma dovrebbe essere, potrebbe essere, ma che ora – di sicuro – non è. 

Ma soprattutto si preparino ad accettare l’autocritica che proprio questa sciatteria ci (noi elettori, io) chiama a fare. Noi (io) che non siamo stati capaci di leggere correttamente tra le righe delle giravolte lessicali con cui questi “fenomeni del cambio di passo” hanno giustificato incapacità, dabbenaggine, sciatteria e disonestà.

Se il Pd a Roma non vuole scomparire del tutto, si azzeri. Si stacchi la spina. Si chiama eutanasia. Vuol dire dignità.