Sentendo la sparata odierna di Civati (“se uscissi dal Pd andrei in Sel“) pensavo:
ma soprattutto:
Il Pd ha perso il ballottaggio a Livorno. E a Perugia, Potenza e Padova.
Ok. Sembra assurdo ma è l’evidenza.
Ci deve ragionare, il Pd. E soprattutto Matteo Renzi. Che senza dubbio deve finire di scardinare quelle che – a mio avviso perfettamente – il segretario ha definito “vecchie rendite”. Ma che deve anche leggere questi risultati come un segnale chiaro: in questo momento a nessuno si perdonano “perdite di tempo” e “tentennamenti”. E proprio per questo: riforme, subito. E risultati, ancora prima.
In modo che poi, senza le vecchie rendite, si vinca ancora meglio. Anche a Livorno, a Perugia, Potenza e Padova.
P.S. La battuta “la sinistra perde Livorno. Ma non c’era già il Pd??” era un po’ scontata, ma mi ha fatto ridere parecchio!
Milano e l’Expo. Poi Venezia e il Mose. Frigerio, Greganti, Orsoni, Galan…
Corruzione, tangenti, politica. Ma non solo politica. Quella che sta venendo fuori è una parte malata, putrefatta, rivoltante dello Stato. Funzionari, burocrati, dirigenti che, anzichè garanti dello Stato stesso, si rivelano pilastri delle modalità criminose della politica peggiore.
Deve essere anche per loro “l’Alto Tradimento” evocato da Renzi. Perchè è questo il sistema da scardinare, ingranaggio dopo ingranaggio. Perché la questione non è solo eliminare i ladri dalla politica, ma anche (e per me soprattutto) bonificare il terreno su cui si fondano questi illeciti.
Partendo “dall’alto” (presunto..) della politica (deputati, presidenti di regione, amministratori, consiglieri e assessori che siano). Con fermezza, senza guardare il colore politico. E durezza, senza aver paura di pretendere pene severe e processi veloci.
Ma contemporaneamente anche “dal basso”, dai cittadini. Da quelli che, quando fa comodo, “chiudono un occhio”. Da quelli che fanno prendere la residenza ai figli a casa del trisavolo morto per pagare meno tasse universitarie. Che intestano alla societa’ il Suv che poi lasciano in doppia fila davanti ai negozi. Che chiamano l’amico dell’amico per saltare la lista d’attesa in un ospedale pubblico.
Da quelli che sbraitano contro i ladri, che invocano la ghigliottina, che vomitano insulti al grido di “fanno tutti schifo uguale” mentre leggono sul giornale dell’Expo e del Mose, seduti su un autobus per cui non hanno pagato il biglietto. Perché “tanto non lo paga nessuno, mica so’ scemo”.
Perchè si otterrebbe sicuramente più onestà, se si fosse più onesti.
Il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli è morto ieri in Ucraina, nel villaggio di Andreevka, vicino a Sloviansk, nella regione separatista ucraina di Donetsk.
La macchina con cui viaggiava è stata travolta da un fittissimo fuoco di kalashnikov e colpi di mortaio.
L’area in cui si trovava è considerata estremamente a rischio. I ribelli separatisti, infatti, sono decisi ad impedire – o comunque complicare- il voto alle elezioni presidenziali. Tanto che, proprio pochi giorni fa, era stato lanciato un appello per la salvaguardia dei giornalisti in Ucraina.
L’informazione non è tutta onesta, non è tutta libera.
E, sicuramente, alcuni “sistemi” vanno cambiati. Se non scardinati.
Ma i vaneggiamenti su processi pubblici ai giornalisti mi fanno pensare solo a totalitarismi, e a scenari di guerra. Dove le elezioni vengono impedite o condizionate.
Non a chi le vuole vincere democraticamente.

Magari se qualcuno si fosse lasciato convincere da questa prospettiva, guardando quest’ultima foto potrebbe pensarci un po’ su.
Domenica voterò.
Che poi io voto sempre, anche se – in questo periodo ancora di più – riesco a capire la scelta di chi decide di non farlo. Io voto (sempre) perché credo che un diritto per cui si è combattuto anche a costo della vita meriti (sempre) un po’ di impegno e di riflessione.
Domenica voterò per il Partito Democratico. Perché credo nell’impegno – duro, difficile, enorme – per cambiare l’Italia. E con l’Italia, l’Europa. Perché per me, sarà forse anche per quel meraviglioso anno d’Erasmus passato a Strasburgo, l’Europa rappresenta ancora una possibilità da vivere. Da dover migliorare (tanto), ma da cui non scappare.
E sceglierò Simona Bonafè e Ilaria Bonaccorsi. Perché credo che le visioni diverse, alla fine, siano sempre una ricchezza. E poi, nel dubbio, meglio le donne.
Voterò “per”, e non “contro”. Senza paura, e senza insulti. Io.