L’inchiesta a puntate che “la Reubblica” sta realizzando in questo periodo sullo stato di degrado delle piste ciclabili di Roma, è arrivata – finalmente – alla Magliana (leggi qui). Ne avevo scritto ad Agosto, raccontando la mia esperienza da cicloturista lungo il tratto di ciclabile che da via della Magliana arriva nella zona di Tor di Valle. Lo avevo ricordato successivamente, dopo aver letto il primo articolo dedicato dal quotidiano al tema. E’, in effetti, un argomento che mi interessa molto, non solo per una normale sensibilità da ciclista. Credo, infatti, che metta in grande risalto le contraddizioni in cui cadono le amministrazioni quando, di fronte a questioni pratiche, quotidiane, che necessiterebbero di un approccio maggiormente diretto e meno “politicizzato”, per convenienza o per avidità si nascondono dietro agli slogan. Ambiente. Sostenibilità. Sicurezza. Integrazione. Ma l’ambiente va curato. La sicurezza garantita. L’integrazione perseguita – certo – ma non in condizione di subalternità. Le condizioni di degrado, urbanistico e sociale, non possono essere nascoste sotto un tappeto di parole ad effetto, in attesa di temi migliori.
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LDAPOST della domenica #7 – L’avevo detto! – Parma-Roma 1-3
Che la terza giornata dovesse andare storta era scritto negli astri e confermato dalla storia. Vincendo a Parma la Roma avrebbe potuto raggiungere il Napoli e provare dopo anni – che alla luce delle straordinarie performance delle ultime due stagioni valgono come ere geologiche – l’ebbrezza del primo posto in classifica. Per gioco, ovviamente. Per riprendere fiato. Per far finta di essersi addormentati la sera di quello stramaledettissimo Roma-Sampdoria con Ranieri in panchina ed essersi risvegliati a Livorno. Senza Baldini, senza rivoluzioni culturali, senza progetti asturiani e boemi. Insomma senza atroci figure di merda. Ma alla Roma – da sempre – si potrebbe assegnare, senza paura di critiche o smentite, il Nobel per le delusioni cocenti, la laurea honoris causa in occasioni mancate, il dottorato in mortificazioni subite. E siccome i fantasmi di quel Roma-Sampdoria si manifestano al Tardini con le fattezze viscide e butterate di antoniocassanodabarivecchia e il posticipo al lunedì è equivalso a una sconfitta anche nell’anno del terzo scudetto ho riposto speranze e illusioni nel cassetto insieme alla sciarpetta per seguire la partita con il distacco gelido del cronista di razza.
Con serafica calma ho incassato il goal di Biabiany, velocista prestato al calcio (senza però che il calcio l’avesse richiesto ‘sto prestito) che quando solo lontanamente vede le maglie della Roma diventa Garrincha. Con placida rassegnazione ho ammirato le stitiche ragnatele di passaggi realizzate dalla Roma nella metà campo avversaria fino a trovare il modo migliore per mettere Ljajic nella condizione di sbagliare rovinosamente l’ultimo passaggio. Evidente retaggio della revolución LuisEnriquiana che – mi auguro – scomparirà col passare del tempo come le pustole dopo la varicella. Con rilassata compostezza ho apprezzato Maicon svirgolare solo davanti al portiere, Pjanic trovare sempre il fronzolo più adatto per rallentare l’azione, Strootman esibirsi in un lussureggiante repertorio di passaggi in orizzontale. Insomma, per completare la collezione di fastidi mancava solo Gervinho…
Con questo piglio, ho visto Florenzi trasformare il tombino di ghisa con cui solitamente avvolge il piede destro in cannone antiaereo con l’espressione vissuta di chi di illusori pareggi ne ricorda tanti. 1-1.
Con lo sguardo rapito di devota commozione ho visto il tempo fermarsi durante lo stop al volo del Capitano. Le nuvole diradarsi al cospetto della sua finta. La Storia aggiungere un altro capitolo (il 228esimo, a voler essere esatti) al suo racconto. 1-2.
Con ingenua incredulità ho visto Gervinho saltare un avversario ed essere talmente temuto da venire abbattuto in area come fosse un Messi qualsiasi lanciato a rete.
Con il ghigno di chi la sa lunga ho registrato il rigore sparato in rete a mille all’ora da Strootman. 1-3.
Parma battuto. Seconda vittoria in trasferta. Monday Night risolto. Napoli raggiunto. Primi in classifica. Per poco, non c’è dubbio. Per gioco, è ovvio. Per riprendere fiato. Per far finta di essersi risvegliati oggi e di essersi risparmiati qualche figuraccia. D’altronde c’era da aspettarselo. I segnali erano inequivocabilmente positivi ed io, cari miei, non avevo mai dubitato. E l’avevo sempre detto!
Una birretta consapevole.
Ieri sera sono stato a sentire Pippo Civati alla festa di “Left” (a Roma, nell’ex mattatoio di Testaccio, adesso Città dell’Altra Economia, un luogo per la promozione e la diffusione di consumi e comportamenti sostenibili e consapevoli). Sul palco campeggiava lo slogan delle tre serate, la costituente delle idee. Sul fondo dello spazio (il restaurato Campo Boario) troneggiava lo striscione Il cuore a sinistra. Comunque, tra una polemica sui 101 e una pernacchia alle larghe intese, tra uno strale a Renzi e l’altro, alla festa della rivista col cuore a sinistra realizzata alla Città dell’Altra Economia, tra diffusione della cultura e condivisione dei comportamenti consapevoli un bicchiere di birra annacquata costava 5,00€. Consapevolmente.
P. S. Al centro del Campo Boario spiccava il parcheggio delle auto (degno delle discoteche di fronte). Evidente simbolo di consapevole sostenibilità. Di bene in meglio.
Su Repubblica.it il disastro ciclabile di Roma
Il sindaco andrà pure in bici, ma c’è ancora tanto da fare per rendere la città a misura di ciclisti. Repubblica.it ne parla oggi. Io – nel mio piccolo – ne avevo scritto il 23 agosto. Il tema, quindi, è attuale. E la prossima, dal 16 al 22 settembre, sarà la “Settimana Europea della Mobilità Sostenibile“. Forse davanti a questi scempi si dovrebbe indignare anche chi, la bici, non la usa.
La lama del rasoio.

Ho comprato questo piccolo libro della Newton&Compton casualmente, pescandolo in una montagna di copie della stessa collana sistemate (strategicamente) accanto alla cassa di una libreria. Mi aveva incuriosito – lo confesso – il prezzo (0,99€) e l’insieme incredibilmente eterogeno di autori. Lugli accanto a Dostoevskij, in effetti, può sembrare una forzatura… Ma nonostante l’edizione ultraeconomica e ultratascabile il thriller vale racconti ben più celebrati (e ben più costosi). La penna dell’autore, inviato di “Repubblica” per la cronaca nera, è affilata come la lama che da il titolo al libro. La trama si complica e si arricchisce progressivamente partendo da una serie di delitti che, inizialmente, sembrano privi di collegamento e che saranno il pretesto per descrivere figure e scorci di società diversi e incompatibili. E questa diffusa incompatibilità è la caratteristica del protagonista, Marcello Mastrantonio, un funzionario della squadra Mobile “sui generis” (che “stancamente” si avvicina alle ferie), che tra arti marziali – di cui, d’altronde, Lugli è istruttore – e illuminazioni buddiste regge il confronto con vale personaggi della letteratura più conosciuti e famosi. Una lettura veloce, economica, ma cruda come nella tradizione dei migliori thriller!
P.S.: non ho resistito e ho comprato anche Dostoevskij, però.