LDAPOST della domenica #7 – L’avevo detto! – Parma-Roma 1-3

Che la terza giornata dovesse andare storta era scritto negli astri e confermato dalla storia. Vincendo a Parma la Roma avrebbe potuto raggiungere il Napoli e provare dopo anni – che alla luce delle straordinarie performance delle ultime due stagioni valgono come ere geologiche – l’ebbrezza del primo posto in classifica. Per gioco, ovviamente. Per riprendere fiato. Per far finta di essersi addormentati la sera di quello stramaledettissimo Roma-Sampdoria con Ranieri in panchina ed essersi risvegliati a Livorno. Senza Baldini, senza rivoluzioni culturali, senza progetti asturiani e boemi. Insomma senza atroci figure di merda. Ma alla Roma – da sempre – si potrebbe assegnare, senza paura di critiche o smentite, il Nobel per le delusioni cocenti, la laurea honoris causa in occasioni mancate, il dottorato in mortificazioni subite. E siccome i fantasmi di quel Roma-Sampdoria si manifestano al Tardini con le fattezze viscide e butterate di antoniocassanodabarivecchia e il posticipo al lunedì è equivalso a una sconfitta anche nell’anno del terzo scudetto ho riposto speranze e illusioni nel cassetto insieme alla sciarpetta per seguire la partita con il distacco gelido del cronista di razza.

Con serafica calma ho incassato il goal di Biabiany, velocista prestato al calcio (senza però che il calcio l’avesse richiesto ‘sto prestito) che quando solo lontanamente vede le maglie della Roma diventa Garrincha. Con placida rassegnazione ho ammirato le stitiche ragnatele di passaggi realizzate dalla Roma nella metà campo avversaria fino a trovare il modo migliore per mettere Ljajic nella condizione di sbagliare rovinosamente l’ultimo passaggio. Evidente retaggio della revolución LuisEnriquiana che – mi auguro – scomparirà col passare del tempo come le pustole dopo la varicella. Con rilassata compostezza ho apprezzato Maicon svirgolare solo davanti al portiere, Pjanic trovare sempre il fronzolo più adatto per rallentare l’azione, Strootman esibirsi in un lussureggiante repertorio di passaggi in orizzontale. Insomma, per completare la collezione di fastidi mancava solo Gervinho…

Con questo piglio, ho visto Florenzi trasformare il tombino di ghisa con cui solitamente avvolge il piede destro in cannone antiaereo con l’espressione vissuta di chi di illusori pareggi ne ricorda tanti. 1-1.

Con lo sguardo rapito di devota commozione ho visto il tempo fermarsi durante lo stop al volo del Capitano. Le nuvole diradarsi al cospetto della sua finta. La Storia aggiungere un altro capitolo (il 228esimo, a voler essere esatti) al suo racconto. 1-2.

Con ingenua incredulità ho visto Gervinho saltare un avversario ed essere talmente temuto da venire abbattuto in area come fosse un Messi qualsiasi lanciato a rete.

Con il ghigno di chi la sa lunga ho registrato il rigore sparato in rete a mille all’ora da Strootman. 1-3.

Parma battuto. Seconda vittoria in trasferta. Monday Night risolto. Napoli raggiunto. Primi in classifica. Per poco, non c’è dubbio. Per gioco, è ovvio. Per riprendere fiato. Per far finta di essersi risvegliati oggi e di essersi risparmiati qualche figuraccia. D’altronde c’era da aspettarselo. I segnali erano inequivocabilmente positivi ed io, cari miei, non avevo mai dubitato. E l’avevo sempre detto!

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