Roma. Pasqua 2014.
Questo è quello che possono ammirare romani e turisti a 50 mt da Fontana di Trevi.
Mi vergogno. E parecchio anche.
E tu, @ignaziomarino?
Servizi, manutenzione ordinaria, mobilità, sicurezza, urbanistica. Sono i temi centrali su cui ogni Sindaco (e di conseguenza ogni coalizione) costruisce la propria elezione. E sono anche quelli su cui – in una realtà così grande e complessa come Roma – ogni Giunta finisce per incartarsi ed avvitarsi. Tentando acrobazie politiche ed equilibrismi tattici lontani anni luce dall’esigenza di risposte rapide e soluzioni efficaci che i cittadini pretendono.
Affrontare i problemi. Questo si chiede ad un Sindaco. Questo chiedono i romani al Sindaco Marino. E l’inizio della consiliatura, proprio per l’individuazione degli obiettivi e la rapidità d’attuazione, era stata incoraggiante. La chiusura al traffico privato di una porzione di via dei Fori Imperiali, e la conseguente riorganizzazione della viabilità in quella zona del Centro. La discussione aspra, anche con parte dello stesso consiglio comunale, sulla “dieta” nei consigli di amministrazione delle municipalizzate. La chiusura della discarica di Malagrotta e la partenza sistematica della raccolta differenziata. Anche chi ha espresso forti critiche sul merito degli interventi non può non aver apprezzato la sensazione di “rimessa in movimento della città” che, anche grazie all’immagine di “alieno dai condizionamenti politici”, il Sindaco era riuscito a trasmettere dopo anni di farraginoso (e bi-partisan) rallentamento.
Progressivamente, però, quello sprint iniziale si è inesorabilmente affievolito. I partiti della maggioranza sembrano aver preso le misure “all’alieno” e trovato il modo per tornare ad incidere efficacemente sulle capacità di governo della città. Lavorando il Sindaco ai fianchi, come fa un boxeur esperto dopo aver fatto sfogare un avversario talentuoso ma un po’ sprovveduto.
Acea, Ama e Atac si stanno rivelando una sorta di “blob” in grado di assorbire ogni colpo e resistere ad ogni tentativo di svolta rapida. La gestione delle emergenze legate alle piogge è stata, nonostante gli sforzi prodotti dai Municipi (pur se privi di risorse), quantomeno confusionaria. La reazione al caotico iter di approvazione del bilancio e la posizione espressa sul “Salva-Roma” sono state simili più a delle crisi isteriche che ad una linea politica.
La questione “Rifiuti-Cerroni” torna ciclicamente sulle prime pagine dei giornali, cavalcata anche in modo pretestuoso dall’opposizone pentastellata che (nella persona del suo capo/padrone) urla, sbraita e insulta ma, alla fine, ammette di non avere soluzioni alternative. Non si può, però, non notare come, pur se la classe dirigente della città per anni si è adagiata su Malagrotta (e le recenti indagini stanno chiarendo il perché anche ai meno “smaliziati”) senza progettare soluzioni per il futuro, il Sindaco attuale ha evidentemente sottovalutato i tempi e i modi per “trasformare” la gestione dei rifiuti della città.
Tutto questo non fa che rafforzare chi, sia in Campidoglio (le opposizioni, ma anche alcune parti dello stesso PD) che tra la gente comune, ne addita la mancanza di una strategia a lungo termine, una scarsa programmazione, una rincorsa affannosa delle emergenze e una generale debolezza amministrativa.
D’altronde, però, in campagna elettorale il Sindaco si era preposto (e aveva proposto agli elettori) un obiettivo ambizioso: cambiare la città cambiando le abitudini dei cittadini, anche a rischio di una momentanea impopolarità. Ma per riuscirci è necessario far seguire un nuovo cambio di passo a questo periodo di rallentamento, coordinando gli interventi con l’evoluzione della legislazione regionale portata avanti dalla Giunta Zingaretti. Favorendo lo sviluppo e avviando una nuova gestione del sistema ubano concentrandosi su obiettivi concreti e facilmente leggibili da tutti. Perciò: servizi, manutenzione ordinaria, mobilità, sicurezza, urbanistica.
Chissà perchè ma, dopo la presentazione di oggi, piu’ leggo questo
piu’ penso a questo
Il cartello affisso alla vetrina di un negozio in zona Tuscolano a Roma, e ovviamente rilanciato da gran parte dei quotidiani, mi ha lasciato sgomento. Mi ha lasciato sgomento perchè la scritta “vietato l’ingresso agli zingari” ricorda tanto, ma tanto, quel “vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani” che ancora marchia d’infamia un pezzo di storia d’Europa e d’Italia.
Ricorda tanto quegli atteggiamenti di razzismo diffuso, su cui solo grazie al genio e alla sensibilità artistica di Benigni ne “la vita è bella”, si riesce ad associare un sorriso al groppo in gola.
Giosuè: Perché i cani e gli ebrei non possono entrare babbo?
Guido: Eh, loro gli ebrei e i cani non ce li vogliono. Eh, ognuno fa quello che gli pare Giosuè, eh. Là c’è un negozio, là, c’è un ferramenta no, loro per esempio non fanno entrare gli spagnoli e i cavalli eh, eh… e coso là, c’è un farmacista no: ieri ero con un mio amico, un cinese che c’ha un canguro, dico “Si può entrare?”, dice “No, qui i cinesi e i canguri non ce li vogliamo”. Eh, gli sono antipatici oh, che ti devo dire oh?!
Giosuè: Ma noi in libreria facciamo entrare tutti.
Guido: No, da domani ce lo scriviamo anche noi, guarda! Chi ti è antipatico a te?
Giosuè: I ragni. E a te?
Guido: A me… i visigoti! E da domani ce lo scriviamo: “Vietato l’ingresso ai ragni e ai visigoti”. Oh! E mi hanno rotto le scatole ‘sti visigoti, basta eh!
“Vietato l’ingresso agli zingari” è un affermazione gravissima. Un comportamento da condannare senza mezzi termini e senza mezze misure. Che, come dicevo, mi ha lasciato sgomento. Ma mi ha anche fatto riflettere. Credo infatti che, in modo altrettanto onesto, senza mezze ipocrisie, si debba avere il coraggio di dare, anche ad un comportamento da condannare senza se e senza ma, una seconda chiave di lettura.
Perchè in quella scritta si può leggere anche una richiesta d’aiuto. Di chi, dai comportamenti illegali, irrispettosi e indecenti tenuti e perpetrati costantemente da una percentuale di questi signori (non mi interessa quantificare, che sia l’1, il 30, il 50 o il 90% è lo stesso), è quotidianamente vessato. Da quei comportamenti “minimi” ma costanti, che spesso le istituzioni, la politica o anche le forze di polizia, non prendono nemmeno in considerazione perchè genericamente “non gravi”. Ma che alimentano e fanno sedimentare quel razzismo di pancia che è più pericoloso di mille comizi.
Perchè è vero che recuperare il metallo, o quello che è, nei cassonetti non è grave. Ma forse, per chi ogni giorno trova sporco il marciapiede davanti all’ingresso del negozio dove lavora, è un disagio. Forse, per chi dalle finestre di casa lasciate aperte d’estate, può godere dei miasmi provenienti dai cassonetti lasciati aperti, è un disagio. Crescente.
Perchè è vero che pulire i vetri delle auto ferme ai semafori (peraltro in modo più o meno educato) non è grave. Ma forse, per la donna che ogni mattina, nel traffico, sulla strada tra casa e il posto di lavoro, deve sopportare ad ogni semaforo l’insolenza di chi, con acqua e “lavavetri”, spruzza, sporca e poi – forse – pulisce, il disagio diventa un fastidio. Crescente. Poi però, capita che a questi disagi, a questi fastidi, si sommi la casa svaligiata. E il senso di impotenza, e di resa, che trasmettono i carabinieri quando, come unico consiglio, ti dicono di provare a girare per i mercatini per cercare di recuperare qualcosa. Allora il fastidio diventa un problema. E Grande. Anche per chi, un cartello del genere non l’avrebbe mai neanche immaginato.
Quindi è necessario che di questi disagi la politica, e con essa (e in particolare) la sinistra, si faccia carico. E che gli amministratori smettano di nascondersi dietro i “non hai capito” o “stai sbagliando”. Smettano di bollare la questione con semplicistici “sei di destra” o “sei razzista”. Smettano di sbandierare la parola “integrazione” con quella morale viscida e supponente, quel senso di superiorità etica che, finora, a prodotto scarsissimi risultati sul piano dell’inclusione sociale e enormi danni su quello dell’esclusione. Perchè è proprio chi è vessato da questi comportamenti a sentirsi escluso. E chi si sente escluso risponde di pancia.
Ecco. Perchè a me, sia chiaro, quel cartello fa schifo. Ma le istituzioni, i politici, cosa fanno per evitare che ci sia sempre qualcuno in più spinto ad esporlo?
L’ira di Marino dopo il ritiro del decreto “Salva Roma” da parte del governo, è stata giusta. Anche sacrosanta, visto che quel decreto è stato fermo 42 giorni in commissione bilancio al Senato e poi sottoposto alla valanga di emendamenti di Lega e M5s (e come ti sbagli..). Ma è stata talmente sbagliata nei modi da sembrare una crisi isterica. Seria, grave, ma pur sempre solo una crisi isterica.
Ha dato l’idea – sbagliatissima, appunto – di una città (perché è nella città in generale che ognuno identifica un’amministrazione comunale) in grado di “mantenersi” solo chiedendo, cappello in mano, soldi e aiuti allo Stato. E ha distolto l’attenzione da tre cose che sono, invece, fondamentali. Fondamentali per la politica e per l’idea di città che il sindaco e i partiti della coalizione che lo sostiene hanno (o dovrebbero avere) della città.
La prima: che le risorse per i bilanci in questione non saranno a carico delle finanze pubbliche (la norma di emergenza, infatti, si basa sulle risorse già disponibili spostandole dalla gestione straordinaria al bilancio ordinario del Comune). Non si tratta, quindi, “dell’ennesimo regalo a Roma Ladrona” come sostengono i sottili pensatori di verde vestiti, anzi. I debiti in questione, infatti, sono pagati dai cittadini romani con l’aumento dell’Irpef. Soluzione peraltro trovata all’epoca di Alemanno, tanto per fare subito chiarezza a vantaggio dei detrattori-per-principio della Sindaco.
La seconda: che questo “intervento d’emergenza” (per usare termini medici cari al Primo Cittadino) si incastra con le iniziative che il Comune sta attuando per riorganizzare e rimettere in funzione una macchina amministrativa che risulta o troppo arrugginita o, se pensiamo ai casi Ama-Atac-Malagrotta-Polizia Municipale, troppo “oliata”.
La terza: che Lega (e i suoi proclami alla guerra e al commissariamento di roma da affidare a Nerone) e M5s (con la deriva politicante dimostrata sul decreto relativo agli enti locali, giusto per creare un fastidio al nuovo governo) per l’esigenza di recuperare consenso e visibilità ad atteggiamenti aggressivi e inaffidabili.
E invece, “da domenica blocco Roma”, “non ci sono i soldi per il gasolio dei bus”, “non ci sono gli stipendi dei dipendenti comunali”, “bisognerebbe inseguire i politici coi forconi”….