Bergkamp con il tipico sguardo da “se non ti levi dal cazzo ti meno”.
(è un Retweet – grazie @2dgenius – ma la trovo meravigliosa)
Coi “se” nun se fa la storia. Figuramose vince a Milano…
Perchè se De Sanctis avesse alzato un braccio, il rimpallo de Zapata l’avrebbe parato.
Se Gervinho fosse lucido sotto porta, sarebbe Rooney.
Se Burdisso fosse un giocatore de calcio, a Balotelli l’avrebbe marcato stretto.
Se Dodo’ sapesse difende, non me ricorderebbe così tanto Dudu’.
Ma soprattutto, se Muntari c’avesse avuto i piedi de Bradley avrebbe tirato fuori.
Se.
Una partita di cartello chiama birra e borghetti, non cappuccino e cornetto. Una partita di cartello vuole l’introduzione di Sky dalle 18, non l’angelus su raiuno. Una partita di cartello vuole il sottofondo delle radio, non del ragù a sobbollire. E poi, ognuno c’ha i suoi tempi, oltre che i suoi riti. E comicià la giornata smadonnando lucidamente su infortuni, formazioni e tattiche, è impresa metabolicamente difficile. Tanto difficile da lasciare spazio a uno smadonnare vago, generalizzato, che sembrerebbe pure esagerato se non trovasse subito ampia giustificazione nell’immagine di Neto che, come da tradizione, si trasforma nella saracinesca di turno. E di mano, di piede, di coscia e di culo arriva su tutti i palloni. E mentre davanti agli occhi gonfi da dormita lunga domenicale si materializza lo spettro di Avramov, Gervinho tanto si trasforma in Cristiano Ronaldo sulla trequarti quanto in Fabio Junior quando incespica nell’area piccola. Pero’, in tutto questo vorticoso apparire e sparire, pe’ ‘na volta un paio di rimpalli in area rimangono a nostro favore e Maicon fa 1-0. E a me me casca il caffè.

Manco faccio in tempo a rimette sul fuoco la macchinetta, che Neto, scegliendo di omaggiare gli anni Cinquanta vestendo il costume vintage di Tiramolla, allunga le braccia su un colpo di testa a botta sicura di De Rossi consentendomi di aggiungere un’altra tacca al conteggio dei vaffanculo mattutini. Imprecazioni di cui perdo definitivamente il conto quando un cross rasoterra in diagonale attraversa tutta l’area di rigore sfiorando malleoli, calcagni e stinchi per arrivare, come fosse calamitato, sul piede di Vargas. E Vargas ha fatto troppo schifo nelle ultime stagioni per non segnare alla Roma. Infatti. 1-1.
Anche se il secondo tempo riparte com’era finito il primo, con la Fiorentina in attacco, Cuadrado impegnato a puntare poroDodo’, Rossi intento a palleggiare di mano in area sotto lo sguardo inebetito del sempre inutile assistente, De Sanctis in preda a insiegabili crisi isteriche, Garcia non si lascia tentare da maldestre invenzioni tattiche e fa entrare al posto dello zombie-Florenzi il redivivo Destro che, per l’immaginabilmente irrefrenabile gioia di Marco Borriello, tocca un pallone e segna. 2-1. Rimane giusto il temo per resistere all’assalto all’arma bianca dell’arbitro Orsato di Schi[fo]…e con lui di tutta la Fiorentina. Che picchia, crossa, lancia, tira ma trova sempre un muro a respingere. E De Sanctis, evidentemente tranquillizzato con qualche farmaco potente, con il volo sulla punizione di Pasqual si mette in pari con il tonfo su quella di Bergamo.
Bene così, stiamo sempre lì. E adesso andiamo a Milano, de lunedì.
In sintesi, avemo pareggiato. N’artra volta. La quarta volta.
In sintesi avemo pareggiato al novantesimo. Pe’ na volta…
In sintesi pero’ la Juve al novantesimo c’ha vinto. N’artra vorta. Come ogni volta.
In sintesi ormai contro la Roma se po’ giocà a pallavolo.
Ah, in sintesi: l’ho presa bene.
Adesso sì che te riconosco, Roma mia. Adesso che tre pareggi di fila rimettono l’andamento del campionato perfettamente in media con le più classiche delle occasioni perse. Adesso che senza Totti la vena realizzativa degli attaccanti è tornata ad essere inversamente proporzionale al numero di doppi passi, veroniche, finte e tocchi d’esterno di asturiana memoria. Adesso che sulla fascia sinistra è tornata ad esserci una abissale voragine tecnica. Adesso che Avramov è diventato Jascin. E Gervinho è tornato Lima. Adesso che pure il francese Garcia se dev’esse appassionato al vino dei castelli. Perché solo se hai bevuto forte puoi pensà di sostituire Maicon con Bradley. Anche se i cross di Maicon so’ stati peggio di quelli di Annoni e pure se Bradley è pelato come Annoni. Adesso che, senza centravanti daje a crossà e con Borriello dajè a triangolà. Adesso che ricominciamo a fare i conti con lesioni, risentimenti, fastidi, contratture e stiramenti. E ognuno diventa medico e fisioterapista insieme e disserta di fattori di ricrescita (per una volta senza ironizzare sul toupè di Conte) e tempi di recupero. E smoccola appena Benatia si stende per terra e Pjanic si tocca la gamba. Adesso sì che ti riconosco, Roma mia. Adesso che 15 (quindici!! QUINDICI!!!) calci d’angolo non servono a una mazza. Che un rigore non te lo danno nemmeno se in piena area te colpiscono al petto co ’na katana gridando “Banzai!”. Che prima de venì ammonito, pure un Eriksson qualsiasi può smonta’ almeno tre caviglie e due polpacci a forza di calcioni. Adesso che, “se me l’avessero detto a Luglio c’avrei firmato”. Appunto, a Luglio. Non adesso.