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Lazio-Roma 1-4. Timori.

Lo temevo, ‘sto derby.

E non per l’irrazionalità tattica o l’isteria agonistica tipiche della stracittadina. Né per la logorante attesa a causa della sosta. Tantomeno per gli stucchevoli rumors di mercato su Pjanic, Nainggolan e Manolas. Figuriamoci se per le deliranti intemerate di Caressa sull’ultimo derby di Totti da titolare.

Io temevo la Lazio.

Sì. Temevo gli ubriacanti dribbling a rientrare di Felipe Anderson, le improvvise botte dalla distanza di Candreva, gli implacabili stacchi di testa di Klose, gli scatti brucianti sul filo del fuorigioco di Matri. Temevo che un trio di centrocampo composto da Pjanic, Keita e Nainggolan, sebbene organizzati tatticamente e tirati a lucido fisicamente, non potesse nulla contro la fisicità di Parolo, il dinamismo di Cataldi, la visione di gioco di Biglia.

Temevo che l’imprevedibilità di El Shaarawy, l’ubriacante velocità di Salah e la lussuriosa tecnica di Perotti non avessero chance contro l’esperienza di Bisevac, il passo di Braafheid, il senso della posizione di Patric e quello dell’anticipo di Hoedt.

Lo temevo, ‘sto derby. Lo temevo eccome.

Poi, però, me so’ svegliato. Ho preso un diger selz e maledetto la peperonata della sera prima.

Quando ho acceso la tv trasmettevano un’amichevole precampionato. Peccato, la Roma ha vinto solo 1-4. C’era da aspettarsi di meglio, è vero. Ma quando gli avversari so’ così scarsi prima della partita l’allenamento si fa lo stesso. Si vede che le gambe erano un po’ imballate…

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Repetita iuvant.

Letteralmente, la locuzione latina repetita iuvant si traduce con “le cose ripetute aiutano”. Nel senso che, a forza di ripeterla, una “cosa”, che sia una nozione, un’informazione, un’opinione o un dato di fatto, finisce necessariamente per essere appresa da chi ascolta. Poi, però, c’è una sfumatura mistica del concetto di ripetizione. Ripetere per alleviare i dolori, per allontanare i dolori. Il mantra Om Mani Padme Hum viene recitato per lunghi periodi di tempo durante la meditazione sgranando il mala. Viene recitato per ottenere la pace, e la libertà delle sofferenze. Quindi li capisco eccome, i pori laziali, se da domenica pomeriggio non fanno altro che ripetere che ilfallodiGentilettierafuoriarea.

Certo che v’abbiamo preso a pallate. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Manolas e Rudiger non hanno ciccato un’anticipo, Basta e Lulic non hanno ciccato ‘no stinco. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Dzeko si liberava della marcatura di Radu con la facilità con cui se scaccia ‘na mosca. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Nainggolan ha giocato per tre, correva per Florenzi, contrastava per De Rossi e verticalizzava per Pjanic. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Iago Falque ha pressato così tanto che Biglia per trovare un pallone giocabile ha dovuto aspettà di battere ‘na rimessa laterale. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Gervinho ha fatto talmente tante accelerazioni che se c’avesse avuto altri 20 metri di campo finiva che decollava, co’ tutto Mauricio attaccato ai pantaloncini. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Szczęsny non ha sbagliato una presa alta. IlfallodiGentilettierafuoriarea. Marchetti invece per and incontro a Gervinho s’è scordato ‘ndo stava la porta. IlfallodiGentilettierafuoriarea. IlfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriareailfallodiGentilettierafuoriarea…

P.s. Una cosa, però, bisogna ammetterla. Sarebbe terribilmente disonesto intellettualmente negare l’evidenza. I numeri, le statistiche, parlano chiaro. Mentre noi c’avevamo Totti a casa, De Rossi in tribuna e Florenzi in panchina, Candreva ha vinto un altro derby.