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LDAPOST della domenica #11- L’uragano – Inter-Roma 0-3

Che poi, che sarebbe stata una serata lunga e difficile s’era capito già da giovedì. Da quando i media hanno cominciato a parlare con dovizia di particolari di “Cleopatra”, una specie di punizione divina sotto forma di temporale che si sarebbe abbattuta con furia cieca su Roma dal pomeriggio di sabato. Cioè esattamente per fare in modo che il segnale di Sky cominciasse a saltare durante il riscaldamento, costringendo l’ingenuo tifoso (convinto di essere abbonato ad una moderna e tecnologica tv satellitare e non ad una rivisitazione delle tv a valvole degli anni settanta) a resettare decoder, risintonizzare canali e a tentare di aumentare preventivamente la potenza del segnale con pentole e padelle.
Così, mentre già m’immaginavo con lo sguardo fisso su uno schermo inesorabilmente blu con la centro la beffarda scritta “segnale debole o assente”, m’accorgo che il Capitano scende in campo e fuori non fa manco ‘na goccia. Che sarebbe pure un buon segno, verrebbe da dire. Questo se uno non fosse talmente abituato a fregature di ogni sorta, da interpretare i segnali positivi come parti della sceneggiatura della delusione perfetta. Perchè quando hai vinto 6 partite su 6, la settima non fa paura: fa orrore. Così sbracci, scalci, smoccoli, te metti le mani nei capelli, te agiti sul divano come stessi in campo e come se tutto quel dispendio di energie contribuisse a fortificare il muro difensivo di nome Benatia-Castan su cui s’infrange l’intraprendenza iniziale dell’Inter. E ogni volta che Mazzari allo stesso modo scalcia, se sbraccia, smoccola, se agita e se mette le mani nei capelli in panchina dalla gola te esce un mettete seduto, a coatto!, pronunciato con l’espressione schifata dell’appassionato di teatro che si trova in platea durante la proiezione di un cinepanettone.  E solo al 18° minuto i lineamenti si distendono un attimo. Quando Gervinho, resistendo alla tentazione di lanciarsi da solo a testa bassa sul retropassaggio di Ranocchia (e trasformarlo in una verticalizzazione degna di Xavi),  aspetta, s’accentra e la passa al Capitano. Che con una botta rasoterra a fil di palo lascia Handanovic di stucco, Mazzarri senza giacca e me senza voce. Ma è troppo presto, manca ancora tanto. E allora te rimetti concentrato e scalci, sbracci, smoccoli, te agiti, te metti le mani nei capelli. E te sembra che stai lì pure te per respinge, contrastà, rintuzzà e rimpallà. E quando non ce se fa…il palo, caro il mio Guarin, stà proprio là. Fermo. Per tutti e da sempre. Potevi mirà meglio amico mio. E come il palo stanno ferme le linee bianche, pure quelle dell’area di rigore. Solo che Gervinho è talmente veloce che quando Pereira s’arrende e con la faccia stremata sgambetta il centometrista ivoriano, l’effetto “forward” manda in confusione il sempre confuso Tagliavento, che prende fischi per fiaschi e fischia il rigore. E vaffanculo – dico io – me lo prendo, che quando me ricapita. E Totti lo segna [oh, sia detto per inciso, sono 230]. E mentre Mazzari continua a smoccolà, a sbraccià, a protestà (ma rimettete a sede, a coatto!) c’è ancora tempo per elevare il contesto vociante dei tifosi di calcio a colto pubblico del balletto classico. Perchè quando il Capitano recupera palla, la stoppa di petto, palleggia e appoggia d’esterno, l’effetto è da “Lago dei Cigni”, mica da partita. Pure Florenzi lo capisce subito, e invece di litigà con lo stop, tira di prima a incrociare lasciando Handanovic a terra, Mazzarri a mangnasse la cravatta (che manco Rockerduck col cappello su “Topolino”), e Moratti a aggiornà il pallottoliere. E quando Tagliavento, sempre più confuso da esibire a senso unico i cartellini gialli, fischia la fine del primo tempo con la Roma che vince 3 a 0 a San Siro, io mi sento stremato come se avessi giocato. Poi…vabbè poi c’è il secondo tempo. Solo che Mazzarri è già rimasto in maniche di camicia e l’idea di vederlo finì in mutande spaventa così tanto Florenzi e Gervinho da convincerli a evitare di infierire. Rimane solo Tagliavento, che continua a brandire il cartellino giallo come una ripicca. “Te permetti de stà 3 a 0, e io t’ammonisco. Tiè!”. Non c’ha pietà neanche per poroTaddei, che pure si era presentato in campo con un doppio taglio da ultimo dei Mohicani che ne esaltava i lineamenti da “m’ha già ammonito madre natura”. Solo dopo aver espulso Balzaretti la giacchetta nera della sezione di Terni si placa e fischia la fine. Con buona pace di Mazzarri, di Moratti e di “Cleopatra”. Che pure l’uragano, ieri sera, si deve esse fermato a guardà la Roma.

LDAPOST della domenica #10 – Stiamo Calmi – Roma-Bologna 5-0.

INIZIO PRIMO TEMPO. La Roma ospita questa sera allo stadio Olimpico il Bologna, nel posticipo domenicale della 6a giornata di serie A. Vincendo, i giallorossi potrebbero riportarsi in testa alla classifica. Eh si vabbè, vincendo. Che per carità vince se pò vince…ma sai com’è, prima o poi il pareggio ce capita. Che per carità 16 punti in 6 partite chi l’avrebbe mai detto, andrebbero pure bene. Se pareggiavi a genova e vincevi cor Bologna andava bene. Dirige l’incontro Carmine Russo della sezione di Nola. ‘Cci sua, comunque. Qualcosa c’ha fatto, co ‘sta faccia..non me ricordo che, ma quarcosa c’ha fatto sicuro

8′ – Punizione per la Roma. Dai 30 metri è Pjanic a battere, Curci respinge Mavvaff****o questo para solo contro di noi mortaccidepippo oh oh gggggoooooooooooooooooooooaaaaaaalllllllllllllllllllllllllllllllllllllll daje Florenzi me pari Pruzzo daje così!! Roma-Bologna 1-0, Florenzi.

16′ – Calcio d’angolo per il Bologna. Diamanti dalla bandierina. Eccolallà, questo ce castiga sempre. Respinta della difesa, contropiede. Oh, oh daje Florenzi, ammazza che tocco il Capitano, ah peccato Gervinho che stop de mme**a ma come se l’allunga li mortè oh oh oooh Gervinhogggggggggggggggggggggggoooooooooooooaaaaaaaaaaallllllllllllllll daje Gervì sei mejo de Romario! Roma-Bologna 2-0, Gervinho.

25′ – Calcio d’angolo per la Roma. Ma che se salgono tutti i difensori, stamo a vince rimanemo coperti! che poi prendiamo il contropiede, e che non te lo ricordi coll’inter, battevamo noi e semo finiti col rigore pe’ lloro e giuly espulso guarda un po’ aho, aho, ahoooooo ggggggggggggggggggoooooooooooooooooooooooooooooooooooollllllllllllllllll mamma mia Benatia fa’ la mitraja questo è un incrocio tra Samuel e Batistuta a Marquinhos ma vattela a pijànderc**o a Parigi va!!!!!!!!!!! Roma-Bologna 3-0, Benatia.

INIZIO SECONDO TEMPO. mmmmh devono stà concentrati, te ricordi l’anno scorso? vincevamo vincevamo e poi in dieci minuti…mmmmmmhhhh devono stà concentrati, devono.

62′ – Azione in velocità della Roma. Lancio di Strootman per Gervinho A bello mica è sempre natale adesso vai sul fondo e aspetta che tanto stamo a vince ggggggggoooooooooooooooooaaaaaaaaaaaaaaallllllllllllllllllllll sottolincrocio l’ha messa sotto lincrocio morta**isua daje Gervì me pari Pelè!!!!! Roma-Bologna 4-0, Gervinho.

85′ – Pjanic scambia con Ljajic ah che peccato se l’è allungata sta in bocca a curci peccatogggggggoooooooooooooaaaaaaaalllllllllllllllllllllllllllll ammazzaerpupetto ma ‘ndo l’ha fatta passà guarda che scavetto ha dato pure un bacio ar palo! Lamela chi??? Lamela chi???? Menez chi????? Pure Messi ve dovete tenè, pure Messi! Roma-Bologna 5-0, Ljajic.

Stiamo calmi. Per favore, stiamo calmi.

LDAPOST del mercoledìcomefossedomenica #9 – La terza guerra mondiale – Sampdoria-Roma 0-2.

Il mio fegato è appeso ai delicati equilibri mediorientali. Alla necessità di Obama di lanciare un paio di missili per tenersi buono il congresso. Perché adesso, dopo la quinta vittoria di fila, non mi resta che la Terza Guerra Mondiale. Che interrompa il campionato e mi salvi.

Dalle inaspettate vertigini del primato in solitaria.

Dagli animi che si scaldano.

Dalle radio che fomentano.

Dai titoli del Corriere dello Sport.

Dalle interviste ai tifosi Vip.

Dalle tabelle, “tre punti de qua e basta non perde co’ la juve..”.

Dai prepartita di Sky e dalla pronuncia italoamericana del CIO Italo Zanzi.

Dai postpartita di Sky.

Dai “ve l’avevo detto che Gervinho è un fenomeno”.

Dai “Balzaretti sei mejo de Candela!”.

Dall’arbitro Orsato di Schi[f]o.

Dall’orchite, dopo aver ascoltato le analisi di Nicola Berti. [oh, se avete coraggio cliccate, ma premunitevi con un corno].

Dalle “lacrime” di Conte, più patetiche del suo parrucchino.

Dal primo pareggio in casa.

Dal rammarico “ah, se ‘sta squadra la davi a Zeman..”.

Dalla prima sconfitta.

Dall’analisi “hai venduto i giovani pe’ prende’ quattro vecchi bolliti”.

Dal fiorire di preparatori atletici, “parti forte, parti forte e a marzo stai sulle gambe..“.

Per una volta mi piacerebbe evitare questa trafila. Mi piacerebbe finire in gloria.

Perciò bombarda, Obama. Bombarda.

LDAPOST della domenica #8 – Certe volte – Roma-Lazio 2-0.

Certe volte in una partita tutto gira per il verso giusto. Le gambe dei terzini sono sciolte, il regista non sbaglia un passaggio, la difesa ha sempre i tempi giusti dell’anticipo, i mediani pressano a tutto campo, gli attaccanti cercano e trovano la porta. Certe volte. Questa non sembrava una di quelle volte. Perché il derby è fatto di tensione, spigoli, cattiveria agonistica. E infatti il primo tempo della Roma è, ancora una volta, un primo tempo di contenimento, di stallo. Qualche fallo di troppo a centrocampo, qualche pallone di troppo regalato agli avversari, qualche cross di troppo sbagliato. A lasciar presagire uno di quei derby soporiferi e tecnicamente irrilevanti stile inizio anni ’90.

Certe volte basta poco per stravolgere gli equilibri di una partita, anche solo un episodio. Stavolta è stata bastata una sostituzione. Perchè con l’ingresso di Ljajic, di colpo, accanto a Totti si è materializzato un giocatore in grado tecnicamente di dialogare col Capitano (a cui, per 51′, è stata comunque inflitta la tortura di provare a mandare in rete Florenzi e Gervinho).

Certe volte, nonostante un cast ricco di star i film vincono i premi grazie alle interpretazioni degli attori non protagonisti. Questa è una di quelle volte. Così, mentre Totti, Ljajic, Maicon e Pjanic schiacciavano la Lazio a furia di triangoli stretti, colpi di tacco e tocchi d’esterno, a trovare il colpo d’artista è stato poroBalzaretti, il non-protagonista per eccellenza. Un tiro al volo che tanto m’ha fatto esultare quanto m’ha lasciato incredulo. “Oddio che gol!” “Oddio ma chi era?” “Oddio, Balzaretti??” “Oddio, Oddio..”

roma-lazio 2-0

Certe volte al 91esimo il salvataggio dell’ultimo istante sul tiro a botta sicura lo facciamo noi.

Certe volte, quando il Capitano manda in bianco mezza squadra con una finta sola, per fermarlo bisogna farsi buttare fuori.

Certe volte Gervinho sulla fascia destra, da vera spina nel fianco degli avversari, garantisce ad ogni azione la superiorità numerica. Certe volte tira incrociando a botta sicura. Certe volte, non questa. Perché la svirgolata verso la fine della partita è talmente ridicola da farla entrare nei ricordi suggestivi.

Certe volte i rigori si segnano con tranquillità spiazzando il portiere. E nonostante questo, certe volte, il tragitto del pallone dal dischetto alla rete sembra non finire mai…

Certe volte, però, bisogna anche rendere onore ai tifosi avversari. E questa è una di quelle volte. La tifoseria della lazio, infatti, si è resa protagonista di una straordinaria coreografia all’inizio della partita. Mentre la Curva Sud si tingeva di giallo e di rosso, di bandiere e di sciarpe, la nord si stagliava a mirabile rappresentanza dell’essenza stessa della loro squadra: una curva vuota.

“On a remis l’église au milieu du village.” [Rudi Garcia].

LDAPOST della domenica #6 – Ogni maledetta sosta.

Giocano le nazionali. Ci sono gli Azzurri. C’è da conquistare la qualificazione al Mondiale in Brasile. Abbiamo strappato la vittoria contro la Bulgaria grazie a uno straordinario Buffon e dobbiamo andare all’assalto della Repubblica Ceca per raggiungere Brasil2014.

Si vabbè, sticazzi.

La sosta per la nazionale non ha nulla di sportivo, nulla di interessante, nulla di esaltante. E’ una cattiveria, una crudeltà. La sosta per la nazionale è un’accanimento bello e buono sulla passione del tifoso.

Almeno, va detto, i cervelloni che organizzano date e calendari c’hanno risparmiato quell’orgasmo interrotto rappresentato dalla pausa-nazionali dopo la prima giornata di campionato. Che poi, negli ultimi anni, la nazionale era solo un’immagine pallida e sfocata sullo sfondo di polemiche, incazzature e delusioni visto che la Roma, di esordio, non ne imbroccava uno.

Stavolta invece le due vittorie iniziali hanno trasformato la sosta in una crudele seduta di psicoterapia. Le repliche dei goal, la classifica di televideo, le pagine internet di Corriere e Gazzetta, le statistiche per il Fantacalcio, i servizi di SkySport, non fanno altro che instillare la tentazione di declinare una tabella di pronostici trionfali per i prossimi turni, un’abitudine così menagrama e dannosa a cui solo una psiche forte può resistere e a cui solo i caratteri più coraggiosi sanno sottrarsi. Così per qualcuno non rimane che chiedere aiuto alla modernità, attaccarsi a Fox Sports e accanirsi sulle repliche della Eredivisie. Per qualcun altro (per me) non rimane che aggrapparsi a inequivocabili gesti scaramantici ogni volta che sciagurati commentatori parlano di Garcia come di Capello, di Florenzi come di Tommasi e di Benatia come Samuel. Per tacer di Gervinho, ovviamente. Perché almeno nella pausa, il maalox vorrei risparmiarmelo.