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LDAPOST della domenica #21 – Buon Natale – Roma-Catania 4-0

Lo confesso subito, il Catania me sta antipatico. Da sempre. Non so perchè. Me sta antipatico e basta. Come il Chievo e la Sampdoria. Nel calcio ci sono antipatie che nascono così, a pelle. E le partite degli ultimi anni non hanno fatto che giustificarla, quest’antipatia. Che immagino sia reciproca. Perchè non è che se ‘na volta (‘na volta, per la miseria!) rifiliamo 7 goal a qualcuno, per quel qualcuno strozzacce le gioie (poche) e spezzacce le caviglie (molte) deve diventà una sorta di missione di vita. Perchè se fosse così Evra, Carrick, Smith e compagnia cantando, a Roma non solo non ce se dovrebbero nemmeno affaccià pe’ fa’ i turisti, ma neanche solo attraversà de corsa col trolley in mano l’area transiti de Fiumicino. Fatta ‘sta premessa, bisogna dire che, seppur fastidiosissima, il Catania negli anni scorsi era una squadra di calcio. Che pescava talenti sconosciuti dall’Argentina, li affidava ad allenatori giovani e innovativi e si poneva come obiettivi bel gioco e salvezza tranquilla. Solo che, dai e dai, i talenti sconosciuti in Argentina finiscono. Rimangono quelli conosciuti, che però costano un sacco de soldi e c’hanno ambizioni un filino diverse. Daje e ridaje si esauriscono pure gli allenatori giovani e innovativi. Così dopo Giampaolo, Simeone, Zenga e Montella ecco che rispunta De Canio, che de “giovane e innovativo” non c’ha niente. E a pensarci bene nemmeno de “allenatore”. E quando una squadra che in qualsiasi altro campionato europeo (non di zebra griffato) sarebbe prima per distacco, imbattuta, con una difesa granitica, un attacco a 5 stelle e un centrocampo in cui (nonostante le squalifiche) Bradley e Pjanic riproducono alla perfezione la coppia De Rossi-Pizarro dei tempi d’oro….beh, quando ‘na squadra così incontra una squadra come il Catania, di solito ne fa 4. Senza sudare. E così è stato, pe’ ‘na volta. Anzi, sarebbero stati altri 7, se Gervinho non fosse un ragazzo dal core d’oro. E Buon Natale.

LDAPOST della domenica #20 – Se – Milan-Roma 2-2.

Coi “se” nun se fa la storia. Figuramose vince a Milano…

Perchè se De Sanctis avesse alzato un braccio, il rimpallo de Zapata l’avrebbe parato.

Se Gervinho fosse lucido sotto porta, sarebbe Rooney.

Se Burdisso fosse un giocatore de calcio, a Balotelli l’avrebbe marcato stretto.

Se Dodo’ sapesse difende, non me ricorderebbe così tanto Dudu’.

Ma soprattutto, se Muntari c’avesse avuto i piedi de Bradley avrebbe tirato fuori.

Se.

 

LDAPOST della domenica #19 – Mezzogiorno di fuoco – Roma-Fiorentina 2-1

Una partita di cartello chiama birra e borghetti, non cappuccino e cornetto. Una partita di cartello vuole l’introduzione di Sky dalle 18, non l’angelus su raiuno. Una partita di cartello vuole il sottofondo delle radio, non del ragù a sobbollire. E poi, ognuno c’ha i suoi tempi, oltre che i suoi riti. E comicià la giornata smadonnando lucidamente su infortuni, formazioni e tattiche, è impresa metabolicamente difficile. Tanto difficile da lasciare spazio a uno smadonnare vago, generalizzato, che sembrerebbe pure esagerato se non trovasse subito ampia giustificazione nell’immagine di Neto che, come da tradizione, si trasforma nella saracinesca di turno. E di mano, di piede, di coscia e di culo arriva su tutti i palloni. E mentre davanti agli occhi gonfi da dormita lunga domenicale si materializza lo spettro di Avramov, Gervinho tanto si trasforma in Cristiano Ronaldo sulla trequarti quanto in Fabio Junior quando incespica nell’area piccola. Pero’, in tutto questo vorticoso apparire e sparire, pe’ ‘na volta un paio di rimpalli in area rimangono a nostro favore e Maicon fa 1-0. E a me me casca il caffè.

il portiere della Fiorentina Neto.
il portiere della Fiorentina Neto.

Manco faccio in tempo a rimette sul fuoco la macchinetta, che Neto, scegliendo di omaggiare gli anni Cinquanta vestendo il costume vintage di Tiramolla, allunga le braccia su un colpo di testa a botta sicura di De Rossi consentendomi di aggiungere un’altra tacca al conteggio dei vaffanculo mattutini. Imprecazioni di cui perdo definitivamente il conto quando un cross rasoterra in diagonale attraversa tutta l’area di rigore sfiorando malleoli, calcagni e stinchi per arrivare, come fosse calamitato, sul piede di Vargas. E Vargas ha fatto troppo schifo nelle ultime stagioni per non segnare alla Roma. Infatti. 1-1.

Anche se il secondo tempo riparte com’era finito il primo, con la Fiorentina in attacco, Cuadrado impegnato a puntare poroDodo’, Rossi intento a palleggiare di mano in area sotto lo sguardo inebetito del sempre inutile assistente, De Sanctis in preda a insiegabili crisi isteriche, Garcia non si lascia tentare da maldestre invenzioni tattiche e fa entrare al posto dello zombie-Florenzi il redivivo Destro che, per l’immaginabilmente irrefrenabile gioia di Marco Borriello, tocca un pallone e segna.  2-1. Rimane giusto il temo per resistere all’assalto all’arma bianca dell’arbitro Orsato di Schi[fo]…e con lui di tutta la Fiorentina. Che picchia, crossa, lancia, tira ma trova sempre un muro a respingere. E De Sanctis, evidentemente tranquillizzato con qualche farmaco potente, con il volo sulla punizione di Pasqual si mette in pari con il tonfo su quella di Bergamo.

Bene così, stiamo sempre lì. E adesso andiamo a Milano, de lunedì.

LDAPOST della domenica #17 – Adesso – Roma-Cagliari 0-0.

Adesso sì che te riconosco, Roma mia. Adesso che tre pareggi di fila rimettono l’andamento del campionato perfettamente in media con le più classiche delle occasioni perse. Adesso che senza Totti la vena realizzativa degli attaccanti è tornata ad essere inversamente proporzionale al numero di doppi passi, veroniche, finte e tocchi d’esterno di asturiana memoria. Adesso che sulla fascia sinistra è tornata ad esserci una abissale voragine tecnica. Adesso che Avramov è diventato Jascin. E Gervinho è tornato Lima. Adesso che pure il francese Garcia se dev’esse  appassionato al vino dei castelli. Perché solo se hai bevuto forte puoi pensà di sostituire Maicon con Bradley. Anche se i cross di Maicon so’ stati peggio di quelli di Annoni e pure se Bradley è pelato come Annoni. Adesso che, senza centravanti daje a crossà e con Borriello dajè a triangolà. Adesso che ricominciamo a fare i conti con lesioni, risentimenti, fastidi, contratture e stiramenti. E ognuno diventa medico e fisioterapista insieme e disserta di fattori di ricrescita (per una volta senza ironizzare sul toupè di Conte) e tempi di recupero. E smoccola appena Benatia si stende per terra e Pjanic si tocca la gamba. Adesso sì che ti riconosco, Roma mia. Adesso che 15 (quindici!! QUINDICI!!!) calci d’angolo non servono a una mazza. Che un rigore non te lo danno nemmeno se in piena area te colpiscono al petto co ’na katana gridando “Banzai!”. Che prima de venì ammonito, pure un Eriksson qualsiasi può smonta’ almeno tre caviglie e due polpacci a forza di calcioni. Adesso che, “se me l’avessero detto a Luglio c’avrei firmato”. Appunto, a Luglio. Non adesso.