Roma-Carpi 5-1. Una partita che dice poco. Per quanto…

Valanga di goal a parte, quella col Carpi è una partita che dice poco.

Dice che il goal di Manolas è la logica conseguenza di quando, sulle respinte da calcio d’angolo, c’è reattività nel recuperare la palla e nel provare la conclusione da fuori. E non la sonnolenza di domenica scorsa.

Dice che per carità, io me lamento di De Sanctis, ma la respinta di Brkic sul goal di Gervinho è il segno che tra i pali in Serie A di serrande sfasciate ne girano…

Dice che il goal di Borriello non era manco quotato, e la prima azione con cui lo ha sfiorato lo annunciava come la ricevuta della raccomandata quando sai che te deve arriva ‘na multa.

Dice che il palo di Gervinho è un sussulto d’orgoglio del Dio del Calcio. Perché va bene il goal, va bene la buona partita, ma che ca**o  l’azione personale e il tocco sotto so’ roba da attaccanti veri. E te sei Gervinho.

Bella la goleada, bella la vittoria, bello il rigore parato, bello tutto. Ma certo che il Carpi è davvero poca cosa. Per vincere, e soprattutto per convincere, ci vuole altro ancora. Continuità, prestazioni e risultati. Questa, quindi, è una partita che dice poco.

Per quanto, a ben vedere, un dato positivo c’è. Abbiamo battuto Frosinone, Carpi e Juventus. E, si sa, gli scudetti si vincono con le piccole.

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