Diciamoci la verità. Per compiere imprese impossibili ci vuole coraggio, è vero. Ma anche un’attitudine particolare. Un talento specifico, naturale, di quelli che non si costruiscono artificialmente neanche con l’allenamento più estremo e la dedizione più totale.
Per compiere imprese impossibili c’è bisogno di possedere un “fuoco sacro”. Una fiamma sempre accesa. Sopita, ma in grado di tornare viva esplodendo all’improvviso, con la potenza di un vulcano in eruzione.
Perché non bastano applicazione ed impegno per prendere goal da Politano. Né per trasformare la squadra orgogliosa, organizzata e veemente vista contro il Barcellona in quella pavida, pallida, sfibrata (e sfibrante) in campo domenica. Tantomeno per lasciar annegare in un mare di approssimazione, pochezza e improvvisazione tattica il 300esimo goal di Francesco Totti.
Per compiere queste imprese impossibili, ci vuole un talento particolare.
E’ vero o no, mister Garcia?