Sono le 12.30 di Domenica, e fa caldo. E a qualcuno ‘sto primo caldo, deve aver dato alla testa nel vero senso della parola. Perchè tra le creste di Nainggolan e Niang, le treccine di Laxalt e Gervinho, la chioma di Perin e la chierica di Torosidis più che una partita di campionato sembra una fiera di parrucchieri psicopatici.
Ma tant’è. Si vara la Roma 2.0 di Rudi Garcia. Meno spettacolo (e, porca zozza, fare ancora meno spettacolo degli ultimi mesi è dura…) e più concretezza. E al 15esimo si può concretamente dire che la Roma 2.0 gioca – concretamente – coi lancioni. Il Genoa, nel frattempo, comincia con la spregiudicatezza tipica delle squadre di Gasperini: corsa forsennata in fase di recupero palla, caccia senza pietà alle caviglie di Ibarbo e incredulità ai limiti dello sgomento con la palla tra i piedi. Tale è la voglia dei centrocampisti rossoblu di difendere con intensità a tutto campo che finiscono per pressarsi tra loro e mettere Doumbia davanti alla porta. E Doumbia segna. Sì. Segna. E il goal lascia tutti di stucco per la finta e la freddezza. E poi proprio per la definizione: “goal di Doumbia”. Li mortè.
Ora, è vero che l’ivoriano c’ha una percentuale di realizzazione praticamente del 100%, (pari solo alla percentuale di madonne corrispondenti ad ogni suo patetico tentativo di stacco di testa) ma l’inquadratura nel tunnel dello spogliatoio mentre si alza il colletto della maglia con l’aria tronfia di un coatto sovrappeso fa pensare a tutto, tranne che a uno spietato finalizzatore.
Si riparte, comunque. Il Genoa preme, la Roma soffre e Garcia, concretamente, leva Doumbia per Iturbe. Pjanic fa l’esterno sinistro e Ibarbo l’esterno destro. Quella che è evidentemente una (tanto attesa) variante tattica, viene subito sminuita da Sky come il più classico dei 4-4-2. Inutile stare a precisare che se l’avesse fatto Conte per gli stessi opinionisti sarebbe stato un coraggioso 4-2-4. Il nuovo assetto, quale che sia, sembra restituire un po’ di gambe alla Roma. Torosidis trova qualcuno a cui sovrapporsi e da cui farsi lanciare in area. Corsa, sgambetto, rigore. Anzi no, giallo per simulazione. La decisione di D’Amato di Barletta non si commenta. Come non si commenta l’inutilità degli arbitri addizionali d’area, evidentemente buoni solo pe’ fa’ le marionette di Pulcinella al Gianicolo.
Yanga-Mbiwa per Pjanic è un cambio che mi atterrisce, ma serve a recuperare centimetri e forza fisica. Così come l’ingresso di Holebas per lo sfinito Ibarbo. Che poi, diciamocelo, il problema di Ibarbo è che lo spacciano per un attaccante. Se fosse arrivato come centrocampista difensivo sarebbe stato pure un bell’acquisto…
Comunque, il messaggio è chiaro: meno spettacolo e più concretezza. Tradotto: barricamose. E se barricamo talmente bene che, per una volta, il break ce riesce. Florenzi corre palla al piede accompagnato da Gervinho e dai pensieri di tutti “nun-je-la-passà-nun-je-la-passà-nun-je-la-passà”. E infatti nun-je-la-passa. E, concretamente, fa 2-0.