LDAPOST della domenica. Roma-Juventus 1-1. E pareggio sia.

Pronti-via. E subito botte. Solo che stavolta cominciamo a menà noi. De Rossi, Totti e Torosidis timbrano le caviglie di Vidal, Marchisio e Chiellini. E a me, sta grinta, mi piace. Eccome. A meno che, e il dubbio s’insinua al primo pallone recuperato e gestito dalla Juve, tutta ‘sta irruenza non sia il segno che “pronti-via” e siamo già in debito d’ossigeno..

La partita è tesa e le azioni confuse. La prima occasione nitida capita sui piedi di Manolas. Il piattone rasoterra a botta sicura del greco fa la barba al palo. Solo che la porta era la nostra.

Nonostante alcune approssimazioni tecniche da brividi (una percussione centrale di Yanga Mbiwa si conclude con un inciampo clamoroso degno di “Paperissima” e scatena il contropiede della Juve) si intravede un po’ di coraggio. E questo basta a farmi sperare nell’impossibile.

Ljajic, tecnicamente, sembra di un altro pianeta. Holebas, invece, proprio di un’altra galassia. Però che opposta a quella di Ljajic. E visto che stamo in tema astronomico, i cross che partono dai piedi del terzino greco non risultano nè fuori misura nè imprecisi. Ma proprio diretti in culo alla Luna.

E in questo caotico universo che anima il prato dell’Olimpico, Orsato di Schi[f]o si erge con la potenza di una supernova. Fischia a caso, ammonisce altrettanto a caso. E non contento espelle Torosidis per niente.

Punizione dal limite.

tevezL’inquadratura di Sky dalle spalle di Tevez è memorabile, se uno fosse un appassionato straniero interessato esclusivamente all’aspetto puramente spettacolare della partita.

A me lascia solo presagire il peggio.

Che, puntualmente, si compie. 0-1.

Florenzi per Ljajic, Iturbe per Totti e Nainggolan per De Rossi sono le mosse di Garcia. I fantasmi di Pjanic e Gervinho rimangono inspiegabilemente in campo.

Manco il tempo anche solo di pensare a una prima accelerazione, e Vidal brutalizza le gambe di Iturbe. Stavolta però la cosa a Orsato non sembra riguardare. Ma vedi un po’ che strano..

La Roma in dieci, con Florenzi nel ruolo (mortificante) di terzino e con un solo attaccante in grado di puntare e saltare gli avversari, crea in venti minuti più occasioni che nelle ultime 5 partite. E Keita pareggia su calcio d’angolo. Anzi no, è autorete de Marchisio. Anzi no, la palla andava in porta, è di Keita. Anzi no. Ma sì. Ma ‘sti cazzi.

E tanto è il caos, tanti i nervi, tanta l’adrenalina, che alla fine varrebbe la pena crederci. Varrebbe la pena buttarsi avanti all’arma bianca e giocarsi con foga disperata le ultime carte. Perché la Juve, incredibilmente, accusa il colpo. E si rotola a terra, simula, e perde tempo come un Galatasary qualunque.

Ma la paura dell’ennesima beffa è più forte anche della disperazione.

E pareggio sia, allora. Tanto ormai..

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