Per fare calcio in Italia ci vuole serietà. Non si improvvisa niente.
Ci vuole una struttura societaria organizzata. Uno staff tecnico preparato e seriamente motivato a raggiungere, passo dopo passo, obiettivi in linea con le aspettative della presidenza. Ci vuole un gruppo di giocatori adatti alle ambizioni della piazza.
Ci vogliono anche i tifosi. Ci vuole l’ambiente.
Il Livorno ha tutto questo. Ha una società – particolarmente il presidente – seriamente impegnata a indebolire progressivamente una rosa di giocatori già disastrata in partenza. Ha uno staff tecnico preparato a raggiungere l’obiettivo stagionale: una retrocessione quanto più rapida possibile. E nell’ottica di un continuo miglioramento il povero Davide Nicola (colpevole di aver raggranellato qualche misero puntarello che metteva a repentaglio la certezza dell’obiettivo) è stato sostituito con Attilio Perotti da Bagnolo Mella. Specialista in disastri, fallimenti e retrocessioni. E infatti uomo di fiducia di Spinelli fin dai tempi del Genoa.
Ma, soprattutto, ha una rosa “di categoria”. Nel senso che è di categoria inferiore. A prescindere da quale sia il metro di paragone. Una rosa di scarpari e di rosiconi, dove il tasso tecnico è elevato da Leandro Greco. Ex giallorosso ricordato essenzialmente per essere riusciti a cederlo per una volta senza rimanere imprigionati in sontuosi rinnovi contrattuali da “core de Roma”.
Ora, davanti a un avversario di tal guisa era giusto approcciare alla partita con concentrazione e determinazione. E anche con la giusta dose di cattiveria agonistica, nonostante il ravvicinato incontro di Coppa Italia con la Juve. Anche perchè di fregature ne abbiamo prese fin troppe e Venezia, Piacenza, Lecce, Bari, Empoli sono ricordi sempre vivi.
Troppa cattiveria, però. Troppa. Sarebbe bastato solo lo sguardo di Strootman, dopo il primo contrasto eccessivamente ruvido di un indistinto manovale di centrocampo schierato dal Perotti, a far scappare almeno sette undicesimi degli amaranto. E a convincere i quattro impavidi rimanenti a menasse da soli pur di sfuggire alle ire dell’olandere. Così il previdente Bardi (che comunque qualche numero ce l’ha), resosi conto dell’immane tiro al bersaglio al quale sarebbe stato esposto dai coraggiosi compagni di squadra, saggiamente decide di alzare le mani e arrendersi subito. Nonostante, ovviamente, Gervinho faccia di tutto per tenergli alto il morale. Mollto meno disposto a tendere una mano allo sfortunato rivale si è dimostrato Destro. Crudele Strootman. Senza cuore Ljajic.
Certo, se questo è quello che fornisce la Seria A, è davvero difficile pensare che la Juve possa interrompere il filotto di vittorie. D’altronde, se questo è il livello del Livorno, figuriamoci quello della Lazio.