Vannoni: “su Stamina merito il Nobel”.
La stessa umiltà di Brunetta che era “lì lì per vincerlo“.
Servizi, manutenzione ordinaria, mobilità, sicurezza, urbanistica. Sono i temi centrali su cui ogni Sindaco (e di conseguenza ogni coalizione) costruisce la propria elezione. E sono anche quelli su cui – in una realtà così grande e complessa come Roma – ogni Giunta finisce per incartarsi ed avvitarsi. Tentando acrobazie politiche ed equilibrismi tattici lontani anni luce dall’esigenza di risposte rapide e soluzioni efficaci che i cittadini pretendono.
Affrontare i problemi. Questo si chiede ad un Sindaco. Questo chiedono i romani al Sindaco Marino. E l’inizio della consiliatura, proprio per l’individuazione degli obiettivi e la rapidità d’attuazione, era stata incoraggiante. La chiusura al traffico privato di una porzione di via dei Fori Imperiali, e la conseguente riorganizzazione della viabilità in quella zona del Centro. La discussione aspra, anche con parte dello stesso consiglio comunale, sulla “dieta” nei consigli di amministrazione delle municipalizzate. La chiusura della discarica di Malagrotta e la partenza sistematica della raccolta differenziata. Anche chi ha espresso forti critiche sul merito degli interventi non può non aver apprezzato la sensazione di “rimessa in movimento della città” che, anche grazie all’immagine di “alieno dai condizionamenti politici”, il Sindaco era riuscito a trasmettere dopo anni di farraginoso (e bi-partisan) rallentamento.
Progressivamente, però, quello sprint iniziale si è inesorabilmente affievolito. I partiti della maggioranza sembrano aver preso le misure “all’alieno” e trovato il modo per tornare ad incidere efficacemente sulle capacità di governo della città. Lavorando il Sindaco ai fianchi, come fa un boxeur esperto dopo aver fatto sfogare un avversario talentuoso ma un po’ sprovveduto.
Acea, Ama e Atac si stanno rivelando una sorta di “blob” in grado di assorbire ogni colpo e resistere ad ogni tentativo di svolta rapida. La gestione delle emergenze legate alle piogge è stata, nonostante gli sforzi prodotti dai Municipi (pur se privi di risorse), quantomeno confusionaria. La reazione al caotico iter di approvazione del bilancio e la posizione espressa sul “Salva-Roma” sono state simili più a delle crisi isteriche che ad una linea politica.
La questione “Rifiuti-Cerroni” torna ciclicamente sulle prime pagine dei giornali, cavalcata anche in modo pretestuoso dall’opposizone pentastellata che (nella persona del suo capo/padrone) urla, sbraita e insulta ma, alla fine, ammette di non avere soluzioni alternative. Non si può, però, non notare come, pur se la classe dirigente della città per anni si è adagiata su Malagrotta (e le recenti indagini stanno chiarendo il perché anche ai meno “smaliziati”) senza progettare soluzioni per il futuro, il Sindaco attuale ha evidentemente sottovalutato i tempi e i modi per “trasformare” la gestione dei rifiuti della città.
Tutto questo non fa che rafforzare chi, sia in Campidoglio (le opposizioni, ma anche alcune parti dello stesso PD) che tra la gente comune, ne addita la mancanza di una strategia a lungo termine, una scarsa programmazione, una rincorsa affannosa delle emergenze e una generale debolezza amministrativa.
D’altronde, però, in campagna elettorale il Sindaco si era preposto (e aveva proposto agli elettori) un obiettivo ambizioso: cambiare la città cambiando le abitudini dei cittadini, anche a rischio di una momentanea impopolarità. Ma per riuscirci è necessario far seguire un nuovo cambio di passo a questo periodo di rallentamento, coordinando gli interventi con l’evoluzione della legislazione regionale portata avanti dalla Giunta Zingaretti. Favorendo lo sviluppo e avviando una nuova gestione del sistema ubano concentrandosi su obiettivi concreti e facilmente leggibili da tutti. Perciò: servizi, manutenzione ordinaria, mobilità, sicurezza, urbanistica.
In ricordo di Anja Niedringhaus, fotoreporter uccisa oggi da un attentato in Afghanistan.

Anja Niedringhaus era una fotografa dell’ Associated Press. Nel 2005 per il suo lavoro in Iraq aveva ricevuto il premio Pulitzer. E’ stata uccisa stamattina nell’est dell’Afghanistan. Scattò la foto divenuta il simbolo della strage di Nassiriya (novembre 2003): un soldato italiano con la mano sull’elmetto in testa, davanti alla base sventrata. Ha seguito come fotoreporter tutte le maggiori crisi del mondo contemporaneo, molti dei suoi scatti sono sul sito www.anjaniedringhaus.com.
Quella sopra mi ha colpito per il sorriso della bambina, e per lo sguardo che si intravede dietro la spalla dell’adulto. E’ una foto che trasmette serenità.
La Camera, nonostante l’ostruzionismo della Lega Nord ha approvato il ddl sulle pene alternative al carcere. Nel secondo dei 16 articoli che lo compongono, tra i reati che il Governo dovrà trasformare in illeciti amministrativi c’è quello di immigrazione clandestina.
Premesso che in merito ho ancora delle perplessità (essenzialmente perché in altri paesi europei è prevista la reclusione) credo sia necessario fare chiarezza su alcuni punti, fondamentali per interpretarlo in un modo un po’ più equilibrato rispetto ai commenti che ho visto fiorire su social media, su certa stampa online o, più semplicemente, sentito al bar.
L’obiezione per cui, da oggi, le nostre coste saranno prese d’assalto da profughi, migranti e disgraziati vari è una solenne c*#*#*a. Scusate la franchezza. Semplicemente perchè le nostre coste sono già prese d’assalto da profughi, migranti e disgraziati vari. Lampedusa è storia recente.
L’immigrato entrato “clandestinamente”, dopo l’identificazione deve essere espulso con riaccompagnamento coatto alla frontiera. Credo non ci piova. E infatti il ddl mantiene il procedimento amministrativo di espulsione per coloro che violano le norme sull’ingresso e il soggiorno nello Stato. Nel caso dopo un decreto di espulsione “ci riprovasse” (per dirla spicciola), è prevista la rilevanza penale per il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione.
Per un “reato”, ci vuole un processo. Un processo prevede un eventuale appello. Quindi tempo e risorse. Dopodichè una condanna e una pena da scontare, in carcere. Dove non c’è posto. E, solo poi, l’espulsione. Dunque, siamo sicuri che, se ben applicato, sia più morbido e meno utile?
A fine maggio scadono i termini che l’Europa ci ha imposto per trovare una soluzione al sovraffollamento che costringe i detenuti a vivere in condizioni non umane. E, per quanto sulle decisioni dell’Europa ci siano opinioni discordanti, trovare delle modalità per intervenire strutturalmente sul problema non solo con i periodici (e inutili) “svuota-carceri” credo sia una questione fondamentale.
Poi, tanto per essere chiaro, a tutto questa “riorganizzazione” io affiancherei anche la costruzione di qualche carcere nuovo. Come si fa in un paese civile.