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L’ipotesi del male.

Donato Carrisi è senza dubbio tra i migliori autori di thriller in Italia. Forse il migliore in assoluto. Thriller intensi, con un ritmo simile a un film dell’orrore. Di quei film horror ben fatti, pero’. Quelli che ti incollano alle poltrone del cinema proprio come le storie di Carrisi  ti fanno rimanere incollato alle pagine del libro.

Donato Carrisi, L'ipotesi del male, Longanesi.
Donato Carrisi, L’ipotesi del male, Longanesi.

L’ipotesi del male non fa eccezione, costruito in diversi registri attorno ad un temi piu’ adatti al genere: le sparizioni. Nella trama  si avverte la comprensione – senza assoluzioni preconcette, pero’ – per chi desidera sparire per diserazione, perchè sfinito, sconfitto, dalle difficoltà della vita. Ma, allo stesso tempo anche il riconoscimento delle viltà di molti tra i volti raffigurati sugli identikit appesi alle mura dell’ufficio dei poliziotti protagonisti, scomparsi lasciando qualcun altro alle prese   con le stesse difficoltà e con lo stesso dolore. Ritrovare quei volti, quindi, diventa quasi una necessità, una malattia. Un’esigenza (“io li cerco, li cerco sempre”) all’apparenza inspiegabile ma capace di unire investigatori diversissimi tra loro. Gli investigatori potranno guardare in faccia “Kairus”, il “Signore della buonanotte” solo mettendo in discussione molto, quasi tutto, della loro vita personale:  Mila Vasquez (già ne “il Suggeritore”, gran libro peraltro), che dovrà affrontare il suo passato e le sue conseguenti difficoltà nell’essere madre, e Simon Berish, sarà costretto ad uscire dalla “vergognosa” routine di poliziotto reietto.

Peccato, pero’, che la spiegazione degli efferati omicidi attorno a cui ruota la prima parte del libro si perda un po’ con il complicarsi della trama ed il susseguirsi dei colpi di scena, fino quasi a farli diventare ininfluenti per lo sviluppo di una storia in grado, comunque, di tenere sempre sulle spine il lettore.

“Come doveva finire”, per fortuna, finisce.

Come doveva finire, Alberto Gentili, Garzanti
Come doveva finire, Alberto Gentili, Garzanti

Baby prostituzione durante gli eventi pomeridiani organizzati in una discoteca della Roma bene, l’omicidio del viscido buttafuori, la tormentata vita condotta da un ragazzo problematico, una madre sexy e decisa a vendicarsi, un commissario innamorato alle prese con un’indagine complicata e con le “vite segrete” delle persone coinvolte.

Una storia attuale (come non pensare agli arresti per le vicende dei Parioli) ma clamorosamente banalizzata. Banali i personaggi, scontate le reazioni (e le “relazioni). Troppo sesso (in molti casi non necessario ai fini della storia) e poca suspence. Il pregio di “Come doveva finire” è che finisce.

Incontri d’inverno: Harry Hole (e Jo Nesbø).

Jo Nesbø, lo Spettro, Einaudi.
Jo Nesbø, lo Spettro, Einaudi.

James Ellroy ha dichiarato: il piu’ grande scrittore di crime sono io. Poi c’è Jo Nesbø, che mi sta alle calcagna come un pitbull rabbioso, pronto a prendere il mio posto, appena tirerò le cuoia.

Non conosco bene James Ellroy. Ma dopo aver letto “Lo Spettro” sono sicuro che Jo Nesbø sia tra i piu’ grandi scrittori di crime. Anzi tra i piu’ grandi scrittori, e basta. Perchè Harry Hole è un personaggio vero, che alterna voli ad altezze elevatissime e cadute drammatiche. Dalle quali si rialza, ma delle quali non nasconde le ferite.

Jo Nesbø, l'uomo di neve, Piemme.
Jo Nesbø, l’uomo di neve, Piemme.

E’ un detective ribelle, coraggioso. Ma con gravi problemi di alcool, schiacciato da una vita sentimentale e familiare disastrata. Qualche critico lo ha definito un perdente che alla fine vince sempre. Io lo vedo nel modo opposto: Harry Hole è un vincente che, alla fine, deve sempre fare i conti con una sconfitta. E’ un uomo. Che non si nasconde se da pagare c’è un prezzo alto. E ne “Lo Spettro” è altissimo.

L’inferno di leggere “Inferno”.

Nel 2004 il Codice da Vinci mi era sembrato un bellissimo thriller. Intrigante, curioso, ricco di suspence. Un libro “da vacanza, ovviamente. Non un capolavoro della letteratura mondiale, ma una bella idea. Angeli e Demoni mi aveva lasciato…diciamo perplesso, nonostante l’ambientazione romana. Così come mi hanno lasciato perplesso le trasposizioni cinematografiche di entrambi i libri. Con Tom Hanks credibile nel discettare di arte, storia, filosofia e religione come un pinguino nel deserto del Sahara. Ho saltato a piè pari Crypto, la Verità del ghiaccio e Il simbolo perduto perchè ritengo sia altamente improbabile per uno scrittore produrre thriller di livello a scadenza periodica. Se non in casi rarissimi, ai quali non mi sembra appartenere Dan Brown.

Inferno, Dan Brown - Mondadori
Inferno, Dan Brown – Mondadori

Di Inferno mi ha incuriosito, ovviamente, l’ambientazione italiana. Ma se avessi voluto una guida storico-artistica di Firenze credo che avrei potuto trovare certamente di meglio in qualsiasi edicola della stazione di Santa Maria Novella. E in merito alle citazioni del poema di Dante, i libri del liceo sono infinitamente piu’ accattivanti. Se c’è infatti una cosa che non sopporto, anzi che mi fa proprio rabbia, è avere il ritmo della trama spezzato da lunghe descrizioni che, piu’ che parti integranti dell’opera, sembrano essere sterili dimostrazioni di cultura da parte dell’autore. Ecco, il libro è tutto così. Ora, capisco che il personaggio – Robert Langdon – sia un professore di iconologia religiosa all’Università di Harvard, ma trovo comunque altamente improbabile che un docente, per quanto preparato ed esperto, se inseguito da uomini armati vada in giro declamando nozioni sulla bellezza delle architetture che incontra e sulle biografie degli artisti che le hanno realizzate. Il tutto all’interno di una serie estenuante di fughe da Firenze a Venezia, da Venezia a Istanbul, fino poi a Ginevra, durante le quali i cattivi diventano buoni, i buonissimi diventano cattivissimi e i cattivissimi tutto sommato per i buoni un po’ di ragione ce l’hanno.

Insomma, un inferno.

Le notti bianche.

Le Notti Bianche, Fëdor Dostoevskij
Le Notti Bianche, Fëdor Dostoevskij

Un romanzo di solitudini e di illusioni. Che non conoscevo e di cui non sospettavo, e non avrei mai sospettato, la bellezza. L’incontro tra un uomo, autoisolatosi da tutto e da tutti, ed una giovane in attesa di un amore sospeso o perduto. Due solitudini diverse che, fondendosi, si trasformano in porte aperte verso il mondo. Ma questo sogno di “normalità” dura il tempo di quattro notti, prima che la solitudine dei pensieri, dei sogni, dei sentimenti, torni ad essere l’unica compagna di viaggio del protagonista.

Meraviglioso.