Sembrava un semplice lunedì sera d’Aprile. Uno come tanti.
Ma è stato chiaro fin dalla lettura delle formazioni che i puri di cuore sarebbero stati chiamati ad affrontare un cammino di fede di 90′, accidentato e periglioso. E che per uscirne purificati e rafforzati spiritualmente, avrebbero dovuto sopportare con incrollabile fiducia Iago Falque a centrocampo. E con indissolubile serenità i 3 pali di Salah e il goal di Rossettini.
E fiducia e serenità non hanno mai abbandonato gli animi devoti (ecco, a ben vedere forse sulla serenità ho un po’ peccato…). Fino al fatidico 70esimo.
Quando sul dogma della rinascita giallorossa, l’infallibilità divina di Luciano Spalletti da Certaldo, è calata la perversa oscurità dell’eresia.
Quando, nonostante agli occhi di tutti i fedeli in piena trance mistica fosse apparsa la “Santa Trinità della mossa disperata” (Zukanovic centrale – Rudiger terzino – Florenzi esterno alto) a preannunciare in un turbillon di triangolazioni, verticalizzazioni, accelerazioni, sovrapposizioni, cori di angeli e squilli di trombe il definitivo trionfo del Bene, la maligna devianza ha assunto le sembianze del tristo Edin Džeko.
Mo, ce vo’ fede davvero.