Oltre a sospetto, insicurezza e timore di imminente fregatura, sensazioni tipiche delle trasferte contro provinciali neopromosse (partite che, tra l’altro, in qualsiasi campionato europeo un qualsiasi tifoso di qualsiasi squadra di vertice considererebbe come “passeggiate di salute”), il fischio d’inizio è funestato da tre considerazioni:
1) L’anticipo di sabato alle 18 porta sfiga. Che poi, a ben vedere, non so nemmeno da quale fantomatica statistica ho tratto questa considerazione, ma tant’è. Per me, porta sfiga.
2) Il campo dell’Empoli è tagliato in due dall’ombra della tribuna. Ergo, almeno per la prima mezz’ora, non si vedrà una mazza e si capirà ancora meno.
3) Sarri, l’allenatore dell’Empoli, dopo tanta gavetta nelle serie minori debutta in casa in serie A e celebra l’occasione presentandosi in campo in tuta e maglietta griffata EMP – bottoncini aperti della polo – OLI. Look tanto discutibile quanto tipico dello sconosciuto che – se ci va bene – ci inchioda sul pareggio.
Con queste gioiose premesse, si comincia.
L’asse sinistra Cole-Ljiaic fa di tutto per trasformare un tiepido pomeriggio di settembre in una gelata notte invernale causando, a ogni movimento sbagliato, brividi da tempesta di neve. Facendo prendere, pallone perso dopo pallone buttato, a quell’insicurezza iniziale le sembianze di una ineluttabile certezza.
L’Empoli comincia spavaldo. Palleggiando di prima a mille all’ora come neanche il Barcellona dei tempi d’oro. Per 13 interminabili minuti. Dopodiché si prende una pausa e, siccome è in Serie A e non nella Liga, comincia a randellare. La Roma è lenta, impacciata e troppo bassa. Nainggolan (evidentemente il più in forma) sembra quello piu’ “sul pezzo”. Resosi presto conto che, con Cole dietro e Ljiaic davanti, si sarebbe dovuto caricare sulle spalle tutto il peso della fascia sinistra, invece di perdere tempo e energie in ricami e finezze spara palloni verso Florenzi (a mezz’altezza, alti, bassi, foti, lenti insomma, tutto fuorché giocabili) costringendolo a rincorse miracolose, piroette, tiri al volo che neanche alla Playstation.
Oh, nel frattempo non ci facciamo mancare un palo di Maicon da 20 cm. Centimetri, non è un refuso. Sulla ribattuta un difensore dell’Empoli si traveste da portiere e, di fatto, si candida a prendere il posto di Sepe dalla prossima partita. Aggiungiamoci che il “Castellani” di Empoli s’era improvvisamente trasformato nell’Aly Sami Yen di Istanbul con relativa scomparsa del pallone ad ogni fallo laterale, ed ecco che i rodimenti di culo per questo primo tempo sono già abbondantemente serviti.
Se non fosse che proprio a tempo scaduto, avendo evidentemente notato la dea della sfiga calcistica correre al bar per ordinare un Borghetti, Nainggolan lascia partire da fuori area una scarpata rimbalzante che come unico (ma inestimabile) pregio ha quello di carambolare sul palo e poi sulla schiena di Sepe. 1-0.
I primi minuti del secondo tempo sembrano far sperare in una Roma più presente. Infatti dopo una bella azione e una discesa prepotente, Maicon spreca un’occasione nell’area piccola tirando sul portiere con un tocco improbabile.
Fine. Nel senso che la Roma finisce lì. Destro non struscia una palla. De Rossi rispolvera il suo “lancio-centrale-da-metà-campo-a-cazzo-di-cane”. Pjanic sparisce dal campo.
L’Empoli, pur facendo i conti con una povertà tecnica imbarazzante, si fa spavaldo. In campo entrano solo giocatori col cognome zeppo di K, J e Z, per risvegliare con fascini internazionali la sonnolenta provincia toscana. Mchedlidze chiede un rigore per un contatto con Manolas. Che magari ci poteva pure stare, ma la faccia di Sarri che protesta gesticolando con la verve di un ottuagenario al torneo di Natale della bocciofila fa perdere di credibilità a qualsiasi rivendicazione.
Noi continuiamo a non ripartire mai ,e Garcia si gioca al carta Gervinho. Anche lui, per non mancare di rispetto ai suoi colleghi di reparto, non struscia una palla. Fino al 94esimo, quando taglia tutto il campo in diagonale costringendo Gervasoni a fischiare la fine per impedirgli di imboccare l’autostrada saltando il casello con tutto il pallone.
Che fatica, però. Veramente troppa fatica, perché – così, a occhio – il CSKA e almeno 18/20 della Serie A sono molto più forti dell’Empoli.