
Non è solo un noir. Ne “La donna dei fiori di carta” si sovrappongono tanti generi letterari, uno per ogni storia raccontata e per ogni personaggio descritto. Lungo il filo delle parole dei protagonisti si trova il racconto di un viaggio e quello sulla ricerca e sulla conquista dell’amore. E’ tratteggiato il contesto sanguinoso e tragico delle trincee durante la prima guerra mondiale, ma non è un romanzo di guerra. C’è un mistero da risolvere e un affascinante personaggio seduto a fumare sul ponte del Titanic che affonda a cui dare un nome, ma non è un thriller (genere in cui, peraltro, Donato Carrisi eccelle). Ma ogni storia raccontata – e ogni genere affrontato – sembra incompiuta. La sensazione che manchi una frase, un passaggio, una battuta per completare lo sviluppo o concludere ogni intreccio colpisce dall’inizio alla fine. Lo stesso autore – nella nota conclusiva – racconta di come, prima di prendere questa forma, “La donna dei fiori di carta” sia stato un soggetto cinematografico e un monologo teatrale. Probabilmente la vera natura di questo libro è proprio quella descritta nelle sue pagine, quella di una storia nata per essere ascoltata, non letta.
Devo comprarlo, di Carrisi ho letto solo il primo.
Se ti va ti aspetto nel mio ultimo post!
Baci
Luna