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La malnutrizione in Italia.

[dallEnciclopedia Medica]. MALNUTRIZIONE: disordine della nutrizione. Può essere classificata in due forme: malnutrizione primitiva, in cui si ha un errato apporto alimentare, insufficiente o eccessivo; e malnutrizione secondaria (spesso dipendente da malattie), in cui si riscontrano alterazioni dei processi di digestione, assorbimento, trasporto, immagazzinamento, metabolismo o eliminazione delle sostanze nutritive. La malnutrizione può essere di grado lieve, medio o grave, e può avere durata variabile, con effetti reversibili o irreversibili.

A volte, anche in Italia, la “sindrome da inanizione” causa la morte.

A volte, però, in Italia la “sindrome da inanizione” causa fratture alla schiena, ematomi, lesioni al viso e alla testa. E la morte. A 31 anni. In ospedale.

#chihauccisoStefanoCucchi?

Da un grande riconoscimento derivano grandi responsabilità.

Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia sono personalità talmente note per le loro attività e i risultati conseguiti da considerarsi portatrici di curricula e di doti davvero eccezionali, come attesta il prestigio mondiale di cui sono circondate. In particolare Elena Cattaneo è una donna di scienza di età ancor giovane ma già nettamente affermatasi, la cui scelta ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l’impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica.

Sono le parole con cui il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha accompagnato la nomina dei nuovi 4 senatori a vita. Quanto è vero.

Io ho sempre forti dubbi sulla nomina di Senatori a vita. Credo sia una carica a cui debbano accedere solo i Presidenti Emeriti della Repubblica. Mi piacerebbe che, per quei cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario – come recita il comma 2 dell’art. 59 della nostra Costituzione – avessero senso quelle altissime onorificenze di cui invece, in Italia, si abusa.

Meglio Abbado di Calderoli, penserà qualcuno. Certo, non c’è dubbio. Ma può bastare la presenza del Maestro Abbado per stimolare questo (o il prossimo) Parlamento a legiferare sulla Cultura? Non è bastata la presenza del Premio Nobel per la medicina Rita-Levi Montalcini  ad evitare che i precedenti governi disastrassero l’istruzione e la ricerca. E la resistenza ai tentativi berlusconiani di scempiare la Costituzione la dobbiamo, come giusto, ai caparbi impulsi del Presidente Emerito Scalfaro, non certo a quelle personalità nominate per meriti in campi artistici e sociali (a cui – sia detto per chiarezza – va tutta la mia stima. Mario Luzi, ad esempio, è stato un poeta eccelso).

Politica (nel senso greco di amministrazione della “polis”, della comunità, per il bene di tutti) possono – anzi, dovrebbero – farla tutti. A tutte le età. In tutti i settori. Per questo se le onorificenze conferite dal Presidente della Repubblica fossero davvero ristrette alle più grandi personalità del paese nei diversi campi, potrebbero formare quel gruppo di “saggi” (per usare termini in voga di questi tempi) da cui parlamento e il governo possano ricevere stimoli, pareri, e – perché no? – soluzioni. Invece si corre il rischio di svilirne l’importanza, in un agone politico come quello di questa stramaledetta terza repubblica. Improvvisato, impreparato, imbarbarito. Chi non ricorda “le stampelle” che i fascisti de La Destra volevano recapitare a casa della senatrice Montalcini?

Sarà difficile che, in questo contesto, i loro voti e le loro opinioni siano percepite da tutte le parti politiche come super partes e non come ancore di salvataggio per un governo e una coalizione. Starà a loro non cadere in  protagonismi e non prestarsi ad operazioni politiche “spericolate”. Vedremo. Insomma, parafrasando Spider-Man, si potrebbe dire che “da un grande riconoscimento derivano grandi responsabilità”.

Una curiosità. Adesso che – di fatto – è anche un  protagonista della vita politica, Renzo Piano potrà lavorare in Italia in progetti finanziati o cofinanziati dallo Stato o si incorrerebbe nell’ennesimo conflitto di interessi made in Italy?

Il gioco delle tre tasse.

Che poi, anche a guardarlo bene, Letta è veramente insospettabile. Distinto, educato, sobrio, pacato. Il signore elegante che tutti gli anziani vorrebbero come vicino di casa, quello che non perde la calma alle riunioni condominiali. Quello che, per fare una cena tra amici in balcone, avvisa i vicini con un biglietto nella cassetta condominiale e si scusa in anticipo per l’eventuale disturbo. Quello che non dice mai una parola sopra le righe.

Insomma, quello che nessuno si aspetterebbe di vedere con il banchetto rimovibile e due complici accanto (uno un distinto signore anziano con un loden ormai un po’ liso, l’altro basso, molto, e incarognito), pronto a imbastire il gioco delle tre carte agli sprovveduti che gli passano accanto.

Venghino venghino siore e siori! L’abolizione vince, la tassa perde! Dov’è l’abolizione?

Venghino venghino, si rischia poco e si vince molto! L’abolizione vince, l’IMU perde! Dov’è l’abolizione?

L’abolizione vince, l’IMU perde, dove’è l’abolizione? Eccola! Guardate quant’è semplice, l’abolizione vince, l’IMU perde!

Puntate siore e siori, puntate! Dov’è l’abolizione? Puntate, è facile!

Qui? Peccato, qui c’è la Service Tax!

Insomma, il Consiglio dei Ministri del Governo Letta, in pompa magna ha annunciato la cancellazione dell’IMU sulla prima casa e sull’agricoltura per il 2013. Praticamente, il Premier (del Partito Democratico) di un governo di larghe intese (dove il Partito Democratico è il Partito di maggioranza, anche se di poco) ha realizzato il punto su cui Berlusconi ha impostato tutta la sua campagna elettorale. E come da tradizione berlusconiana ne ha scaricato il peso sui comuni: “La service tax è un’imposta federalista che fa scattare il meccanismo della responsabilità. I sindaci saranno protagonisti”. Che larghe intese significhi davvero “Intendiamoci su cosa preferisce Berlusconi”?

Qualche migliaio di morti di ritardo.

In questi giorni, articoli e servizi tv mi hanno fatto tornare indietro di qualche anno. Nelle polemiche, nei tentennamenti, nelle opposizioni all’eventuale intervento militare in Siria, sembra di rivedere una storia vecchia. Stesse parole di sostegno, stesse posizioni contrarie. Mi sono venute in mente le manifestazioni contro l’intervento Nato nella ex Jugoslavia. Non si può creare la pace con la guerra! Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant, anche alcune parole di Tacito erano tornate d’attualità nel manifesto pacifista.

Mi è anche tornato in mente che, all’epoca, nell’area della ex Jugoslavia la presenza dei Caschi Blu dell’Onu era già costante. Non era bastato, però. Davanti a loro si compivano barbarie agghiaccianti. Davanti a loro, a Srebrenica (zona sotto la tutela delle Nazioni Unite) migliaia di musulmani bosniaci furono uccisi dalle truppe serbo-bosniache e dai paramilitari guidati da Arkan. La “Tigre” Arkan, il criminale in cui onore (pochi giorni dopo la sua morte) i tifosi della Lazio esposero uno striscione allo stadio Olimpico (si dice commissionato dall’attuale tecnico della nazionale serba Mihajlovic). Era il luglio 1995. L’Operation Deliberate Force si svolse dal 30 agosto al 20 settembre.

Mi sono venuti in mente i ministri che protestavano e manifestavano contro lo stesso governo di cui facevano parte. Era il governo D’Alema (quello che si reggeva grazie ai voti dell’UDR di Cossiga e Mastella e quindi, come dicevano i manifestanti, grazie all’Alleanza Atlantica). Era il 1999. Le fosse comuni in cui il regime di Milosevic gettava i cadaveri dei kosovari sono state scavate per anni e, ancora oggi, emergono ossa. L’Operation Allied Force si svolse dal 24 Marzo al 10 giugno 1999.

Sulla questione siriana si è già accumulato un forte ritardo, che non si conta in mesi o anni, ma in migliaia di morti. All’Onu si parla – tanto – ma non si riesce ad affrontare – seriamente – nulla. Figuriamoci risolvere. Non sono, non posso essere, sicuro che solo la posizione espressa dagli Stati Uniti, Inghilterra e Francia (anche la Francia del socialista Hollande..) sia quella “giusta”. Credo però che la comunità internazionale – Italia compresa – non debba ricadere, per paura o per strategia, negli errori di un passato molto, molto recente.

Visto l’argomento, per chi fosse interessato – e avesse coraggio, perchè ce ne vuole – consiglio un libro meraviglioso: Anche gli orsi faranno la guerra, di Paolo Alberti (Rizzoli). Le atrocità della guerra vissute da un bambino che ne diventa protagonista, come cecchino infallibile, proprio nelle milizie di Arkan. Ma per quanto sia trattato da “eroe” ne viene progressivamente trasformato e deformato.

Volevo solo pedalare un po’…

Approfittando della mattinata libera, e della notizia della riapertura del tratto di pista ciclabile di via Pian due Torri, martedì ho deciso di fare una passeggiata in bicicletta. Per godermi, a ritmo lento e con un caldo moderato, la zona della Magliana (un pezzo di citta’ che frequento poco, anche se vicinissima al quartiere in cui sono nato) fino alla campagna di Tor di Valle.

Era un po’ di tempo che non utilizzavo questo tratto di ciclabile. Avevo l’abitudine di sfruttare il tratto pianeggiante di Riva di Pian due Torri quando ho iniziato a correre, nel 2006, per fare le prime ripetute ad un ritmo che all’epoca ritenevo forsennato. Ho smesso di andarci con il sensibile aumento dei carrelli zeppi di ferraglia e vecchi elettrodomestici  fatti sfrecciare lungo la pista dai rom accampati sotto il viadotto ad una velocità nettamente superiore alle mie doti di podista.

Che poi, in questi giorni muoversi in bicicletta a Roma e’ una pacchia. Poche macchine, pochissimo traffico, un senso di tranquillità e persino di spensieratezza che conquisterebbe anche il piu incallito detrattore delle due ruote a pedali. Insomma, le condizioni ideali  per riappropriarmi  di un pezzo di città che, qualche volta, sfioro solamente con la macchina.

Lo spettacolo a cui mi sono trovato ad assistere e’ stato incredibilmente desolante. Mi ha rattristato, oltre che fatto incazzare. Aree di sosta fatiscenti, sporcizia, vetri, buche, recinzioni divelte. Oltre al ben noto accampamento di rom e al traffico di carrelli – di cui sopra – degno del Raccordo Anulare in pieno orario di punta.

Spontaneamente ho preso il telefono e fatto qualche foto (mi scuso in anticipo per la scarsa qualita’ di alcune immagini). Mi dispiace non aver avuto la prontezza di riflessi per fotografare i due motorini (!!!!) che mi hanno sorpassato subito dopo l’ippodromo di Tor di Valle (…e io che mi ostino a sudare sui pedali…).

Ecco il link dove, chi vuole condividere la mia esperienza, può trovarle: http://www.flickr.com/photos/100614329@N06/sets/72157635178067964/ 

IO credo fermamente che le pedonalizzazioni e, contemporaneamente, lo sviluppo della ciclabilita’ siano il modo migliore per decongestionare il traffico e migliorare la qualità della vita di giovani e anziani, facendo in modo che un numero sempre maggiore di persone abbia la possibilita di spostarsi o semplicemente passeggiare in sicurezza.

Su questo tema le parole del sindaco Marino sono inequivocabili: Non possiamo pretendere che più persone si spostino in bici se non rendiamo le ciclabili sicure per questo la questione ciclabilità è uno dei temi all’attenzione dell’assessore Improta. (http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/08/21/news/marino_pedonalizzeremo_la_periferia_la_citt_non_solo_centro_storico-65057894/). Trovo fondamentale la presa di coscienza che la questione sicurezza sia centrale in tanti ambiti di intervento dell’Amministrazione, e che il suo ruolo non sia mai subordinato ad altri temi e ad altri interessi.  Si intervenga, allora. In breve tempo e con decisione. Passando, senza paure, dalle parole ai fatti.