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Al centro, in motorino.

Oggi, come ieri, ho preso il motorino e sono andato a lavoro in centro.

Ho attraversato i varchi all’altezza del Teatro di Marcello e ho parcheggiato in piazza della Pilotta. Poi ho fatto un pezzo (piccolo a dir la verità) a piedi.

Domani farò la stessa cosa. E anche dal 20 in poi.

Perchè, è bene spiegarlo – a tutti, ma soprattutto agli “specialisti del qualunquismo” che in questi giorni impazzano sui social a forza di hanno chiuso er centro pure ai motorini mort***i loro!! – l’accesso al centro di Roma non è affatto chiuso per i ciclomotori.

tridente_pianta_d0Perchè, è bene ribadirlo, il “Tridente Mediceo” NON equivale a TUTTO il centro di Roma.

http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW736876&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId%3Ajp_pagecode

A volte, si sa, basterebbe leggere.

“di iscritti e di elettori”.

Il dilemma, in effetti, è atroce. Da non dormirci. Meglio un partito con più iscritti o uno con più elettori? 

Il Pd è un partito “di iscritti e di elettori”.

Lo dice lo statuto, lo ricorda Bersani e, su Twitter, rincara la dose uno strepitoso Stefano Fassina.

Due che di iscritti se ne intendono.

Di elettori invece…Schermata 2014-10-04 a 16.53.06

Spara, chiede perdono e ci spiega la crisi. Che schifo.

Trovo ripugnante l’intervista di Paolo Berizzi su “la Repubblica” di oggi a Luigi Preiti, il criminale che, mentre si insediava il governo Letta, sparando davanti a Palazzo Chigi ha ridotto in fin di vita il brigadiere Giuseppe Giangrande e ferito l’altro carabiniere Francesco Negri. Ecco, a questo soggetto è consentito dalle passive e scontate domande del giornalista, di darci spiegazioni e lezioni sulla crisi, sui danni del governo Monti, sui litigi della sinistra, sulle occasioni mancate dalla destra, sulle lobby del potere e sulla mancanza di legittimazione popolare del governo Renzi.
Questo neo socio-politologo d’accatto, è bene precisarlo, è in galera a Rebibbia, condannato a 16 anni. Il brigadiere Giangrande, è bene ricordarlo, è paralizzato.
Preiti mi fa schifo, come mi fanno schifo i presunti “medici, avvocati e imprenditori strozzati dalla crisi” che, a quanto dice, gli avrebbero scritto lettere di solidarietà.
Ma mi fa anche schifo chi – per riempire una pagina – gli ha permesso di insultare e mortificare, con i suoi deliri, tutte quelle persone che, con la crisi, le difficolta’, il dolore, fanno i conti tutti i giorni. E lo fanno onestamente.

Sindaco Marino, sulla cultura io ti sfido. Cominciamo a fare sul serio?

Da un paio di settimane tutti si sono accorti che a Roma manca l’Assessore alla Cultura. Se ne sono accorti i politici, i burocrati, i giornalisti e gli intellettuali. Io no. Io me ne ero accorto già da tempo. E non dal 26 maggio, quando Flavia Barca ha rassegnato le dimissioni, perché chi lavora e fa impresa in questo settore non ha bisogno “dell’Assessore” ma delle politiche culturali. E quelle mancavano già..

Bene, comunque. Per sperare in una soluzione positiva è importante che la questione sia di dominio pubblico, e non solo all’attenzione degli addetti ai lavori o degli appassionati. Ovviamente l’articolo di Francesco Merlo su “la Repubblica” del 26 giugno, una descrizione impietosa dello sfacelo del settore a Roma, ha fatto da cassa di risonanza. E non ha placato le polemiche la risposta del sindaco Marino nell’intervista del giorno seguente (sempre su “la Repubblica”): emblema di quanto la questione sia sottovalutata (dalla Giunta, dal Pd romano e dalla politica in generale).

Ne ho scritto e parlato tante volte. E tante volte ho visto le parole, le proposte, le considerazioni, rimbalzare contro il muro alzato da quell’intelligencija radical-chic che, sotto la cappella della parola “cultura”, si garantisce ruoli e visibilità pur non essendo in grado di affrontare il fallimento del Macro, lo spreco del Maxxi, la crisi del Cinema, gli abusi sull’Appia antica e chi più ne ha più ne metta.

La stessa intelligencija che, spingendo e sgomitando, cerca un posto in prima fila nella “caccia” al nuovo Assessore. Proponendo nomi e ruoli, curriculum, pubblicazioni, ricerche e blasoni. Ma senza parlare mai – mai! – di contenuti.

Solo che questo non è più il momento delle teorie. Degli intellettuali col curriculum studiorum talmente vasto da coprire la mancanza di una strategia definita. Non è più il momento dei “professionisti delle giustificazioni”, di chi – neanche insediato – sia già trincerato dietro la consueta scusa della mancanza di fondi.

E’ il momento della preparazione e delle idee. Di chi è in grado di usare i (pochi) soldi che ci sono, facendo in modo che sia proprio il settore stesso – la Cultura stessa – a generare altre ricchezze: occupazione, indotto, sicurezza, sviluppo del territorio, inclusione sociale e diffusione della conoscenza.

E’ il momento, quindi, che il Sindaco faccia davvero l’Alieno e affidi la ricostruzione della Cultura a Roma a un Manager. Non ad un professionista della poltrona. Non ad un dirigente del Comune. Non ad un “ex” di qualche Ente, Fondazione o (peggio ancora) Azienda in House. La affidi a chi, riconosciute le falle e individuate le potenzialità del settore non abbia paura di sporcarsi la camicia mettendoci le mani. Che non deleghi, ma non rimandi. Che tuteli, garantisca e renda efficace la funzione del “Pubblico”, ma sia allo stesso tempo in grado di creare un sistema in cui il “Privato” sia attore protagonista. Alleato e non nemico.

Su questo “sfido” il Sindaco ad un confronto schietto, aperto, serrato. E con lui il ventaglio di nomi che rimbalzano sui siti e sui giornali. Perché non si tratta solo di trovare un Assessore, ma di scegliere quale politica culturale sia migliore per Roma. Di scegliere se “riavviare il sistema” o continuare a sopportare i programmi “impallati”.

Per questo ho individuato 5 punti da cui il nuovo Assessore potrebbe partire per imprimere (in tempi brevissimi) quel primo “cambio di verso” che molti (diciamo la verità, praticamente tutti) auspicano.

– Valorizzazione del Patrimonio Monumentale cittadino (storico-artistico e storico archeologico) e degli spazi culturali (Cinema, Teatri, ecc.).

– Riforma della struttura dei “Musei in Comune”

– Riforma delle funzioni di Zètema (e non – a scanso di equivoci – abolizione, perché il Comune deve avere un braccio operativo) e ripristino della centralità della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

– Tutela e riorganizzazione delle Biblioteche di Roma.

– Creazione di un sistema di valorizzazione e promozione delle eccellenze (scuole, aziende, associazioni) dei comparti musicale e cinematografico.

Se, oltre ai titoli, al Sindaco interessano anche i contenuti, le tempistiche, i costi e i risultati, io sono qui.

Allora, cominciamo a fare sul serio?