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Considerazioni su Roma (“lo veeedi ecco Mariiino”).

Traendo spunto da questo articolo del Corriere della Sera, ieri ho iniziato su Facebook una interessante discussione con un mio amico sull’operato del sindaco in questi primi mesi di governo della città. Ne è venuta fuori una considerazione sulle aspettative (personali e generali) che sono state la base della sua elezione e che, mi fa piacere riportare anche sulle pagine del blog (provando a dargli una forma un po’ più leggibile..). D’altronde esprimere un giudizio tranchant dopo soli 6 mesi di consiliatura sarebbe sbagliato, così come lasciarsi andare ad una celebrazione tout court quasi si fosse ancora sull’onda della vittoria elettorale. Fiducia e perlessità, dunque. Qualche apprezzamento e, contemporanemente, qualche delusione (tanto per mantenermi in contraddizione continua anche con me stesso). Peraltro, il tema dell’articolo del Corriere, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale della città, mi sta particolarmente a cuore, sia come cittadino che come “addetto ai lavori”. La chiusura al traffico privato di una parte di Via dei Fori Imperiali è stato uno dei fiori all’occhiello della campagna elettorale del Sindaco. Ed in effetti si è arrivati al primo step di questo processo nei modi e nei temi previsti. Pur ritenendo indispensabile un urgente intervento di revisione della mobilita’ nella zona, credo sia stato sbagliato iniziare con il centro storico. Avrei preferito si fosse iniziato avviando progetti ugualmente ambiziosi ma piu’ “decentrati”, magari con la pedonalizzazione permanente di tratti stradali nelle periferie. Sia perchè credo che sia necessario favorire la mobilità alternativa anche in punti della città meno “famosi” ma, paradossalmente, più abitati e frequentati. Sia per evitare di trasmettere l’idea di un interesse rivolto solo al “bel salotto” del centro storico, di richiamarsi cioè a quei tratti distintivi del veltronismo su cui Alemanno aveva costruito parte della sua vittoria elettorale. Allo stesso tempo ritengo che i passi che si stanno muovendo per la riorganizzazione interna di uffici comunali, burocrazia e municipalizzate oltre ad essere un importante segnale di modernizzazione marchino davvero la differenza con cio che è stato prima, con la parentopoli di recente memoria. Ci vorrà tempo, sicuramente più di quello previsto e dichiarato in campagna elettorale (e anche questo è un errore, Roma aveva, ed ha, bisogno di fatti) ma ci stiamo allontanando dal “buco nero” (in tutti i sensi) in cui era precipitata Roma durante l’amministrazione Alemanno.

Il Virus B.

Josefa Idem (Ministro per le pari opportunità, Pd) si è dimessa – giustamente – il 24 giugno, dopo giorni di polemiche sul mancato pagamento dell’Imu e sulla destinazione d’uso di una palestra. A quanto hanno avuto modo di raccontare i mezzi di comunicazioni (stampa e televisione hanno dato grande risalto – ancora una volta giustamente – alla vicenda) si è dimessa anche per l’intransigente volontà del premier Letta (sempre Pd).
Circa un mese dopo, invece, nonostante si fosse all’apice del caso riguardante il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov (e la sua famiglia) il vicepremier e Ministro degli Interni Angelino Alfano (Pdl) non si è dimesso affatto. Non si hanno notizie di pressioni del premier Letta per convincere il “collega” di governo a fare il dovuto passo indietro.
Ieri è stato reso noto come il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri si sia “interessata” alla detenzione dell’amica di famiglia Giulia Ligresti (non un cognome a caso..) tramutata, poco dopo, in arresti domiciliari. Un atto umanitario, viste le precarie condizioni di salute della donna. Viene spontaneo pensare siano, pero’, le stesse precarie condizioni di salute di migliaia di altri detenuti, che in carcere ci rimangono eccome.
In un paese civile, con un governo civile, il Ministro della Giustizia oggi si sarebbe dimesso. In un paese civile, con un governo civile, il partito di maggioranza avrebbe imposto (da tempo) al premier un radicale cambio di rotta. Anche sfiduciando il governo e buttando al fiume quelle larghe intese per amor delle quali, invece, sta rinunciando ad ogni principio. Evidentemente il “Berlusconismo” deve essere un virus talmente contagioso da propagarsi nell’aria (il “Virus B”..altro che “The Walking Dead”..) perchè a forza di dividerci le stanze di palazzo Chigi, il Partito Democratico ne sta assimilando il modo irriguardoso di trattare le istituzioni, gli elettori e i cittadini. Intanto, pero’, ci si accapiglia su chi sia il candidato piu’ di sinistra alle prossime primarie.

No porcellum day!

31 Ottobre 2013 - #NOPORCELLUMDAY
31 Ottobre 2013 – #NOPORCELLUMDAY

Il vicepresidente della Camera e deputato del PD Roberto Giachetti è al 24esimo giorno di sciopero della fame. Si batte per affermare la necessità di una riforma elettorale. Oggi, 31 ottobre 2013, si uniscono alla sua protesta contro l’abominio legislativo di Calderoli tantissimi cittadini in tutta Italia attraverso iniziative, dibattiti e digiuni. Tutti uniti dal motto “Noporcellumday, un digiuno contro la nausea di larghe intese e nominati”.

Io sto con @bobogiac!

La bellezza, la morale e l’evasione fiscale.

La diffusa e sistematica evasione fiscale è uno dei cancri dell’Italia. Sia chiaro e sia chiara la mia opinione. Sia altrettanto chiaro che Equitalia applica un sistema di verifica e recupero estremamente iniquo e squilibrato .

Detto questo, mi chiedo che cosa ci si aspetti (e cosa si aspetti questo Governo) da Maradona se non un gesto fuori dalle regole e sopra le righe. Pentimento? Prostrazione? Richiesta di patteggiamento, come peraltro ha fatto l’osannato eroe italiano delle due ruote (e grande evasore) Valentino Rossi?

Non credo valga la pena commentare questo gesto e l’applauso che ne è seguito. E’ roba da tifosi. E tra Maradona ed Equitalia sfido a trovarmi qualcuno che tifi per la seconda. E’ roba da stadio. Anche se è sbagliato.

Il gesto dell'ombrello di Diego Armando Maradona rivolto a Equitalia. "Che Tempo che Fa", Rai3.
Il gesto dell’ombrello di Diego Armando Maradona rivolto a Equitalia. “Che Tempo che Fa”, Rai3.

Credo invece che chiunque, guardi questo video, appassionato o meno di calcio, sorrida. come si sorride davanti alla bellezza.

Credo anche che, chiunque guardi queste due facce, come minimo si gratti le palle.

Stefano Fassina (PD, viceministro dell'economia del Governo Letta) e Renato Brunetta (capogruppo PDL alla Camera dei Deputati).
Stefano Fassina (PD, viceministro dell’economia del Governo Letta) e Renato Brunetta (capogruppo PDL alla Camera dei Deputati).

La spina staccata.

Aumento dell’IVA al 22%. Le accise sulla benzina. L’aumento degli acconti delle imposte. Il bluff dell’abolizione dell’IMU con l’introduzione della Service Tax. Tutte cose recenti, recentissime. Allora mi chiedo, chi stacca la spina a chi? Una politica inconcludente, meschina, affaristica, inetta, collusa, ha staccato la spina alle piccole imprese, alle famiglie, alle attività a conduzione familiare. Ha staccato la spina ai consumi e al commercio. Al ceto medio e ai meno abbienti. Ha staccato la spina alle speranze dei precari, al “popolo delle partite Iva” e dei lavori saltuari. Nel frattempo, tra le sicure e spesse mura della propria cas(t)a, dal Quirinale al Parlamento, da Palazzo Chigi a palazzo Grazioli (passando per il Nazareno) la stessa politica si preoccupa di come arrivare, possibilmente a piede libero, alle prossime elezioni [qui]. Dichiara di voler cambiare la legge elettorale, ma insulta e affossa chi lo propone in aula [qui]. Dichiara di non essere interessata a “governicchi” [qui]. E si prepara a compilare le liste per garantirsi ancora uno scranno con bella vista sul naufragio del paese.