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Il momento è delicato.

Solitamente, a me Ammaniti piace.

Niccolò Ammaniti, Il momento è delicato, Einaudi.
Niccolò Ammaniti, Il momento è delicato, Einaudi.

Ho amato Io non ho paura e la Roma di Che la festa cominci. Sono stato piacevolmente colpito da Branchie e Io e te. Addirittura non mi è dispiaciuto il film Il siero delle vanità di Infascelli, di cui Ammaniti ha scritto il soggetto.

Altrettanto solitamente, però, a me le raccolte di racconti non piacciono. A meno che non si tratti di operazioni commerciali evidenti. Tipo quelle, a tema, di autori diversi. Alla “Natale in giallo”, per capirci. Letture agili e veloci. Intrattenimento dichiarato, con cui spesso al fianco di autori importanti e conosciuti si da visibilità a nuovi scrittori (a volte talenti) da scoprire.

In questo libro pensavo di trovare una via di mezzo. Ma i racconti di Ammaniti sembrano messi insieme per fare volume. Molti li avevo già letti, apparsi in altre raccolte o in altre pubblicazioni. E quelli che mi sono sembrati inediti li ho trovati sconclusionati. Grotteschi e ai limiti dell’inverosimile come molti dei romanzi di Ammaniti, ma senza un filo conduttore forte. Fini a se stessi, insomma.

Un’operazione commerciale, quindi. Ma non dichiarata. Nascosta. Camuffata.

Che non mi è piaciuta.

 

 

La signora nel furgone.

Alan Bennett, La signora nel furgone, Adelphi.
Alan Bennett, La signora nel furgone, Adelphi.

Miss Shepherd è un’anziana e burbera signora. Una “barbona”, potremmo dire. Poco avvezza alla cura dell’igiene personale, all’ordine e alla gentilezza. Accumula cianfrusaglie e immondizia in sacchi di plastica che stipa nel furgone dove vive. Furgone che, per inciso, è parcheggiato nel giardino di Alan Bennett. E’ lui, infatti, che, sotto forma di un diario (anche se aggiornato saltuariamente) racconta la difficile convivenza. Senza far mancare le stoccate tipiche dello humor inglese sui modi scontrosi (e gli insopportabili fetori) di Miss Shepherd, Bennett con delicatezza ed eleganza racconta una fragile amicizia tra un integrato e un’emarginata. Tra un normale che vorrebbe sentirsi dire “grazie” e un diverso che, a modo suo, pensa di dirglielo.

La domenica prima di morire andò a messa, cosa che non succedeva da molti mesi; il mercoledì mattina aveva acconsentito a farsi fare un bagno, a mettersi dei vestiti puliti e a coricarsi nel furgone con delle lenzuola pulite; e la notte stessa morì. (….) Non era stato il bagno a uccidere Miss S., come avevo ipotizzato scherzosamente; lasciarsi lavare e rivestire era stata insieme una preparazione alla morte e la sua accettazione.

Due romanzi “in miniatura”.

Molto bello.

Pantera, Stefano Benni, Feltrinelli.
Pantera, Stefano Benni, Feltrinelli.

Era tanto che non leggevo qualcosa di Benni. Eppure ho riconosciuto subito, fin dalle prime pagine, le parole, le immagini, addirittura – mi viene da dire – gli odori dei personaggi e dei luoghi descritti. Il fumo denso di una sala biliardo, il sapore aspro dei resti degli amari lasciati nei bicchieri, il forte odore di pesce dei vestiti dei pescatori.

Sono due racconti. Anzi no, sono due storie, molto più di due semplici racconti. Quasi due romanzi in miniatura, arricchiti dalle delicate illustrazioni di Luca Ralli.

La storia di Pantera, la giovane campionessa di biliardo che sconfigge i campioni (o i presunti tali) dell’Accademia dei Tre Principi, e quella di Aixi, la giovane pescatrice che accudisce il padre malato, hanno in comune il bivio, la scelta. Una scelta fatta – forse subita – che ormai appartiene al passato, quella di Pantera, e una da fare, rivolta al futuro, quella di Aixi.

Si, molto bello.