
Miss Shepherd è un’anziana e burbera signora. Una “barbona”, potremmo dire. Poco avvezza alla cura dell’igiene personale, all’ordine e alla gentilezza. Accumula cianfrusaglie e immondizia in sacchi di plastica che stipa nel furgone dove vive. Furgone che, per inciso, è parcheggiato nel giardino di Alan Bennett. E’ lui, infatti, che, sotto forma di un diario (anche se aggiornato saltuariamente) racconta la difficile convivenza. Senza far mancare le stoccate tipiche dello humor inglese sui modi scontrosi (e gli insopportabili fetori) di Miss Shepherd, Bennett con delicatezza ed eleganza racconta una fragile amicizia tra un integrato e un’emarginata. Tra un normale che vorrebbe sentirsi dire “grazie” e un diverso che, a modo suo, pensa di dirglielo.
La domenica prima di morire andò a messa, cosa che non succedeva da molti mesi; il mercoledì mattina aveva acconsentito a farsi fare un bagno, a mettersi dei vestiti puliti e a coricarsi nel furgone con delle lenzuola pulite; e la notte stessa morì. (….) Non era stato il bagno a uccidere Miss S., come avevo ipotizzato scherzosamente; lasciarsi lavare e rivestire era stata insieme una preparazione alla morte e la sua accettazione.