Aumento dell’IVA al 22%. Le accise sulla benzina. L’aumento degli acconti delle imposte. Il bluff dell’abolizione dell’IMU con l’introduzione della Service Tax. Tutte cose recenti, recentissime. Allora mi chiedo, chi stacca la spina a chi? Una politica inconcludente, meschina, affaristica, inetta, collusa, ha staccato la spina alle piccole imprese, alle famiglie, alle attività a conduzione familiare. Ha staccato la spina ai consumi e al commercio. Al ceto medio e ai meno abbienti. Ha staccato la spina alle speranze dei precari, al “popolo delle partite Iva” e dei lavori saltuari. Nel frattempo, tra le sicure e spesse mura della propria cas(t)a, dal Quirinale al Parlamento, da Palazzo Chigi a palazzo Grazioli (passando per il Nazareno) la stessa politica si preoccupa di come arrivare, possibilmente a piede libero, alle prossime elezioni [qui]. Dichiara di voler cambiare la legge elettorale, ma insulta e affossa chi lo propone in aula [qui]. Dichiara di non essere interessata a “governicchi” [qui]. E si prepara a compilare le liste per garantirsi ancora uno scranno con bella vista sul naufragio del paese.
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Fatemi capire: i diritti, il Pd e Papa Francesco.
Quindi, fatemi capire.
Ieri la Camera ha votato
Civiltà Cattolica Antonio Spadaro.
Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite, poi potremo parlare di tutto il resto. E al riferimento diretto ai divorziati risposati e alle coppie omosessuali: bisogna sempre considerare la persona. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. […] Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali.
Il Papa fa il Papa, per carità. Non bisogna dimenticarlo. Ma la Storia ci dimostra come ci siano tanti modi per farlo. Parlando solo ai credenti o, come Bergoglio, cercando di parlare a tutti. Quindi le espressioni “curare le ferite”, “vicinanza”, “prossimità”, “accompagnare la persona” anche al PD qualcosa dovrebbero dire. O sono troppo di sinistra?
Una birretta consapevole.
Ieri sera sono stato a sentire Pippo Civati alla festa di “Left” (a Roma, nell’ex mattatoio di Testaccio, adesso Città dell’Altra Economia, un luogo per la promozione e la diffusione di consumi e comportamenti sostenibili e consapevoli). Sul palco campeggiava lo slogan delle tre serate, la costituente delle idee. Sul fondo dello spazio (il restaurato Campo Boario) troneggiava lo striscione Il cuore a sinistra. Comunque, tra una polemica sui 101 e una pernacchia alle larghe intese, tra uno strale a Renzi e l’altro, alla festa della rivista col cuore a sinistra realizzata alla Città dell’Altra Economia, tra diffusione della cultura e condivisione dei comportamenti consapevoli un bicchiere di birra annacquata costava 5,00€. Consapevolmente.
P. S. Al centro del Campo Boario spiccava il parcheggio delle auto (degno delle discoteche di fronte). Evidente simbolo di consapevole sostenibilità. Di bene in meglio.
C’è mancato poco…
In fin dei conti, il PD non potrebbe non starmi simpatico. Non c’entra niente la politica, stavolta. E’ un fatto epidermico. Si tratta di vocazioni. In questo caso di vocazione alla sconfitta. Quante volte, dopo una festa tra amici, tra un ultimo giro di Peroni ghiacciate e qualche amaro si finisce a parlare di calcio e a ricordare partite, episodi, goal. E quante volte si torna al racconto epico della vittoria 3-1 contro lo Slavia Praga. La partita del cuore: quarti di finale di Coppa Uefa, 19 marzo 1996. La Roma di Carlo Mazzone era chiamata a rovesciare il 2-0 subito all’andata su un campo ghiacciato. Ricordo il tragitto in motorino (con Federico), le due ore (buone) di attesa, l’inno, i cori, le sciarpe e le bandiere. Il gol di Moriero e quello di Giannini a pochi minuti dalla fine. Ancora Moriero nel primo tempo supplementare. 3-0. Gli abbracci, i cori, le bandiere, le sciarpe. Grande cuore, grande rimonta. Poi Vavra (che tu sia maledetto) 3-1. Grande cuore, grande rimonta, ma in semifinale ci va lo Slavia. Che botta. Però ancora ne parliamo, eccome. Come se l’impresa fosse stata compiuta, perché una sconfitta, se parli di calcio, può diventare un racconto più affascinante di una vittoria. “Ti ricordi? Che partita ragazzi, che gol Moriero, e che dribbling! che cuore Giannini! Cavolo, c’è mancato poco..”.
Ecco, il PD è così. Alla Festa Democratica di Firenze, Pierluigi Bersani è stato accolto con il coro ”Un segretario, c’è solo un segretario!”. Vabbè – mi direte – l’hai già scritto il 23 luglio, è una notizia vecchia. No, è notizia di ieri. Ma è per questo che sento una affinità fuori dal comune. Perché i militanti del “c’è solo un segretario” non solo hanno visto per l’ennesima volta vanificare le loro speranze, i loro sacrifici e il loro impegno da una classe dirigente capace di perdere elezioni praticamente già vinte…ma dimostrano quello stesso compiacimento nel trasformare in figure epiche i protagonisti della disfatta. Tanto più inaspettata, tanto più rovinosa…tanto meglio. Così Bersani diventa Moriero, Fassina diventa Giannini e D’Alema diventa Mazzone. “Cavolo, c’è mancato poco…”.
Da un grande riconoscimento derivano grandi responsabilità.
Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia sono personalità talmente note per le loro attività e i risultati conseguiti da considerarsi portatrici di curricula e di doti davvero eccezionali, come attesta il prestigio mondiale di cui sono circondate. In particolare Elena Cattaneo è una donna di scienza di età ancor giovane ma già nettamente affermatasi, la cui scelta ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l’impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica.
Sono le parole con cui il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha accompagnato la nomina dei nuovi 4 senatori a vita. Quanto è vero.
Io ho sempre forti dubbi sulla nomina di Senatori a vita. Credo sia una carica a cui debbano accedere solo i Presidenti Emeriti della Repubblica. Mi piacerebbe che, per quei cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario – come recita il comma 2 dell’art. 59 della nostra Costituzione – avessero senso quelle altissime onorificenze di cui invece, in Italia, si abusa.
Meglio Abbado di Calderoli, penserà qualcuno. Certo, non c’è dubbio. Ma può bastare la presenza del Maestro Abbado per stimolare questo (o il prossimo) Parlamento a legiferare sulla Cultura? Non è bastata la presenza del Premio Nobel per la medicina Rita-Levi Montalcini ad evitare che i precedenti governi disastrassero l’istruzione e la ricerca. E la resistenza ai tentativi berlusconiani di scempiare la Costituzione la dobbiamo, come giusto, ai caparbi impulsi del Presidente Emerito Scalfaro, non certo a quelle personalità nominate per meriti in campi artistici e sociali (a cui – sia detto per chiarezza – va tutta la mia stima. Mario Luzi, ad esempio, è stato un poeta eccelso).
Politica (nel senso greco di amministrazione della “polis”, della comunità, per il bene di tutti) possono – anzi, dovrebbero – farla tutti. A tutte le età. In tutti i settori. Per questo se le onorificenze conferite dal Presidente della Repubblica fossero davvero ristrette alle più grandi personalità del paese nei diversi campi, potrebbero formare quel gruppo di “saggi” (per usare termini in voga di questi tempi) da cui parlamento e il governo possano ricevere stimoli, pareri, e – perché no? – soluzioni. Invece si corre il rischio di svilirne l’importanza, in un agone politico come quello di questa stramaledetta terza repubblica. Improvvisato, impreparato, imbarbarito. Chi non ricorda “le stampelle” che i fascisti de La Destra volevano recapitare a casa della senatrice Montalcini?
Sarà difficile che, in questo contesto, i loro voti e le loro opinioni siano percepite da tutte le parti politiche come super partes e non come ancore di salvataggio per un governo e una coalizione. Starà a loro non cadere in protagonismi e non prestarsi ad operazioni politiche “spericolate”. Vedremo. Insomma, parafrasando Spider-Man, si potrebbe dire che “da un grande riconoscimento derivano grandi responsabilità”.
Una curiosità. Adesso che – di fatto – è anche un protagonista della vita politica, Renzo Piano potrà lavorare in Italia in progetti finanziati o cofinanziati dallo Stato o si incorrerebbe nell’ennesimo conflitto di interessi made in Italy?